Melissa Barrera

Continuano i licenziamenti delle celebrità di Hollywood che si sono opposte pubblicamente a Israele

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Nelle ultime settimane numerosi membri dell’industria dello spettacolo americano sono stati licenziati da diverse produzioni cinematografiche e persino dalle loro stesse agenzie di talenti per aver rivolto commenti antisemiti contro il popolo d’Israele, criticando lo Stato ebraico per la sua guerra contro Hamas a Gaza.

Una delle star emergenti che più recentemente ha subito ripercussioni per questo comportamento è la 33enne Melissa Barrera (nella foto in alto), protagonista dei nuovi capitoli del franchise horror Scream prodotti dalla Spyglass Media Group. Martedì 21 novembre un portavoce della casa di produzione californiana ha annunciato al magazine Variety il licenziamento ufficiale di Barrera dai futuri film della serie a causa dei numerosi post antisemiti che l’attrice aveva pubblicato sul proprio profilo Instagram. “La nostra compagnia ha tolleranza zero verso i comportamenti antisemiti” ha dichiarato il portavoce della Spyglass Media Group, affermando che “frasi come ‘Gaza è trattata come un campo di concentramento’ e ‘QUESTO È GENOCIDIO E PULIZIA ETNICA’ non possono essere in alcun modo giustificate”. Questi commenti sono apparsi più volte sui social di Barrera che è arrivata ad accusare i media occidentali di essere “controllati dagli ebrei” e di mostrare solo il lato israeliano del conflitto.

I social hanno visto anche l’estromissione dell’attore John Cusack, noto per il suo ruolo di protagonista nel film Serendipity, che ha scoperto di essere stato bloccato dalla piattaforma X per aver chiesto ai suoi followers di condividere il cessate il fuoco rivolto al governo israeliano.

Tra i post antisemiti più allarmanti sono emersi quelli dell’ex star del cinema per adulti Mia Khalifa che è stata licenziata dalla sua serie podcast per la rivista Playboy dopo aver definito i terroristi di Hamas “combattenti per la libertà”.

Negli ultimi giorni queste dichiarazioni antisemite non sono rimaste confinate al mondo dei social ma sono state anche espresse dal vivo durante interviste e manifestazioni in piazza come nel caso del Premio Oscar Susan Sarandon.

Susan Sarandon e le manifestazioni americane pro-palestinesi

Dopo aver raggiunto la fama mondiale per la sua interpretazione di Louise Elizabeth Sawyer nel capolavoro di Ridley Scott Thelma & Louise, Susan Sarandon è entrata nella storia di Hollywood vincendo l’Oscar nel 1996 come Migliore Attrice Protagonista in Dead Man Walking – Condannato a morte.

In questi giorni però l’attrice ha attirato l’attenzione su di sé per una notizia che si discosta molto dai suoi successi cinematografici: la sua partecipazione alla manifestazione pro-palestinese di New York del 17 novembre. Durante questo evento, Sarandon non si è trattenuta dal paragonare il massacro di civili compiuto il 7 ottobre da Hamas alle difficoltà che i palestinesi affrontano ogni giorno, sostenendo che criticare Israele non dovrebbe essere considerato antisemita. “È successa una cosa terribile: l’antisemitismo è oggigiorno confuso con il parlare contro Israele” ha affermato Sarandon, invitando il maggior numero di persone a esprimere la propria opinione contro il governo Israeliano.

Questo comportamento è stato molto criticato dalla United Talent Agency (UTA), l’agenzia che si occupava di rappresentare la Sarandon fino a martedì 21 novembre, data in cui ha confermato la decisione di abbandonare l’attrice come cliente.

La UTA non è stata l’unica agenzia di talenti ad affermare la sua politica di tolleranza zero verso l’odio antisemita. Tra le società che hanno provocato più scalpore emerge la storica Creative Artists Agency (CAA), responsabile delle carriere delle più grandi star di Hollywood.

La reazione della CAA

L’agente Maka Dakhil e Tom Cruise

Verso la fine di ottobre, Maha Dakhil, una delle principali talent manager della CAA, è stata sollevata dall’incarico di co-responsabile del dipartimento cinematografico a causa di alcuni post anti-israeliani in cui dichiarava “cosa c’è di più straziante che assistere a un genocidio? Assistere alla negazione del genocidio”.

Queste affermazioni e la loro conseguente condanna hanno avuto reazioni contrastanti all’interno della CAA dove, nonostante molti agenti abbiano richiesto a gran voce il licenziamento di Dakhil, diversi assistenti hanno minacciato di andarsene se Maha non avesse riottenuto il suo titolo.

Tom Cruise, Natalie Portman e Madonna sono solo alcune delle star straordinarie che Dakhil ha rappresentato nel corso della sua carriera. Lo stesso Tom Cruise ha dichiarato di sostenere le dichiarazioni della sua agente, recandosi di persona negli uffici della CAA per congratularsi con lei del coraggio mostrato. Ciononostante, Dakhil si è scusata pubblicamente per le sue affermazioni controverse e la CAA le ha concesso di restare con il ruolo di agente.

“Non è il sostegno pro-palestinese ad essere condannato all’interno della nostra agenzia” ha chiarito un portavoce della CAA, “bensì sono i comportamenti antisemiti e tutte le dichiarazioni che invitano al diffondersi dell’odio”.

Sulla base di queste linee guida, l’agenzia è arrivata negli ultimi giorni ad abbandonare un gran numero di talenti, molti dei quali sono ancora convinti delle loro affermazioni. Un esempio di ciò è mostrato da Saira Rao e Regina Jackson, co-autrici del libro White Women: Everything you Already Know About your Own Racism and How to do Better, che si sono ritenute “onorate” di essere state abbandonate dalla CAA per aver dichiarato pubblicamente “F-k America, F-k Israele”.

“È un problema che purtroppo è diffuso in tutta l’industria hollywoodiana” ha concluso il portavoce dell’agenzia “ma stiamo facendo il nostro meglio per sradicarlo all’origine”.