Una scena di uno dei corti di Malagrana Film

Nuovo cinema israeliano: all’Oberdan i corti dei giovani del gruppo Malagrana Film

Spettacolo

di Nathan Greppi
Nonostante fosse piena, all’inizio la sala era silenziosa; ma quando arrivarono i principali ospiti della giornata, si è subito alzato un coro di applausi, soprattutto da parte del pubblico giovanile. Perché a presentare i loro cortometraggi d’esordio allo Spazio Oberdan, martedì 6 marzo, nell’ambito della Rassegna del Nuovo Cinema Israeliano, erano tre giovani esordienti accolti dai loro amici, parenti e compagni di scuola: Nathan De Pas Habib, membro della comunità ebraica milanese, Giulio Zonescuti e Francesco Colombo, fondatori nel 2016 del collettivo Malagrana Film. L’evento faceva parte della Rassegna del Nuovo Cinema Israeliano.

I cortometraggi di Malagrana Film

Il primo ad essere proiettato dei tre corti, diretti da Habib, è stato Citofono Malagrana, dove è anche interprete; qui, egli interpreta un giovane che deve fare da babysitter a quattro bambini scalmanati, ritrovandosi a vivere scene surreali che richiamano grandi classici del cinema quali Pulp Fiction e La Dolce Vita.

Il secondo corto, che dura solo un minuto, è Come la fece Mosé, dove si inscenano dialoghi surreali e fittizi. Altrettanto surreali sono le situazioni nel terzo corto, Come si dice, dove al centro di tutto vi sono vari dialoghi all’interno di un bar, sugli argomenti più disparati. Il tutto reso ambiguo da un uso particolare del montaggio e dei suoni.

Oltre ai tre corti appena citati, è stato proiettato il trailer del loro prossimo corto, Orange, diretto da Zonescuti e interpretato da Habib, e che si potrà vedere prossimamente al Cinema Mexico.

Il dibattito

Dopo la proiezione, ha avuto inizio un dibattito con i tre cineasti moderato da Sara Ferrari, responsabile scientifica della Rassegna, la quale ha chiesto ai tre come è nato il loro progetto: “Totalmente a caso,” hanno risposto, “la nostra passione unica era il cinema, e ci siamo trovati, due anni fa, a voler fare qualcosa di concreto. Abbiamo fatto tutto così come ci veniva. È venuto fuori un risultato che comunque noi apprezziamo molto, e da lì abbiamo detto “ma perché non facciamo le cose in modo più serio? Così abbiamo iniziato a chiamare i nostri amici, che ci hanno aiutati a realizzare il nostro ultimo cortometraggio Orange, dove hanno collaborato una ventina di persone.”

La Ferrari ha chiesto da dove viene il titolo Malagrana, al che hanno risposto che “Intorno al personaggio di Nathan (nel primo corto), Ennio Cirromeno, erano sorte varie storie, e la famiglia dove lui fa il Babysitter si chiamava Malagrana.” Parlando dei cortometraggi, la Ferrari ha fatto analogie tra il loro surrealismo e i racconti dello scrittore israeliano Etgar Keret, “racconti anche brevissimi che sono totalmente surreali.” A questo proposito Francesco, responsabile del sonoro nei corti, ha risposto che “il surreale mi piace, mi aiuta quasi a entrare nel film, mi aiuta a entrare all’interno di ciò che sto guardando. Mentre nel film hai due ore per raccontare una storia, nel corto hai 10-15 minuti al massimo per dare un messaggio, con una sintesi.”

L’intervista

Al termine del dibattito, Bet Magazine Mosaico ha intervistato i tre ragazzi sul loro percorso.

Come è nata la vostra passione per il cinema?

Nathan De Pas Habib: A me è sempre piaciuto andare al cinema a vedere bei film ovviamente, poi una volta finito il liceo, non sapendo bene cosa fare e che strada seguire, ho iniziato a fare dei corsi di recitazione e di teatro; sono andato a Udine a fare un corso intensivo, quindi partivo volendo fare l’attore, e ho lavorato a qualche corto indipendente. Ho provato a fare un film che poi non è stato fatto, poi però mi è venuta in mente questa storia, quella di Citofono Malagrana, e ne ho parlato con i miei amici. (Ride) Loro (Francesco e Giulio) sono sempre stati i miei amici, e abbiamo deciso di diventare colleghi, o soci. Quindi diciamo che dal voler fare l’attore la cosa si è trasformata in un interesse per la regia; alla fine mi sono trovato bene con loro, e voglio portare avanti questo progetto anche come produttore.

Francesco Colombo: la passione per il cinema, un po’ indirettamente, l’ho sempre avuta, fin da piccolo. Mi piace la fantascienza, le cose strane, ho colto al volo l’occasione di provare a mettermici dentro. Ho sempre guardato film, ma di sicuro da piccolo non ho mai pensato di fare io cinema, però sto studiando audio e alla fine ci sono entrato.

Giulio Zonescuti: Anch’io, come i miei due amici e colleghi in affari, ho sempre visto film da piccolo, poi mi sono messo a fare il fotografo. Quando poi ho deciso di fare fotografia cinematografica, e da quando di base noi ci siamo uniti è esplosa; è sempre stata la mia passione, ma ora è più forte, facendolo poi guardi tutti i film in modi diversi e ne guardi sempre di più.

Avete ricevuto molto sostegno da parte delle vostre famiglie e dei vostri amici?

Nathan: Il primo corto della Malagrana è stato prodotto senza mezzi né costi. I mezzi tecnici che avevamo ce li hanno prestati degli amici ma erano molto amatoriali. Ce la siamo cavata con poche centinaia di euro per pagare la location e il pranzo agli attori, mentre invece in Orange, dopo due corti fatti così, abbiamo voluto fare un salto di qualità, e quindi abbiamo fatto un crowdfunding. Abbiamo ricavato 1.200 euro dal crowdfunding, che venivano quasi tutti da nostri amici e parenti. Quello è stato molto bello perché vedere questa partecipazione ci ha motivato parecchio.

Quanto sono durate le riprese e il montaggio dei vari corti?

Giulio: da tre a cinque giorni di riprese. Per l’ultimo, Orange, cinque giorni di shooting, mentre quando finirà il montaggio lo scopriremo presto.

Nathan: essendo una produzione indipendente, emergente, con poco budget ci mancano alcune figura importanti, tra cui un montatore professionista. Vorremmo fare un appello a chi ci segue per cercarne uno.

In seguito Yoram Ortona, uno degli interpreti di Orange, ci ha rivelato le emozioni provate: “Ho visto sul set all’opera dei fantastici giovani. Li ho visti operare con professionalità, precisione e passione. È stata una bellissima esperienza, che stimola sicuramente la curiosità, e secondo me sarà un successo, soprattutto per l’abilità di questi giovani di lavorare insieme, il che oggi è difficile da fare.”