di Nathan Greppi
“Devi scambiare i quadri, Hitler lo vuole. E quando lui dà un ordine, deve essere eseguito, o ne pagherai le conseguenze.” Con queste parole si apre il trailer del documentario Hitler contro Picasso e gli altri. L’ossessione nazista per l’arte, diretto da Claudio Poli e narrato dall’attore Toni Servillo.
Il film, che uscirà in anteprima mondiale il 13 e 14 marzo in Italia (e che in seguito uscirà in altri 50 paesi), racconta l’ossessione che i nazisti provavano per quella che chiamavano “arte degenerata”, ovvero le opere di Picasso, Matisse, Chagall, Monet, Klee e altri esponenti del cubismo, dell’astrattismo e dell’impressionismo. Infatti, nel 1937 organizzarono a Monaco 2 esposizioni pubbliche: una per questi autori, affinché venissero derisi e ritenuti immorali, e l’altra dedicata alla cosiddetta “arte ariana”, da esaltare.
L’arte rubata agli ebrei
Ma il documentario serve anche a ricordare un altro fatto storico importante: a quei tempi, i nazisti rubarono numerose opere d’arte ai collezionisti ebrei che vivevano in Germania e nei territori occupati durante la guerra. Alcuni finirono nelle case di Hitler, Göring e altri gerarchi nazisti, mentre altri avrebbero dovuto riempire il “Führermuseum”, un enorme museo che Hitler intendeva aprire nella città di Linz ma che non venne mai realizzato. Secondo l’ANSA, le opere trafugate nei musei tedeschi sarebbero 16.000, e 5 milioni in tutta Europa.
“Una vera e propria caccia all’arte, in camicia bruna, fu scatenata su due binari da Hitler,” ha scritto Cinzia Romani recensendo il film su Il Giornale. “Da una parte, il Terzo Reich cercava di distruggere ogni traccia delle opere classificate come “degenerate” (la cosiddetta ‘Entartete Kunst’); dall’altra, saccheggiava case e musei, a scopi anche privati, per abbellire le residenze dei gerarchi.” Inoltre, il documentario rivelerà per la prima volta al pubblico dei materiali d’archivio inediti sull’argomento.
Le opere restituite
Il documentario ci guida attraverso recenti esposizioni che sono serviti a fare il punto della situazione sulle ultime restituzioni: la prima è 21 rue La Boetie, una mostra parigina dove è stata esposta una parte della collezione di Paul Rosenberg, uno dei più grandi mercanti d’arte del primo ‘900; poi Looted Art, nella città olandese di Deventer, che include quadri provenienti da collezioni razziate dai nazisti; si esplora poi “Dossier Gurlitt”, la doppia esposizione di Berna e Bonn che per la prima volta espone la collezione segreta di Cornelius Gurlitt, figlio di uno dei collezionisti e mercanti d’arte che collaborarono coi nazisti, fermato per caso dalla polizia doganale su un treno per Monaco nel 2010. Tra le tele della collezione trafugata capolavori di Chagall, Monet, Picasso e Matisse.
Nel recensire il film, Vanity Fair spiega che “Del più grande furto d’arte del Novecento si sapeva, conoscevamo il testamento di Hitler, che registrava come prima preoccupazione il destino dell’enorme collezione d’arte. […] Quello che non sapevamo era quanto fosse irrisolto il percorso di restituzione ai legittimi eredi, che ha fatto sì, per esempio, che il Museo del Louvre abbia iniziato a esporre adesso 31 degli 800 dipinti che conserva e di cui non è proprietario.”
Questo non è il primo film che ha per tema il furto d’arte operato dai nazisti, né il primo documentario: ne avevano già parlato Il treno del 1964 e The Monuments Men del 2014, oltre al documentario del 2006 The Rape of Europa. Sulla restituzione delle opere ai proprietari ebrei, invece, nel 2015 è uscito Woman in Gold, tratto da una storia vera.