di Roberto Zadik
Chi sono gli Zagabri? A prima vista questo nome appare enigmatico e scollegato da qualsiasi significato storico. Invece è proprio nella storia del Novecento e nelle atrocità della Shoah che si colloca questa parola. Questo infatti fu il soprannome che nel 1943 all’Aprica venne attribuito a un gruppo di ebrei croati di Zagabria che fuggiva terrorizzato dalle atrocità delle truppe naziste e dalle milizie croate degli Ustascia. Protetti dai contadini valtellinesi della zona che gli hanno ospitati e accolti. Inizialmente ricevuti nel paesino con diffidenza, gli ebrei sfollati strinsero un forte legame con la popolazione locale che per vari mesi visse a stretto contatto con loro. La vicenda degli “Zagabri” viene raccontata dal bel documentario omonimo diretto dalla brava regista Chiara Francesca Longo, prodotto in collaborazione con l’Anpi, Associazione nazionale partigiani italiani e Bim Distribuzioni, e musicato dalla cantante e pianista Delilah Sharon Gutman.
Le immagini, le parole e le interviste, fra le quali anche l’interessante ricostruzione storica rilasciata dal direttore del Cdec Michele Sarfatti, vengono accompagnate da brani suggestivi composti dalla Gutman e contenuti nel suo recente album “Italya” uscito alla fine di gennaio di quest’anno. Emozioni ma anche rigore analitico e aneddoti quotidiani ma significativi, si fondono fra loro in questo video che narra una delle tante vicende legate all’Olocausto, rimaste nell’ombra per lungo tempo e riscoperte solo recentemente.
Ma chi erano questi “Zagabri” e come hanno fatto ad arrivare in Italia? A spiegarlo nel filmato è Michele Sarfatti. “Una serie di ebrei riesce a sfuggire il terrore antisemita e violento del nuovo stato degli Ustascia in Croazia che l’Italia ha invaso nel 1941 con la Germania. Passando per Fiume e Trieste riuscirono a entrare in Italia. Spesso si tratta di ebrei con un discreto strato sociale, alcuni erano medici che nonostante il divieto di esercitare la professione di medico, risolvevano problemi sanitari in piccoli borghi italiani dove l’ospedale era lontano”. Nelle interviste ci sono una serie di persone che ricordano gli ebrei della zona con affetto. “Quando sono arrivati non sapevano una parola d’italiano” ricorda una signora intervistata “dopo una settimana hanno cominciato a parlarlo e dopo erano bravissimi”. Erano profughi molto particolare, come sottolinea Sarfatti “erano medici, ingegneri, persone istruite che dipendevano dai contadini del luogo”.
Molto interessanti le varie testimonianze, accompagnate da suoni di violino o pianoforte che accentuano e ritmano le parole dei filmati. Diretto con mano sicura da Chiara Longo, la storia degli Zagabri arriva fino all’8 settembre 1943, quando i fascisti arrivarono in Valtellina e gli ebrei dovettero trasferirsi in Svizzera, a Zurigo e all’interno del Paese. Vennero però molto aiutati dalla popolazione che si era molto affezionata a loro, i nazisti li cercarono ma non li trovarono. “I tedeschi andavano e venivano e sapendo che sarebbero tornati sono scappati. Andavano via per salvarsi se no li avrebbero ammazzati. “ I contadini ricordano la confusione e il tormento della loro ennesima fuga. Dovevano lasciare la zona al più presto e una volta partiti non diedero più loro notizie. Nel video vengono raccontate tante vicende, la semplicità e le peripezie dei contadini nel nascondere gli ebrei in quella difficile epoca, il coraggio dei partigiani, la barbarie dei tedeschi in una ricostruzione storica e artistica di grande valore.
Regia di Chiara Francesca Longo
Musiche: Delilah Sharon Gutman
Prodotto in collaborazione con Anpi, Università degli Studi dell’Insubria, BIM, Comune di Aprica.