Leonard Cohen

“Hallelujah, Leonard Cohen a Journey a song” presentato a Venezia

Spettacolo

di Roberto Zadik

A cinque anni dalla sua scomparsa, era 7 novembre 2016, il carismatico e intenso cantautore ebreo canadese Leonard Cohen torna a far parlare di sé. Infatti in questa edizione del Festival di Venezia appena cominciata, è stato presentato l’appassionante documentario Hallelujah Leonard Cohen. A journey a song che partendo dalla sua celebre canzone del 1984 Hallelujah, rifatta da vari artisti da Jeff Buckley all’israeliana Ninet Tayeb, riassume la sua biografia svelando lati inediti della sua personalità e della sua lunga e gloriosa carriera artistica.

Il lungometraggio diretto dal talentuoso trio di registi Dan Geller, Dayna Goldfine e Morgan Neville premio Oscar nel 2014 per il suo 20 Feet from Stardom, secondo il sito deadline.com era stato approvato dallo stesso Cohen proprio quell’anno e comincia la sua narrazione proprio da quella canzone che, inizialmente, era stata accolta dal pubblico in maniera non proprio trionfale. Invece è diventata talmente famosa da trasformarsi in uno dei capolavori universalmente riconosciuti del suo repertorio assieme alle struggenti Suzanne, rifatta anche da Fabrizio De Andrè e I am your man. Nel filmato vengono intervistati vari big della canzone che ne fecero una loro versione, come il cantautore Rufus Wainwright e la pianista russa Regina Spektor.

Espandendosi da quel brano alle vicende biografiche di Cohen e della sua malinconica e fascinosa personalità di “raffinato poeta della canzone” più che di semplice cantautore, il documentario fornisce una lunga serie di aneddoti e curiosità su di lui raccontate da chi lo conobbe in prima persona. Fra i tanti intervistati: la sua storica collaboratrice Sharon Robinson, il produttore del brano Hallelujah John Lissauer e il giornalista della rivista Rolling Stone Larry Sloman che nel video delizia i fan di Cohen con alcune rarità del suo repertorio incise dal 1974 al 2005. Un vero e proprio viaggio, come dice il titolo, musicale e interiore, che partendo da una canzone racconta in maniera originale un personaggio unico come il cantautore canadese.

Secondo il sito Variety  ad aver ispirato i due registi Geller e Goldfine sarebbero stati “la straordinaria reputazione di Cohen e la fama del brano Hallelujah oltre alla magia delle parole che egli scriveva”. Nel filmato non ci sono solo musica e interviste ma anche e soprattutto una serie di fotografie e immagini inedite di concerti tenuti da un artista noto per la sua sobrietà e la sua sorniona eleganza di modi e atteggiamenti. Ancora più denso di curiosità su questa nuova opera e sul suo protagonista è sicuramente la recensione del sito Indiewire. Nell’articolo firmato da Ella Kemp si approfondiscono diversi aneddoti, primo fra tutti il gelido incontro che Cohen ebbe con un certo Walter Yetnikoff presidente nientemeno che del colosso discografico Columbia Records che dopo aver ascoltato il suo album Variations del 1984 in cui era inserita Hallelujah “Guarda Leonard sappiamo che sei un grande, ma non siamo sicuri se sarai capace di fare ancora qualcosa di valido”.  Inaspettatamente per Yetnikoff e i detrattori del brano, proprio quella canzone sarebbe diventata una dei suoi brani più acclamati, eseguita, come ricorda l’articolo, “da lui senza sosta per 27 anni”.

Ma qual è la personalità di Cohen che emerge da questo documentario? Un personaggio intenso e complesso, un ebreo credente ma sempre inquieto che scrisse questa canzone, come evidenzia l’articolo, “per collegare la spiritualità alle proprie fragilità cercando di comprendere il suo fine in questo mondo”. Ispirato al libro di Alan Light The Holy or The Broken (Santo o distrutto, Leonard Cohen, Jeff Buckley e la strana ascesa di Hallelujah, secondo il sito il documentario si rivela estremamente emozionante e pieno di argomenti e curiosità anche se “non è certo il ritratto definitivo di Cohen”. Questo artista nato a Montreal da famiglia di origini polacco-lituane, sua madre era la figlia di un grande studioso di Talmud, assieme a Bob Dylan e a Lou Reed fu uno dei più grandi cantautori e poeti ebrei e internazionali di tutti i tempi, dalla voce e dal linguaggio indimenticabili capace di far sognare e riflettere con l’energia delicata della sua poesia.