di Pietro Baragiola
Giovedì 14 dicembre è uscito nelle sale italiane Wonka, il nuovo capolavoro cinematografico con protagonista Timothée Chalamet nei panni del cioccolataio più famoso delle favole di Roald Dahl.
Diretto dal regista britannico Paul King, il film è il prequel del romanzo La fabbrica di cioccolato del 1964 e racconta le avventure del giovane Willy Wonka prima di diventare il famigerato “re del cioccolato”.
Nonostante il grande successo già raggiunto al botteghino internazionale (ben 43.2 milioni di dollari), la pellicola ha generato molte controversie per aver portato nuovamente alla ribalta i lavori di Roald Dahl, noto autore antisemita.
“C’è un tratto negli ebrei che provoca animosità, forse è per la loro mancanza di generosità nei confronti dei non ebrei” ha dichiarato Dahl nel 1983 in un’intervista rilasciata alla rivista britannica News Statesman. “Voglio dire che ci dev’essere una ragione per cui gli ‘antiqualcosa’ spuntano ovunque; anche un fetente come Hitler non può essersela presa con loro senza motivo”.
In netto contrasto con l’antisemitismo dell’autore, molti spettatori hanno trovato geniale l’idea di scegliere come protagonista Timothée Chalamet, il “#NiceJewishBoy di Hollywood”, figlio dell’ebrea askenazita Nicole Flender. “Non esiste modo migliore per insultare Roald Dahl” ha affermato, soddisfatta, l’autrice A.R. Vishny.
Chalamet non è stato però il primo attore di religione ebraica a interpretare il ruolo del famoso cioccolatiere, infatti fu Gene Wilder (nato Jerome Silberman) a lanciare il debutto cinematografico di Willy Wonka nel lontano 1971.
L’idea di un “Willy Wonka ebraico” venne poi ripresa anche in televisione nel 2011 dallo storico programma americano Saturday Night Live. Durante uno degli sketch dello show l’attore ebreo Andy Samberg cercò di salvare l’amico Ben Stiller dal digiuno dello Yom Kippur portandolo in un mondo magico che, anziché essere pieno di caramelle, era ricco dei classici stuzzichini ebraici (challa, sottaceti e una gigantesca zuppa di matzah). In questa occasione Samberg non si è limitato ad indossare il cappotto viola e cilindro marrone tipici del personaggio ma si è persino legato al collo una grande collana d’argento con una stella di David e, insieme a Stiller, è stato molto apprezzato dal pubblico per aver rappresentato in maniera ironica tutti i singoli stereotipi sugli ebrei askenaziti di New York.
L’antisemitismo di Roald Dahl
“Un personaggio complesso” così l’autore Jeremy Treglow ha descritto Roald Dahl nel libro Roald Dahl: a Biography del 1993. “Era un eroe di guerra, filantropo e devoto padre di famiglia ma anche un feroce antisemita, bullo e piantagrane”.
Nonostante i suoi libri abbiano portato gioia a milioni di bambini, la carriera da scrittore di Dahl è stata sempre ricca di controversie. I suoi editori, in particolare Stephen Roxburgh, sono diventati noti per aver dovuto tagliare moltissimi contenuti razzisti e misogini dai suoi racconti più famosi in modo da garantirne la pubblicazione. Il romanzo Le streghe è tutt’ora nell’elenco dei “100 libri più contestati dal 1990 al 1999”. Anche La fabbrica di cioccolato è stata colpita da critiche pesanti per la sua descrizione degli Umpa Lumpa come “pigmei africani che Wonka spedì in Inghilterra dentro grandi casse da imballaggio”. Per contrastare le accuse di razzismo e incitamento allo schiavismo, il film del 1971 ha dovuto dunque riadattare gli aiutanti di Wonka nei simpatici ometti arancioni dell’isola di Loompaland, venuti a lavorare per il cioccolatiere di loro spontanea volontà.
Nonostante questi cambiamenti, le numerose controversie che circondavano la figura di Dahl si sono sempre più inasprite, specialmente dopo che, nei suoi ultimi anni di vita, l’autore ha ammesso pubblicamente di essere antisemita. Nella recensione di un libro sulla guerra del Libano, pubblicata nell’agosto 1983 dal periodico britannico Literary Review, Dahl ha dichiarato che “mai prima d’ora nella storia dell’uomo una razza di persone è passata così rapidamente dall’essere vittime compatite a barbari assassini.” L’autore ha accusato gli ebrei di controllare i media, ritenendola “una tattica molto intelligente”, e di tenere sotto scacco il governo degli Stati Uniti grazie alle “grandi istituzioni finanziarie ebraiche”.
“Sarà stato sicuramente un fantastico scrittore per bambini, ma era anche un terribile razzista antisemita e questo dovrebbe essere ricordato” ha affermato Amanda Bowman, vicepresidente del Consiglio dei deputati degli ebrei britannici, sostenendo fortemente la decisione della Royal Mint di non coniare una moneta commemorativa per il centenario della nascita dell’autore.
Nel dicembre 2020 i membri della famiglia Dahl e della Roald Dahl Story Company si sono scusati pubblicamente per i commenti antisemiti dell’autore. “Queste dichiarazioni piene di pregiudizi sono in netto contrasto con l’uomo che conoscevamo e con i valori di gentilezza ed inclusione delle favole di Roald, che hanno avuto un innegabile effetto positivo su intere generazioni di bambini” hanno affermato i familiari in una dichiarazione pubblicata sul sito di Dahl. “Siamo davvero dispiaciuti.”
Sulla scia di queste scuse, la comunità ebraica britannica ha commentato che, sebbene sia incoraggiante che questi comportamenti disdicevoli siano stati finalmente riconosciuti da “coloro che traggono profitto dalle opere creative di Dahl”, questo riconoscimento era atteso da tempo: “il fatto che abbiano aspettato trent’anni per presentare delle scuse, solo dopo che sono stati firmati accordi lucrativi con Hollywood, è davvero deludente”.
- Leggi anche: Censurare Roald Dahl significa (anche) nascondere che era un antisemita e un antisraeliano
“Wonka” il film
Dopo aver viaggiato nelle regioni più remote del mondo, il giovane aspirante mago e cioccolataio Willy Wonka sbarca in una nuova città con l’obiettivo di aprire il suo primo negozio e mostrare al mondo il suo talento, ma dovrà vedersela con il temuto “cartello del cioccolato”, disposto a tutto pur di rimanere il leader nel settore. Grazie all’aiuto di nuove e inaspettate amicizie, tra cui l’Umpa Lumpa interpretato da Hugh Grant, il giovane Willy lotterà per realizzare i propri sogni e per scoprire il segreto che si cela dietro la magia del cioccolato.
Il film, girato nel 2021 in Inghilterra, è il terzo adattamento cinematografico del libro di Dahl dopo Willy Wonka e la fabbrica del cioccolato (1971) con Gene Wilder e Charlie e la fabbrica del cioccolato (2005) con Johnny Depp.
“Questo è il primo adattamento che non mostra il personaggio di Charlie Bucket” ha affermato la rivista Deadline. “Ed è anche la prima volta in cui Chalamet potrà mostrare sul grande schermo le sue doti di cantante e ballerino, grazie ai diversi numeri musicali presenti nel film.”
Nel 2018 Netflix ha pagato un miliardo di dollari alla Roald Dahl Story Company per ottenere i diritti di 16 opere dell’autore britannico ed oggi ha già in via di sviluppo due nuove serie animate basate sui personaggi de La fabbrica del cioccolato, scritte dal regista ebreo maori Taika Waititi.