di Pietro Baragiola
Nelle sale del New York Jewish Film Festival 2024 ha fatto il suo debutto americano Delegation (Ha’Mishlaha), il nuovo lungometraggio del regista israeliano Asaf Saban che racconta la storia di un gruppo di liceali in visita nei principali luoghi della Shoah.
Un film ricco di contrasti dove l’identità storica e la morte, evocate dai campi di concentramento grigi e silenziosi, si contrappongono alla vitalità degli adolescenti e al loro desiderio irrefrenabile di vivere “qui e ora” con le loro colorate scorribande notturne. Sullo sfondo di Treblinka, Auschwitz e dei ghetti ebraici distrutti, il gruppo affronta questioni d’amore, amicizia e politica, interrogandosi sul proprio futuro.
“Ho voluto far sì che la vita irrompesse di nuovo nei luoghi della memoria per riaffermare il suo potere. Per questo motivo ho scelto di inserire all’interno del dramma assoluto dello sterminio i piccoli dilemmi adolescenziali dei protagonisti, ricchi di leggerezza e incertezza” ha spiegato Saban. “Quando avevo 17 anni sono andato anch’io in Polonia con la mia classe e ricordo tutt’ora la profonda delusione e l’indifferenza che ho provato di fronte a siti che avrebbero dovuto scioccarmi. I miei ricordi più importanti però ruotano attorno ai momenti vissuti insieme ai miei compagni di classe tra un memoriale e l’altro.”
Prodotto dalla casa di produzione polacca Koi Studio, dall’israeliana Gum Films e dallo studio tedesco IGC Films, Delegation è un racconto di formazione “on the road” per presentare ai giovani israeliani di oggi la loro eredità storica.
Trama
Per la loro ultima gita scolastica prima del diploma, il timido Frisch (Yoav Bavly), l’esuberante artista Nitzan (Neomi Harari) e il tormentato rubacuori Ido (Leib Lev Levin) vengono portati insieme alla loro classe nei luoghi della memoria in Polonia. A guidarli è proprio il nonno di Frisch, Yosef (Esdra Dagan), sopravvissuto alla Shoah, che condurrà i ragazzi tra memoriali ed ex campi di concentramento in un viaggio che cambierà per sempre le loro giovani vite.
Il regista ha utilizzato scene di grande impatto emotivo per mostrare vividamente il contrasto tra la morte (il passato) e la vita (il presente). Emblema di questa contrapposizione è il momento in cui Ido abbraccia Nitzan in quella che un tempo era una camera a gas, rivelando per la prima volta alla giovane i suoi sentimenti per lei.
Singolare è anche la scena in cui Nitzan ruba una scarpa da una delle migliaia di vittime del campo di concentramento di Majdanek, la porta con sé in un negozio e, dopo averla messa su uno scaffale insieme ad altre scarpe, le scatta una foto. Un gesto che all’apparenza può risultare dissacrante per il pubblico in sala, ma non per Nitzan che, in questo modo, vuole dare nuova vita all’oggetto, allontanandolo dal contesto storico in cui è stato segregato per troppo tempo.
Non mancano anche momenti di dark humour come quello in cui Frisch rimprovera la loro guida per aver fatto la conta dei presenti ebrei proprio in Polonia.
Il conflitto principale dell’intero film però consiste nel dramma personale dei protagonisti di scegliere cosa fare della propria vita dopo il diploma, specialmente ora che sono stati testimoni delle atrocità avvenute durante l’Olocausto. Anche i personaggi secondari meditano molto su questo dilemma e uno di loro prende la decisione di servire in un’unità di combattimento dell’IDF proprio grazie a questo viaggio. “Non posso permettere che tragedie del genere succedano di nuovo”.
Asaf Saban
Regista e sceneggiatore del progetto, Asaf Saban è nato in Israele nel 1979 dove oggi continua a lavorare. Si è laureato con lode al Beit Berl College e ha ricevuto cinque volte la prestigiosa borsa di studio dell’American-Israel Cultural Foundation per gli eccezionali risultati raggiunti durante gli studi.
Negli ultimi anni Saban ha avuto modo di collaborare con diversi artisti israeliani a progetti che sono stati presentati nei musei più celebri del mondo, come la Tate Modern di Londra e il Tel Aviv Museum of Art.
Delegation è il suo secondo lungometraggio.
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