di Pietro Baragiola
Domenica 5 gennaio si è tenuta l’82esima edizione dei Golden Globes, i prestigiosi riconoscimenti dell’industria hollywoodiana che ogni anno vengono assegnati ai film e alle serie tv di maggiore successo.
Tra i protagonisti della serata ha predominato The Brutalist, il capolavoro vincitore del premio per “Miglior Film Drammatico” e “Miglior Regia” che segue le vicende di un sopravvissuto alla Shoah divenuto architetto negli Stati Uniti del dopoguerra.
“È una storia sulla capacità umana di creare” ha affermato l’attore Adrien Brody, protagonista del film e grazie al quale si è aggiudicato il Golden Globe di “Miglior Attore Protagonista”.
Come figlio di immigrati ebreo-ungheresi, calarsi nel ruolo del sopravvissuto László Tóth ha permesso a Brody di rendere omaggio alla propria storia famigliare.
“Il viaggio del personaggio mi ricorda molto quello di mia madre e dei miei antenati, che sono fuggiti dagli orrori della guerra e sono arrivati in questo grande Paese. Devo molto a mia madre e ai miei nonni per il loro sacrificio” ha spiegato Brody sul palco dei Globes durante il ritiro del premio. “Spero che questo lavoro possa sollevarvi e darvi voce.”
Trama
È il 1947 e László Tóth insieme a sua moglie Erzsébet (Felicity Jones) cercano di affermarsi negli Stati Uniti, affrontando le difficoltà e umiliazioni riservate agli immigrati.
La loro fortuna inizia a cambiare quando Tóth incontra l’industriale benestante Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce) che lo incarica di realizzare un monumentale progetto modernista nella periferia di Philadelphia.
Le riprese del film sono iniziate a Budapest per poi proseguire in Italia, mostrando scorci della città di Venezia e scene girate nelle cave di marmo a Carrara dove Tóth e Buren scelgono il materiale per i loro progetti.
Nel corso di tre ore e mezza il film abbraccia un periodo di circa 30 anni, descrivendo le lotte e i trionfi del protagonista che si trova costantemente costretto ad affrontare i traumi del suo passato.
Durante una proiezione del progetto tenutasi al Chicago International Film Festival 2024, il regista Brady Corbet ha spiegato che, per la creazione di Tóth, ha preso ispirazione da molti importanti progettisti e designer ebrei. Tra questi il regista ha citato il famoso architetto Louis Khan, responsabile di aver progettato numerose sinagoghe e memoriali della Shoah in tutti gli Stati Uniti, e il designer Marcel Breuer, noto per essere uno dei principali esponenti del brutalismo americano.
“Ho scelto di parlare del brutalismo perché i governi di tutto il mondo ne hanno inizialmente apprezzato l’originalità e poi ordinato la distruzione per via della sua diversità. Trovo che questa sia una metafora efficace rivolta alle minoranze che un tempo avevano raggiunto un certo livello di importanza sociale e che poi sono state disprezzate e perseguitate” ha spiegato Corbet. “Sono rimasto affascinato dal modo in cui le comunità tendono a percepire tutto ciò che non è loro famigliare, sia questo un nuovo edificio costruito in uno stile diverso o un nuovo membro della loro comunità che ha tradizioni diverse o un diverso colore della pelle”.
I temi del film
Nonostante il regista sostenga che The Brutalist sia un film incentrato sull’architettura e non sull’ebraismo, il suo copione è pervaso di temi ricorrenti nel mondo ebraico: la Shoah, l’antisemitismo, i rischi affrontati dagli ebrei immigrati negli Stati Uniti, l’esclusione dalla società d’élite e il sionismo.
Persino il personaggio di Buren, apparentemente amico di Tóth, con il susseguirsi della trama si rivela come emblema di un antisemitismo brutale e violento.
Insieme a The Brutalist molti altri progetti di interesse ebraico hanno partecipato a questa nuova edizione dei Golden Globes tra cui il film sulla Shoah A Real Pain, il docudrama September 5 sul massacro degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco del 1972 e il biopic A Complete Unknown sulla leggenda del folk americano Bob Dylan.
Presentato in anteprima alla Mostra del Cinema di Venezia 2024, dove ha vinto il Leone d’Argento alla regia, The Brutalist è oggi uno dei favoriti alla corsa al tanto desiderato Premio Oscar, soprattutto grazie a Brody che ha recitato gran parte dei suoi dialoghi in ungherese.
Il film uscirà nelle sale italiane il 23 gennaio 2025.