di Luciano Bassani
Il progetto di telemedicina portato in Italia venticinque anni fa da personaggi con una visione rivoluzionaria e a lungo respiro non fu e non è stato considerato perché poco remunerativo per la realtà di quel tempo venendogli preferiti investimenti più interessanti a breve termine. Un modello universalistico di sanità, sempre più frazionato a livello regionale, richiedeva da tutte le componenti della società una radicale evoluzione per il riequilibro tra ospedale e territorio che non poteva essere che di valenza nazionale ma che purtroppo si scontrava con gli interessi locali.
Nell’ottobre 2017, in occasione di un workshop al Ministero degli Esteri tra Italia e Israele sull’area della tele-neuro-riabilitazione erano emerse da un lato la validità del modello israeliano e dall’altro la prospettiva di realizzare nel nostro paese analoghi prototipi sperimentali, oltre che nella rete nazionale di neurologia anche su altri contesti della cronicità e delle maxi emergenze. Gli effetti di un diverso modello organizzativo d’integrazione tra ospedale e territorio si è clamorosamente evidenziato con la pandemia che ha premiato i paesi virtuosi come Israele che in un ottica di prevenzione e mobilitazione per eventi terroristici e catastrofi naturali era pronta alla mobilitazione.
La realtà sanitaria di Israele è basata sul grande ospedale in cui si può fare tutto ciò che oggi la medicina consente di fare, compreso il versante chirurgico, e il territorio che deve offrire tutto quello che serve ai medici per lavorare in team – come avviene in ospedale – per le malattie acute e per la cura delle malattie croniche. Il medico del territorio gestisce a sua volta le cure domiciliari, monitorandole direttamente attraverso la cartella clinica on line.
La televideosorveglianza per le cure domiciliari è elemento strategico di penetrazione nel tessuto socio-sanitario. Anche in questo caso, vi sono diversi livelli e diverse modalità di sorveglianza e d’intervento. Si va da un soggetto fragile ma autonomo che vive in solitudine o in luoghi remoti, a un paziente in fase post-acuta in riabilitazione domiciliare, ai diversi livelli di perdita di autonomia o di deficit cognitivo/comportamentale, alle cure palliative e alla fase di fine vita nelle migliori condizioni possibili. Le tecnologie di audio-video-comunicazione utilizzate in termini di sorveglianza sono anche il migliore strumento di lavoro per il supporto socio-sanitario alle persone disabili così come lo sono per il monitoraggio dei parametri vitali e per il contenimento dei costi.
L’attuale situazione nell’ambito della comunità ebraica vede molti soggetti soli, fragili e bisognosi di attenzione. Per questo motivo in collaborazione col Prof. Maurizio Turiel è stato avviato un progetto pilota, voluto dalla Comunità ebraica insieme a AME (Associazione Medica Ebraica) e UCEI, di monitoraggio da remoto dei parametri vitali (quali pressione arteriosa, saturimetria, frequenza cardiaca e una traccia elettrocardiografica) mediante l’utilizzo di un orologio collegato ad una app medica 24 ore su 24 ed in caso di emergenza ad un medico referente. I dati acquisiti dall’orologio vengono successivamente trasmessi tramite rete a una cartella sanitaria elettronica disponibile su cloud. Nei prossimi mesi vogliamo estendere questo progetto a più persone eventualmente associato ad una tele video sorveglianza. L’invecchiamento della popolazione ebraica in linea con la situazione nazionale con il relativo aumento delle malattie neuro degenerative( Alzheimer e Parkinson per es.) pone con urgenza e senza procrastinazione la creazione di una strategia a medio lungo termine per l’assistenza domiciliare secondo il modello israeliano per evitare di ritrovarsi in tempi brevi in situazioni di sempre più difficile gestione.