L’edizione di Cinematov 2014 propone una rassegna di cinematografica israeliana, incentrata sul tema del lavoro che comprende 10 lungometraggi, accompagnati da documentari brevi. Sulla base dell’esperienza degli anni precedenti, proponiamo proiezioni scaglionate nell’arco di quattro giorni, di preferenza il fine di settimana. La rassegna ricalcherà il modello delle edizioni del 2009 e 2013, che si sono svolte al cinema Gnomo e al Teatro Franco Parenti, cioè proiezionedi due film al giorno, preceduti dalle spiegazioni di un critico cinematografico.
Per quest’edizione è stato scelto di mettere l’accento sul ruolo del lavoro nella società israeliana. Il lavoro (in primo luogo quello dei campi) è stato al centro della corrente del “sionismo socialista”, che accomunava il ritorno in Israele col sogno della costruzione di una società più giusta ed egualitaria. Lavoro “liberato” (dallo sfruttamento capitalistico) in un paese ritrovato. Emblema di questa scommessa era (e in parte è ancora) il kibbutz.
Prima idealizzato e poi diventato un sogno infranto, il kibbutz è stato a lungo uno dei temi preferiti del cinema israeliano. Esisteva però, già negli anni Cinquanta e Sessanta, un’altra Israele: quella delle piccole e sperdute cittadine di immigrati dove il diritto al lavoro è sempre stato una lotta quotidiana come nel film “Lehem” (Pane) di Ram Levy. Al tempo stesso il sogno del “lavoro liberato” (di cui erano portatori soprattutto gli ebrei giunti dall’Europa) ha riflesso la divisione tra le diverse comunità alla base della popolazione israeliana. Il conflitto israelo-palestinese offre anch’esso ai realizzatori cinematografici uno spunto per parlare delle diverse realtà rispetto al grande tema del lavoro. Vari film israeliani raccontano i tentativi di convivenza israelo-palestinesi tramite il lavoro come il film documentario “Dughit” o al contrario i rapporti difficili come “Bethlemme”.
La riflessione realizzata attraverso i film della rassegna darà una particolare importanza agli aspetti umani, direttamente o indirettamente legati alle problematiche del lavoro o più semplicemente il luogo del lavoro come microcosmo dove si manifestano amori, odi, conflitti familiari, sogni e delusioni.
Come per la rassegna precedente, la scelta dei film terrà conto della loro qualità e nello stesso tempo offrirà al pubblico la possibilità di vedere dei lavori che arrivano raramente nei circuiti commerciali. Tra questi vogliamo sottolineare il film “Avodà” (Lavoro) realizzato dal fotografo e regista Helmar Lerski nel 1935. Lerski è stato profondamente influenzato dall’espressionismo tedesco e dalla cosiddetta Scuola del montaggio sovietico, ciò che gli ha permesso di trasmettere nel suo film i valori del sionismo dell’inizio del XX secolo attraverso un’estetica molto particolare.
PROGRAMMA
“Sogno e lavoro: dal kibbutz al computer”
Sabato 27 settembre
Ore 19,00. Documentario: Avodà – Lavoro – Helmar Lerski , 1935, 50 minuti
Film muto, che propone l’idea sionista del lavoro. Lavoro dei campi, lavoro fisico, lavoro come simbolo dell’ “uomo nuovo”. Quindi lavoro per abbandonare lo stereotipo dell’ebreo della diaspora, a cui erano preclusi molti mestieri “normali”. Tra i più importanti fotografi della sua epoca, Lerski ha vissuto per un lungo periodo in Palestina, dove ha realizzo diversi film, che esprimevano l’ideologia dei pionieri in un linguaggio artistico molto originale, vicino all’espressionismo tedesco.
Ore 20,00. Apertura
Ore 20,15. Film: Noa’ar – Youth – Tom Shoval , 2013 , 107 minuti
Il padre di Yeki e Shaul, due giovani fratelli molto legati tra loro, perde il lavoro. La famiglia si trova in una situazione finanziaria disperata e rischia di perdere l’appartamento dove abita. I due giovani escogitano un piano strambo per aiutare i genitori a uscire dall’impasse. Premi al Festival internazionale di Film di Gerusalemme , di Durban, di Sofia e di Salonicco.
Ore 22,15. Documentario: Halutzot – Pioniere-Michal Aviad, 2013, 50 minuti
Il film ricostruisce – attraverso lettere, diari e materiale di archivio – la vita di 5 donne giunte dalla Russia in Palestina all’inizio del XX secolo. Pioniere che sognavano una società nuova e giusta. Fondatrici del kibbutz Ein Harod , queste donne hanno lavorato la terra accanto agli uomini e hanno lottato per creare un mondo solidale ed egualitario. Il sogno però si è scontrato con una realtà più aspra di ciò che avevano immaginato.
Domenica 28 settembre. Maratona di documentari:
Ore 15,30. Lo rahok mehaetz – Non lontano dall’albero – Alon Elsheikh , 2011, 50 minuti
Il film racconta la storia di una famiglia di vignaioli, tra i fondatori della cittadina di Ghedera. Avi Cahanov, il capo famiglia, ha continuato il lavoro di suo padre e lo ha sviluppato. Il figlio di Avi, invece, ha scelto un’altra strada. Conflitti all’interno della famiglia, incomprensioni e scontri trovano la loro espressione nel lavoro che però è anche luogo di incontro e riconciliazione.
Ore 16,30. Ha-hanuiot shel pa’am – I negozi di una volta – Yoav Gurfinkel, 2007, 53 minuti
Il regista ci porta in un viaggio tra i negozi di una volta nella città di Jaffa: un barbiere sul punto di chiudere bottega ma che ancora serve i pochi clienti con “attrezzi” ormai introvabili, una merceria dove i bottoni, fili e aghi aspettano qualcuno che li guardi, due cappellai che ricordano con malinconia i tempi in cui gli uomini non osavano uscire senza cappelli. Nostalgia , tristezza, rassegnazione e un po’ d’ironia in un mondo in via d’estinzione.
Ore 17,30. Bubot Nyar – Bambole di carta– Tomer Heymann, 2006, 80 minuti
La camera del regista segue le vicende di sei “trans” filippini che durante la settimana lavorano come badanti prendendosi cura di persone anziane e il fine di settimana si esibiscono nei club di Tel Aviv in spettacoli di drag queen. Storie di lavoratori stranieri che vivono all’ombra degli attentati che allora colpivano le citta israeliane e della paura di essere rimandati nei paesi d’origine. Storie di amicizia, di solidarietà, di angosce e anche di ottimismo.
19, 45. Tavola rotonda con la partecipazione del regista di Bambole di carte Tomer Heymann, di giornalisti e di critici cinematografici.
Ore 20,30. Beith-lehem – Bethlemme – Yuval Adler , 2013, 99 minuti
Razi è un agente del Shin –Beth , i servizi israeliani di sicurezza interna, e Sanfur un adolescente palestinese , che diventa, suo malgrado, l’informatore di Razi. Fiducia e affetto nascono tra i due ma la dura realtà avrà il meglio suoi sentimenti complessi. Essere agente dei servizi di sicurezza interna non è un lavoro come un altro , perciò le questioni morali , la fedeltà e le emozioni, importanti in qualsiasi lavoro , prendono in questa storia un posto privilegiato e drammatico. Palestinesi e israeliani hanno lavorato insieme per la realizzazione di questo film che ha vinto 6 Ophir, i premi dell’Accademia israeliana di cinema, il premio per il miglior film nei “Tre giorni di Venezia” 2013 ed è stato candidato all’Oscar come miglior film straniero.
Lunedì 29 settembre
Ore 19, 30. Dughit al maim soarim – Dughit nella tempesta – Ghil Karni , 2002, 53 minuti
Il regista segue gli sviluppi di un villaggio di pescatori israeliani, dei coloni andati a vivere nella Striscia di Gaza. All’inizio i palestinesi insegnano loro a pescare e tutti convivono e lavorano in pace, ma poco a poco i rapporti si degradano fino alla ritirata degli israeliani dalla regione. Ha vinto il premio per il miglior documentario dell’Accademia di cinema israeliano 2006.e ha partecipato a decine di festival nel mondo.
Ore 20,30. Lehem – Pane – Ram Levi, 1986, 80 minuti
In una cittadina sperduta nel sud d’Israele, abitata in maggioranza di ebrei sefarditi, emigrati dal Nord-Africa, gli impiegati di un panificio scioperano perché il proprietario ha ridotto il loro salario. Abbandonati dall’Histadrut,, il grande sindacato e dalle autorità, cercano delle vie per farsi sentire e rispettare. Nato come film per la T.V , Lehem ha ottenuto il Prix Italia della Rai.
Martedì 30 settembre.
Ore 19,30. Eize makom nifla – Che posto meraviglioso – Eyal Halfon , 2005, 104 minuti.
Il film sviluppa tre storie molto diverse tra loro ma con un elemento comune: i rapporti tra i datori di lavoro israeliani e lavoratori stranieri. Per i casi del destino, le vie della mafia russa s’incrociano con quelle dei braccianti thailandesi e con quelle delle badanti filippine.
Cinque premi Ophir, un premio al Festival di Gerusalemme e due premi al Festival di Karlovy Vary.
Ore 21. ‘Earat Shulaim – Footnote – Yossef Cedar, 2011, 103 minuti
Tra Elezer e Uriel Shkolnik, padre e figlio, esiste una grande rivalità. Entrambi sono insegnanti di studi talmudici all’Università ebraica di Gerusalemme, un luogo di lavoro prestigioso e nello stesso tempo terribilmente spietato. Candidato all’Oscar, come miglior film straniero, ha ottenuto 16 premi e 7 nomination in diversi festival internazionali in Israele e all’estero.
Tutti i film saranno seguiti da un dibattito condotto da un critico cinematografico.
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