di Paolo Castellano
Alfred Hitchcock è uno dei registi più famosi nel panorama mondiale. Lo ricordiamo per molti film come La finestra sul cortile o La donna che visse due volte. Lungometraggi che hanno influenzato intere generazioni di spettatori.
Ma ultimamente è stato scoperto un suo nuovo lato artistico, quello di documentarista. Il regista confezionò quest’opera filmando le atrocità dei campi di sterminio nella quale sono presenti riprese in continuo e molte panoramiche «perché nessuno potesse dire che quelle immagini erano state manipolate per falsificare la realtà». Come racconta Paolo Mereghetti sul Corriere della Sera, il documentario Night Will Fall (curato da André Singer) è andato in onda sulla rete franco-tedesca Arte martedì 13 col titolo francese Images de la libération des camps. La pellicola era stata dimenticata in uno scatolone all’interno nei depositi dell’Imperial War Museum di Londra sotto la sigla F3080.
Per quale motivo è emerso dopo 70 anni di oblio? Questo documentario era, senza giri di parole, un film politico perché testimoniava l’orrore nazista dei campi di sterminio. Era il 1945, la guerra terminata da poco aveva già prodotto una netta contrapposizione tra l’alleato sovietico e l’occidente. Non si poteva mettere in cattiva luce la parte europea della Germania. Il progetto venne bocciato e non fu distribuito nelle sale.
Cosa si vede nel documentario? Possiamo osservare immagini, in gran parte inedite, della liberazione di 11 campi di concentramento tra cui Bergen-Belsen, Dachau, Buchenwald, Ebensee, Mauthausen, Majdanek girate da cineoperatori militari. Hitchcock aveva confidato a Henri Langlois, fondatore della Cinémathèque francaise: «Alla fine della guerra, ho fatto un film che doveva mostrare la realtà dei fatti avvenuti nei campi di concentramento nazisti. Atroce. Era ancora più atroce del peggior film d’orrore. Nessuno lo ha voluto vedere. Ma quel film non mi ha più abbandonato».
È lecito chiedersi in quale modo Hitchcock fosse stato convinto a partecipare al progetto visto che in quel preciso momento era occupato a girare alcune pellicole a Hollywood. Il merito fu di Sidney Bernstein, uno dei fondatori della London Film Society, dove era diventato un grande amico di Hitchcock che definì : «Infaticabile antifascista e militante contro l’antisionismo». Il regista inglese aveva capito l’utilità di mantenere viva la memoria soprattutto quella più scomoda e vergognosa perché – ripetendo una frase di Bernstein – «un giorno capirete che tutto questo valeva la pena».
Quel giorno è finalmente arrivato.