Cinema/ “Yossi”, ritratto di un uomo israeliano

Spettacolo

Manca ancora un mese all’ormai tradizionale appuntamento con il cinema israeliano del Pitigliani Kolno a Film Festival, ma a Roma una piccola anticipazione la si è avuta domenica 7 ottobre nell’ambito della tredicesima edizione di “Asiatica” (Roma, 5-13 ottobre 2012). Nel programma del festival di quest’anno infatti insieme a film di produzione yemenita, siriana, libanese o turca, si è potuto assistere alla proiezione dell’ultimo film del regista israeliano Eytan Fox.  “Yossi“, questo il titolo del film, racconta la vicenda  di un medico omosessuale di Tel Aviv.  Stacanovista, perennemente triste, lontano mille miglia dall’idea di fare il cosidetto coming out, Yossi si trova improvvisamente a fare i conti con se stesso e con il suo passato, con un groviglio di sentimenti, di paure, di affetti che non  sembra più in grado nè di gestire nè di sciogliere. L’incontro casuale con Varda, la madre del giovane compagno di Yossi morto durante un’operazione militare nell’ultima guerra del Libano -aggrava ulteriormente la situazione.  Quando Yossi decide di aprirsi con lei, di rivelarle i sentimenti che lo legavano a Jager, viene duramente respinto. Yossi esce da questa esperienza distrutto, deluso, privo di speranze. Decide di lasciare per qualche tempo Tel Aviv e il lavoro per rifugiarsi nel Sinai. Lungo il viaggio, però, l’incontro decisivo con un gruppo di giovani militari in licenza, diretti ad Eilat, segna un’ulteriore e decisiva svolta nella vita di Yossi. Attraverso Tom, il giovane omosessuale del gruppo, Yossi scopre un modo diverso dal suo di vivere l’omosessualità; scopre e comincia a conoscere una realtà non solo sconosciuta ma che non poteva nemmeno immaginare ai tempi della sua relazione con Jager. Nell’esercito di oggi l’omosessuale è accettato ed accolto come parte integrante del gruppo; non ha bisogno di nascondersi, anzi vive apertamente la propria sessualità. Tom, così, diventa in qualche modo l’emblema di questa nuova società israeliana che accoglie ed accetta, anche nell’esercito, anche quelli come Yossi e Tom che non corrispondono ai canoni del uomo e del soldato israeliano. Proprio la spontaneità di Tom, la naturalezza con cui il giovane dichiara e vive la propria omosessualità, finiscono per diventare per Yossi la via per l’accettazione di sé – anche del proprio corpo ingrassato – e la riapertura ai sentimenti e ad una vita affettiva vissuta questa volta alla luce del sole.

Eytan Fox con questa film affronta per la seconda volta il tema dell’omosessualità, riprendendo la storia raccontata nel 2010 con “Yossi&Jager” e che terminava proprio con la morte di Jager. Il primo film di Fox rappresentò una novità assoluta per il cinema israeliano perchè per la prima volta affrontava un tema delicato come quello dell’omosessualità nell’esercito. In quest’ultimo, l’elemento politico di “Yossi &Jager” viene sostituto da una visione più intimista, attenta non tanto alle reazioni della società quanto piuttosto ai sentimenti del protagonista. Ciononostante, seguendo la lenta presa di coscienza di sè di Yossi, non si può non cogliere sullo sfondo l’idea di una società israeliana che è cambiata rispetto a quella presentata in “Yossi&Jager”, una società cioè che accetta Yossi e che consente a Yossi stesso di accettarsi per quel che è e per quel che prova.
Il regista, presente in sala alla proiezione del 7 ottobre, al termine del film ha spiegato come attraverso la storia di Yossi ( e di altri personaggi omosessuali dei suoi film), abbia cercato in qualche modo di contrastare l’idea tradizionale di “uomo israeliano”

“Quando ho iniziato a fare film e a usare personaggi omosessuali per i miei film – ha detto – l’idea era quella di creare una tipologia di personaggio che contrastasse l’idea di uomo israeliano che ci era stata sempre presentata, con i caratteri tipici che l’uomo israeliano doveva possedere per essere considerato tale. I miei personaggi cercavano di contrastare questo paradigma; cercavano di contrastare quell’idea di uomo con cui io stesso ero cresciuto: un uomo forte, duro, giusto; un uomo che, qualsiasi cosa facesse, era giusto, e che aveva dei modi di comportamento ben precisi, con le donne e con il resto della società. Quell’uomo, quel personaggio, pesava sulle nostre spalle e così ad un certo punto io, come altri registi, abbiamo deciso che quell’uomo in qualche modo andava ‘ucciso'”.

Yossi, ha spiegato ancora Fox, in questo film appare come una vittima, una vittima della società in cui è cresciuto, una vittima di “quel” modello di uomo israeliano. “Con Yossi e Jager, ho mostrato quanto difficile fosse liberare e rivelare se stessi, perchè rivelare apertamente la propria omosessualità era come entrare in contraddizione con il modello di uomo con cui tutti erano (ed eravamo) cresciuti; voleva dire non essere un vero uomo israeliano. In questo film invece si intravede un Israele diverso, una società che sta cambiando, anzi che è già cambiata come dimostrano i giovani soldati che Yossi incontra lungo la sua strada. Quei ragazzi rappresentano il nuovo della società israeliana, e lo si capisce anche dall’ironia che si permettono di fare su un mito della nazione come Ben Gurion. In qualche modo lo smitizzano, è vero, ma allo stesso tempo lo rendono anche più umano, più vicino a tutti loro.”
Per Yossi l’incontro con quei ragazzi spensierati, rappresenta una via d’uscita, l’idea che anche i miti ovvero le tradizioni più tenaci e radicate, possono essere superate.