di Pietro Baragiola
Sono passati due anni dalla morte di Edward “Ed” Asner, ma il volto del pluripremiato attore ebreo è ufficialmente tornato nelle sale cinematografiche americane il 7 luglio 2023 con uno dei suoi ultimi e più commoventi capolavori: Tiger Within.
Diretto dal regista Rafal Zielinski, il film racconta dell’inaspettata amicizia tra un anziano sopravvissuto all’Olocausto e una giovane negazionista della Shoah, in una storia avente come protagonista il tema del perdono.
L’anziano Samuel è solo uno dei diversi personaggi ebrei che Asner ha interpretato nella sua prolifica carriera, rivendicando sempre in maniera orgogliosa la propria identità ebraica e spiegando le ferite che essa porta con sé in un mondo dove due terzi dei giovani americani ignorano il fatto che furono 6 milioni gli ebrei uccisi nei campi di sterminio.
“I ragazzi di oggi non hanno un’idea chiara sugli orrori dell’Olocausto e intanto il negazionismo è in continua crescita. Per questo mi auguro che il messaggio di Tiger Within coinvolga spettatori da ogni parte del mondo” afferma Zielinski.
La storia di “Tiger Within”
Fuggita da una madre negligente che preferisce gli agi del compagno al suo benessere, Casey (interpretata dall’esordiente Margot Josefsohn) è una quattordicenne punk profondamente arrabbiata con la vita. Non riuscendo a trovare rifugio dal padre e dalla sua nuova famiglia, la ragazza inizia a vagare per le strade di Los Angeles dandosi alla prostituzione per guadagnarsi da vivere.
Un giorno Casey, ormai senzatetto, si riposa contro una lapide di un cimitero ebraico e la svastica incisa sulla sua giacca attira subito l’attenzione dell’anziano Samuel (Ed Asner), un sopravvissuto alla Shoah in visita alla tomba della moglie.
Dopo un breve scambio intervallato da diffidenza e timidezza tra i due, l’uomo si propone di ospitare la ragazza per darle una mano e lei accetta.
Cresciuta pensando che la Shoah fosse solo una finzione, Casey rimane sorpresa nell’apprendere che Samuel ha vissuto questa tragedia in prima persona, perdendo i figli nei campi di sterminio.
“Sei davvero ebreo? Non ne ho mai incontrato uno prima” chiede titubante la ragazza all’anziano premuroso che, con il tempo, la convince a tornare a scuola e ad aprirsi di più con le persone. Anche per Samuel quest’inaspettata amicizia porta grandi benefici: gli permette di mantenere la promessa fatta alla moglie di imparare a perdonare, liberandosi così dall’odio presente nel suo cuore.
Il tema del perdono è molto importante per il regista ebreo Rafal Zielinski che, prima di girare il film, ha intervistato numerosi leader religiosi e giovani californiani per scoprire che valore avesse questo tema per il suo pubblico.
“Vogliamo tutti perdonare, ma la nostra natura umana ci ostacola” afferma Zielinski, spiegando che, finché non avremo tutti un concetto univoco di perdono, i popoli del mondo rimarranno per sempre divisi.
Casey e i negazionisti dell’Olocausto
“A quasi 80 anni dalla fine del conflitto, l’antisemitismo è ancora molto forte e la sua influenza è in continua crescita”: così Rafal Zielinski spiega perché è molto importante che il cinema mostri sempre più storie che educhino sulle tragiche conseguenze dell’odio e sul suo impatto nella storia del mondo.
Studi recenti hanno dimostrato che quasi un quarto dei giovani adulti americani tra i 18 e i 39 anni credono che l’Olocausto sia solo un mito. Questo “negazionismo” è una corrente di pensiero introdotta verso la fine della II Guerra Mondiale dai nazisti che, consapevoli della loro sconfitta imminente, fecero il possibile per distruggere tutte le documentazioni e le prove delle atrocità e degli stermini avvenuti nei campi di concentramento. Tra questi occultamenti è inclusa la riesumazione e incenerimento dei corpi dei 25.000 Lettoni ebrei uccisi dalle truppe del generale nazista Friedrich Jeckeln nei pressi di Riga.
Per contrastare queste teorie complottistiche, Zielinski introduce in Tiger Within l’amicizia tra la negazionista Casey e il sopravvissuto Samuel, dimostrando che solo con il dialogo tra le generazioni possiamo comprendere davvero la nostra storia.
È un’amicizia improbabile quella tra Samuel e Casey, ma può educare il mondo.
Il contributo di Ed Asner al cinema ebraico
Tiger Within è solo uno dei diversi progetti in cui il defunto Ed Asner ha affrontato temi legati all’ebraismo.
Nato il 15 novembre del 1929 a Kansas City in Missouri da genitori di origine ebraica, Asner attribuiva l’origine del suo amore per la recitazione alla sua impacciata lettura dell’Haftarah durante il Bar Mitzvah: “Lo stigma post-cerimonia è stato intenso ma, avendo fallito la mia prima performance, ero determinato a fare meglio” affermò Asner alla rivista ebraico-americana The Forward.
Durante la sua carriera Asner recitò in oltre 300 film e programmi televisivi, vincendo un Emmy per il ruolo di Lou Grant nella sitcom The Mary Tyler Moore Show e diventando Presidente della Screen Actors Guild dal 1981 al 1985.
La sua voce ha dato vita a personaggi iconici dell’animazione, da J. Jonah Jameson fino al burbero Carl Fredricksen, protagonista dei film d’animazione Up e L’appuntamento di Carl (ora al cinema).
Membro dell’organizzazione Jewish Voice for Peace, Asner considerava la recitazione una forma di psicoterapia per guarire dalle sofferenze inflitte al popolo ebraico, motivo per cui nel 2016 iniziò un tour per l’America con la lettura scenica della commedia The Soap Myth, scritta da Jeff Cohen. Traendo ispirazione da documenti storici che provano l’esistenza di un progetto nazista per la produzione del sapone utilizzando il grasso dei cadaveri dei prigionieri ebrei, quest’opera teatrale ha come protagonista una giovane reporter investigativa che, su richiesta di un irascibile sopravvissuto dell’Olocausto, si trova coinvolta in una battaglia tra testimonianze contrastanti sugli eventi della Shoah.
Questa commedia si interroga su chi ha davvero diritto a scrivere la storia del mondo: coloro che l’hanno vissuta, quelli che la studiano o gli individui che cercano di distorcerla?
Nel 2019 The Soap Myth è stata presentata nella città di Pittsburgh, in Pennsylvania, 6 mesi dopo la tragica sparatoria dell’Albero della Vita dove morirono 11 ebrei.
“Spero che lo spettacolo diventi un tributo per le vittime e un promemoria di ciò che è successo per evitare che si ripeta” spiegò Asner al quotidiano Tribune-Review.
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Sempre nel 2019 Asner narrò l’adattamento animato del libro di Marvell Ginsburg The Tatooed Torah che racconta la storia vera del salvataggio e restauro di una piccola Torah dalla Cecoslovacchia. Mostrato in oltre 11.000 classi, questo progetto descrive gli eventi della Shoah con un linguaggio adatto ad un pubblico di adolescenti, indicando la Torah come “il bene più prezioso del popolo ebraico”, simbolo di famiglia e della sua immensa resilienza.