di Marina Gersony
Dalla Torà a Valter Longo, digiunare per migliorarsi:
i vantaggi per l’anima e per il corpo
La primavera è il momento ideale per disintossicarsi e rimettersi in forma prima dell’estate: via alle tossine, più attenzione a quel che si mangia, più movimento e meno stress. Anche un digiuno, per un breve periodo e fatto con coscienza, può contribuire a dare una sferzata rigenerante al nostro organismo.
Del resto le virtù del digiuno sono già note agli antichi. Nel corso dei secoli tutte le grandi religioni – così come la maggior parte delle culture tradizionali e laiche – sono ricorse a questo rituale seppur con motivazioni diverse: digiuno come strumento di autocontrollo, precetto dottrinale, metodo di ascesi, richiamo alla sobrietà ed elevazione al trascendente secondo i vari contesti.
Nell’ebraismo è un rituale che si ripete da secoli in diversi periodi dell’anno: digiuno di Kippùr; del 9 di Av ovvero Tisha BeAv; digiuno dei primogeniti; digiuno di Ester; digiuno di Ghedalià; digiuno del 10 di Tevèth; digiuno del 17 Tammùz. Senza contare i digiuni correlati alle svariate usanze che precedono le grandi feste.
Oggi diversi scienziati, medici e divulgatori scientifici riconoscono la validità di questa pratica che tuttavia non va mai improvvisata (no al fai da te!). Umberto Veronesi, oncologo di fama internazionale da poco scomparso, ha sempre incoraggiato brevi periodi di astinenza dal cibo come stile di vita e nella prevenzione di malattie più gravi (La dieta del digiuno, Mondadori, 2013): «Alla base di una sana alimentazione ci deve essere questa decisione: scegliere un giorno e applicare la regola del digiuno. Una volta alla settimana, il giorno da voi scelto, non introdurrete cibo nell’organismo, che ne avrà così totale beneficio», suggeriva il noto chirurgo.
Ci sono indicazioni particolari per intraprendere un digiuno o un’occasionale astensione dal cibo? Meglio un digiuno totale o un semi-digiuno? Disintossicante a base di acqua o accompagnato da succhi di frutta o raw food? Valter Longo, Professore di Biogerontologia, è diventato una celebrità negli Usa dove è stato eletto dal Time “guru della longevità”. Il suo libro La dieta della longevità (Vallardi editore) ha conquistato i lettori e l’attenzione mediatica in Italia e nel mondo grazie alla dieta “mima-digiuno”. E non si tratta di non mangiare, bensì di adottare una dieta equilibrata con dei must: mangiare nell’arco di 12 ore al giorno (per esempio iniziare dopo le 8 e finire prima delle 20); non mangiare per almeno 3-4 ore prima di andare a letto e intraprendere periodicamente cicli di 5 giorni di Dieta mima-digiuno ogni 1-6 mesi, in base al bisogno e al consiglio del medico o nutrizionista. Infine è importante mangiare selezionando i giusti ingredienti tra quelli che assumevano i nostri antenati: perché il cibo è anche la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra cultura.
In breve, astenersi periodicamente dal cibo non può che far bene: rafforza il sistema immunitario; combatte le infiammazioni; previene le malattie; disintossica, rivitalizza, contribuisce al dimagrimento; migliora l’assorbimento dei nutrienti; protegge il cuore; tempra lo spirito e rafforza la volontà. Per gli ebrei il tema del digiuno – insieme a quello della kasherut – è da sempre oggetto di ampie riflessioni da parte di numerosi rabbini, studiosi e commentatori che hanno cercato di comprendere le ragioni di tante norme così dettagliate. Molti di loro sembrano concordare su un punto: un’alimentazione conforme alle regole ebraiche contribuisce a incrementare le potenzialità dell’anima. Con benefici salutari e spirituali per l’individuo.