I progetti candidati ai premi Ophir 2024 rendono omaggio alle vittime del 7 ottobre

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Lunedì 16 settembre l’auditorium dell’Expo di Tel Aviv ospiterà la nuova edizione dei Premi Ophir, i riconoscimenti assegnati dall’Accademia Israeliana di cinema e televisione per celebrare i più grandi professionisti del settore.

18 categorie in gara ma la statuetta più importante della serata rimane quella per il “Miglior film” che ogni anno permette al vincitore di diventare il candidato israeliano per gli Oscar al “Miglior film straniero”.

Quest’anno tra i favoriti ci sono diversi capolavori esordienti.

Eid di Yousef Abo Madegem si è aggiudicato 8 candidature con il suo lungometraggio che segue le vicende di un operaio edile di Rahat con aspirazioni letterarie, in lotta per soddisfare le aspettative dei genitori. Megem è il primo regista beduino ad essere mai stato nominato per un premio Ophir e ha lavorato a questo progetto per più di un decennio.

Tom Nesher, figlia del regista Avi Nesher, si unisce alla competizione con il suo Come Closer, vincitore del primo premio al concorso “Viewpoints” del Tribeca Film Festival 2024 ed oggi candidato a 12 premi Ophir. Il film racconta la storia di un’amicizia ossessiva tra una giovane donna in lutto per la perdita del fratello e la ragazza di lui.

La guerra contro Hamas e il dolore per gli ostaggi ancora tenuti prigionieri a Gaza sono al centro di molti progetti che hanno ricevuto una candidatura ai premi di quest’anno. Primo tra tutti Table for Eight, il documentario ispirato alla storia vera di Abigail Mor Edan, la bambina di 4 anni ex-ostaggio di Hamas.

 

“Table for Eight”

Diretto dal regista israeliano Ben Shani, Table for Eight segue la vicenda della piccola Abigail, i cui genitori sono stati uccisi davanti a lei nella loro casa del Kibbutz Kfar Aza durante l’attacco del 7 ottobre.

Il padre di Abigail era un fotografo del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth e ed era uscito presto la mattina per immortalare le prime immagini dei terroristi in deltaplano. Resosi conto della gravità della situazione è tornato subito a casa dove però i terroristi di Hamas avevano già fatto irruzione, uccidendo la moglie Smadar.

L’uomo ha cercato di trarre in salvo i figli, Abigail (3 anni), Michael (9 anni) e Amalya (6 anni) ma, secondo i racconti dei testimoni, appena la piccola è salita in braccio al padre uno dei terroristi gli ha sparato. Nel suo ultimo atto di devozione paterna, l’uomo ha detto a Michael e Amalya di fuggire mentre si è accasciato sopra Abigail per farle da scudo umano.

Dopo l’attacco, Abigail è strisciata da sotto il corpo del padre coperta del suo sangue ed è corsa a casa di una compagna di scuola per chiederle aiuto. Lì, la madre dell’amica l’ha accolta e nascosta insieme ai suoi figli nel loro rifugio ma, poche ore dopo, sono stati tutti catturati e Abigail è stata portata prigioniera a Gaza.

Michael e Amalya, credendo che la loro sorellina fosse morta, si sono nascosti in un armadio per 14 ore finché non sono stati tratti in salvo dall’esercito.

Solo tre giorni dopo l’attacco i famigliari di Abigail sono venuti a sapere che la piccola era ancora viva e tenuta in ostaggio a Gaza.

La bambina ha compiuto 4 anni in cattività ed è stata liberata insieme ai suoi vicini durante il terzo giorno di cessate il fuoco tra Israele e Hamas.

La prozia di Abigail, Liz Hirsh Naftali, ha raccontato alla Commissione Affari Esteri le condizioni della bambina.

“Era pallida, aveva fame. Non mi dilungherò in ulteriori descrizioni ma era stata tenuta al buio senza accesso alla luce o a molto cibo per 50 giorni” ha spiegato Naftali. “L’unica benedizione è stata che la madre della sua amica, Hagar, si è presa cura di lei come se fosse una dei suoi figli.”

Nei tre giorni successivi al suo rilascio, Abigail è stata curata in ospedale dove, a poco a poco, si è ripresa grazie al sostegno dei fratelli e dei cugini che le hanno fatto visita.

“È sbocciata. È tornata la luce” ha affermato Naftali, che oggi è in prima linea a sostenere la corsa a “Miglior Documentario” per Ben Shani in modo da diffondere il più possibile la consapevolezza delle condizioni degli ostaggi affinché possano presto tornare a casa dalle loro famiglie.

 

I crimini di Hamas

Tra i documentari in lizza per il titolo di “Miglior Documentario” molti si sono soffermati sui crimini e le violenze avvenute durante il 7 ottobre.

Il film Screams Before Silence condotto dall’ex COO di Meta, Sheryl Sandberg, e diretto da Anat Stelansky, affronta il tema dei crimini sessuali commessi dai terroristi di Hamas sulle loro vittime. Per completare il progetto, Sandberg ha intervistato i sopravvissuti e testimoni agli attacchi del 7 ottobre e si è dedicata personalmente a promuovere in tutto il mondo le prove del fatto che queste violenze sono davvero avvenute e stanno tutt’ora accadendo.

#Nova di Dan Pe’er ha utilizzato invece un approccio diverso, concentrandosi sul massacro del Nova Music Festival e raccontandolo attraverso i terrificanti filmati girati dai sopravvissuti, dalle vittime e diffusi sui social media dai terroristi di Hamas.

Gli Ophir 2024 vogliono rendere omaggio anche agli artisti caduti durante il conflitto: The Boy di Yahav Winner, il regista israeliano ucciso durante l’attacco al Kibbutz Kfa Aza, è stato candidato nella categoria “Miglior Cortometraggio” di questa nuova edizione.

Dopo che in questi ultimi giorni è stato confermato il ritrovamento di sei nuovi ostaggi morti a Gaza, l’Accademia Israeliana del cinema e della televisione ha cancellato la cena celebrativa prevista per i candidati ed ha annunciato che la cerimonia di premiazione di quest’anno sarà più modesta in modo da porgere rispetto ai caduti.