di Marina Gersony
Lo chiamano winter blues, una forma di malinconia o di depressione invernale, più o meno lieve, di cui soffre parte della popolazione quando le temperature si abbassano e la luce diminuisce. Ecco allora subentrare quella forma di pigrizia che ci spinge a stare a casa raggomitolati sul divano e a stordirci davanti al computer facendo poco moto e nutrendoci in modo sbilanciato. Con delle ripercussioni sull’umore e sul sonno.
Già, l’insonnia, uno stato che oltre a renderci irritabili e stressati può danneggiare la nostra salute (maggiore probabilità di sviluppare malattie croniche come ipertensione, obesità e diabete) o rivelarsi pericolosa: rischio di addormentarsi alla guida, difficoltà a svolgere attività quotidiane e lavorative Scriveva lo scrittore Raymond Carver nella sua poesia Insonnia invernale: “La mente non può dormire, può solo giacere sveglia, ingolfata, ad ascoltare la neve che si aduna come per l’assalto finale. Vorrebbe che venisse Cechov a somministrarle qualcosa, tre gocce di valeriana, un bicchiere d’acqua di rose, qualunque cosa, non importa…”.
A mettere in guardia sui danni provocati dall’insonnia è un nuovo studio israeliano. Il sonno è infatti una delle attività fondamentali nella nostra esistenza e influenza il comportamento emotivo. Un team di ricercatori ha individuato il meccanismo neurologico responsabile dell’aumento di ansia alla base dell’insonnia, fosse anche nel caso di una occasionale notte insonne. «Prima del nostro studio, non era chiaro da cosa dipendessero le reazioni emotive provocate dalla perdita di sonno – ha spiegato la Professoressa Talma Hendler dell’Università di Tel Aviv in un recente articolo pubblicato sulla rivista Silicon Wadi -. Abbiamo scoperto una perdita della nostra “neutralità”, ovvero si perde la capacità del cervello di dire cosa è importante e cosa invece non lo è. Improvvisamente diventa tutto importante». In breve, la perdita di sonno potrebbe ostacolare la capacità del cervello di decifrare le immagini emozionali e portare a scarsa capacità di giudizio e all’ansia.
Come uscire da questo circolo vizioso? Se una camomilla, una pastiglia o la conta delle pecorelle non bastano, cosa possiamo fare? Una startup israeliana può aiutarci. Si chiama SleepRate e viene venduta con un kit dotato di un sensore della frequenza cardiaca da indossare comodamente sul petto e collegare allo smartphone via wireless. A questo punto il sensore valuta la qualità, la durata e l’intensità del sonno. Se viene identificata una condizione che merita ulteriori indagini, l’app ci consiglierà di andare dal medico. In altri casi suggerirà un piano personalizzato per migliorare la nostra qualità del sonno: come svegliarsi alla stessa ora; come creare una zona dedicata al rilassamento prima di andare a letto e cosa correggere per tornare sereni fra le braccia di Morfeo. In sintesi, SleepRate utilizza la terapia cognitivocomportamentale per l’insonnia, concessa in licenza esclusiva dalla Stanford University: tasso di successo nell’85% dei test clinici.
(Video: https://www.youtube.com/watch?v=WyUWWYspnog)
Infine, se non riuscite a dormire a causa del vostro partner che russa come un ghiro, ecco un’altra novità: si chiama Silent Partner ed è un dispositivo realizzato in Israele che aiuta a diminuire il rumore fastidioso prodotto da chi russa. Inventato da Netanel Eyal e Yoni Bazak, è una sorta di cerotto da applicare sul naso (Active Noise Cancellation). Grazie a un sensore incorporato, rileva il russamento generando una seconda onda sonora di ampiezza opposta per annullare quella esterna. Silent Partner, secondo le fonti scientifiche, non è un dispositivo medico, pertanto non richiede l’approvazione da parte della Food And Drug Administration. La società prevede di iniziare a consegnare il cerotto a metà del 2016. (Video: https://www. youtube.com/watch?v=jOQucuK7iXI).