di Pietro Baragiola
Mercoledì 4 ottobre la stella del pop Bruno Mars ha fatto il suo debutto ufficiale sui palchi israeliani, esibendosi allo Yarkon Park di Tel Aviv durante le celebrazioni della festa di Sukkot.
Il cantante hawaiano, vincitore di 15 Grammy Awards, si è affermato in tutto il mondo grazie alle sue spettacolari performance e allo stile da showman che gli ha permesso di esibirsi per ben due volte durante l’intervallo del Super Bowl americano (record raggiunto in precedenza solo da Beyoncé).
Accolto sul palco di Tel Aviv dagli artisti israeliani Jonathan Mergui e Agam Buhbut, Mars si è rivolto subito alla folla di 60.000 fan con l’urlo “Tel Aviv!!!”, esprimendo la sua gioia di esibirsi davanti a loro e dando il via ad uno spettacolo ricco di dediche allo stato ebraico.
“Ricordo ancora come, a 13 anni, urlavo a squarciagola le canzoni di Bruno Mars nella macchina di mia madre ma mai nei miei sogni più sfrenati mi sarei immaginato che, 10 anni dopo, avrei suonato sul suo stesso palco” ha affermato Mergui, entusiasta per l’opportunità di incontrare il suo idolo.
La serata è stata un totale successo al box office tanto che la società organizzatrice dell’evento, la Live Nation Israel, lo ha rinnovato per una seconda data prevista per il 7 ottobre, i cui biglietti sono andati sold out nel giro di poche ore.
Le origini di Bruno Mars
Il suo vero nome è Peter Gene Hernandez ed è nato l’8 ottobre 1985 a Honolulu, nelle Hawaii. Quarto di sei figli, Peter è nato da madre filippina e padre ebreo askenazita portoricano, originario di Brooklyn. I coniugi Hernandez erano entrambi performers e si sono conosciuti sul palco dove il piccolo Peter si è unito a loro a soli 4 anni. In queste occasioni, il bambino ha dimostrato sin da subito capacità di ballo e canto di gran lunga superiori ai suoi anni, impersonando Elvis Presley con un carisma e una presenza scenica fuori dal comune.
Dopo aver terminato il liceo alle Hawaii, Peter si è diretto a Los Angeles per lanciare la sua carriera musicale. Fu in questi anni che decise di cambiare il suo nome in “Bruno Mars” creato dal nomignolo che suo padre gli dava da piccolo e aggiungendo la parola “Mars”.
“Molte ragazze dicevano che sembravo totalmente fuori dal mondo e perciò rispondevo di venire da Marte” ha spiegato il cantante.
Durante i primi anni di carriera ha scritto e prodotto canzoni per molti artisti diversi ma, grazie al suo primo album Doo-Wops & Hooligans, pubblicato nel 2010, la sua fama si è diffusa in tutto il mondo.
L’apice del suo successo è stato raggiunto nel 2014 quando Mars si è esibito per la prima volta nell’intervallo del Super Bowl insieme alla sua band, “The Hooligans” (di cui suo fratello Eric è il batterista), aprendo la performance con un brano dedicato alla madre Bernadette, mancata da poco.
Muovendosi agilmente in diversi generi musicali (pop, R&B, funk, soul, reggae, disco e rock), Mars ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui i Grammy Awards per Miglior Album, Miglior Disco, Miglior Canzone, Miglior Artista R&B e Miglior Interprete R&B.
Con oltre 200 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, Mars è riuscito ad affermarsi come una delle principali icone musicali della sua generazione, grazie a successi come Uptown Funk, Grenade e Just the Way You Are.
Il nuovo tour mondiale lo ha visto fare il suo spettacolare debutto in Israele.
Lo spettacolo di Tel Aviv
Alle 21.05 di mercoledì 4 ottobre, Bruno Mars è salito sul palco dello Yarkon Park di Tel Aviv accolto dalle grida estasiate di 60.000 fan stipati per assistere al suo primo grande spettacolo nello stato ebraico.
“Tel Aviv!!! Gli Hooligans sono arrivati in Israele!” questo è stato il grido che la popstar ha lanciato alla folla mentre fuochi d’artificio dorati sorvolavano il palco al ritmo del suo nuovo singolo 24K Magic. “Era da tempo che aspettavamo di suonare per voi”:
Portare Bruno Mars in Israele è stato un procedimento che ha richiesto anni di sforzi e negoziazioni. Lo spettacolo è stato bersagliato più volte dalle manovre del movimento Boycott, Divestment and Sanctions (BDS) che, con il sostegno del gruppo Jewish Voice for Peace (JVP), ha affermato in una lettera indirizzata a Mars che le performance in Israele da parte di artisti di fama mondiale “sono solo una tattica del governo israeliano per distogliere l’attenzione dalle atrocità commesse verso il popolo palestinese”. Nonostante molti musicisti, come il bluesman Buddy Guy, abbiano ceduto alle pressioni del BDS, Mars ha continuato a confermare la sua presenza per lo spettacolo del 4 ottobre che è diventato realtà grazie all’impegno dei produttori Guy Beser e Shay Mor Yosef, co-proprietari di Live Nation Israel.
Vedendo che Mars aveva registrato in sole due ore il tutto esaurito per il suo primo spettacolo a Tel Aviv, Beser e Yosef decisero di organizzare una nuova esibizione della star del pop, programmata per il 7 ottobre. Persino questa seconda data è andata sold out in pochissimo tempo, raggiungendo un totale di oltre 125.000 biglietti venduti tra i due eventi e rendendo Mars uno degli artisti di maggiore successo mai apparsi in Israele (prima di lui infatti solo Michael Jackson e Madonna erano riusciti a riempire lo Yarkon Park per due spettacoli consecutivi).
Una volta sul palco, Mars ha voluto raccontare alla folla quanta ricerca avesse fatto prima di arrivare in Israele. Il cantante non si è accontentato di porgere un semplice “shalom” ai suoi fan, bensì ha riempito lo spettacolo di omaggi in chiave ebraica: in Calling All My Lovelies ha detto “Ani Ohei Otach” (“ti amo” in ebraico); in Marry You ha dichiarato “Tel Aviv, credo di volerti sposare!”. La sua conoscenza dell’idioma deriva da suo nonno, professore di lingua ebraica.
Durante gli intermezzi la popstar ha riso e scherzato con il pubblico adorante, arrivando ad affermare che la macchina del fumo che lo accompagnava gli era “costata 15 shekel”.
La vera sorpresa dello spettacolo è arrivata però solo verso la fine dell’evento quando Mars ha preso una breve pausa dal palco per dare al suo tastierista, John Fossit, l’occasione di suonare una versione strumentale del brano israeliano per bambini Shlomit Bona Sukkah di Naomi Shemer.
Il concerto si è concluso con potenti interpretazioni di Locked Out of Heaven, Just the Way You Are e un bis della sua hit per eccellenza Uptown Funk.
“Mi scuso per averci messo così tanto ad arrivare qui” ha affermato il cantante commosso verso il suo pubblico. “Speriamo di tornare molto, molto presto”.