di Nathan Greppi
Quando veniva sconfitto alle elezioni, era solito ripetere che magari la prossima volta sarebbe andata meglio. Per tutti i suoi 93 anni di vita, Shimon Peres (1923 – 2016) ha continuato a fare ciò in cui credeva fino alla fine, senza mai tirarsi indietro: già ministro sotto vari governi e membro della Knesset per quasi mezzo secolo, fu Primo Ministro d’Israele negli anni ’80 e ‘90 e infine Presidente dal 2007 al 2014. Anche dopo il suo ritiro, continuò a lavorare per il suo paese, impegnandosi nel promuovere la cooperazione tra arabi ed ebrei e l’innovazione tecnologica per lo sviluppo della nazione.
Una vita lunga e intensa, che è stata raccontata nel documentario Il talento di sognare: la vita e gli insegnamenti di Shimon Peres, diretto dal documentarista americano Richard Trank e uscito su Netflix nel luglio 2022.
Il documentario, che presenta la voce narrante di George Clooney, racconta la vita di Peres dall’inizio alla fine: dalla nascita a Višneva, un piccolo shtetl nell’odierna Bielorussia, all’emigrazione con la famiglia nella Palestina Mandataria, giungendo al suo impegno giovanile nel movimento sionista che lo fece diventare un apprendista di David Ben Gurion. Si giunge poi a quando, dal ’48 in poi, pur non essendo un militare si impegnò a trattare con paesi come la Francia per rifornire Israele di armi quando gli stati arabi lo minacciavano; e a quando, una volta divenuto Ministro della Difesa, autorizzò l’Operazione Entebbe.
Non manca il passaggio da falco in tempo di guerra a colomba in tempo di pace, quando contribuì ad ottenere la pace con la Giordania e alle trattative per gli Accordi di Oslo con i palestinesi, che gli valsero il Premio Nobel per la Pace. Si arriva infine agli ultimi anni, quando divenne presidente per poi continuare a lavorare incontrando politici e imprenditori in tutto il mondo (si vede anche una visita in Italia del 2013, con l’allora premier Enrico Letta) per discutere dei temi d’attualità più scottanti fino al 13 settembre 2016; quando, a causa di un ictus, venne ricoverato in un ospedale di Tel Aviv, e morì 15 giorni dopo.
Trank, che ha prodotto e diretto documentari principalmente per conto del Centro Simon Wiesenthal, alterna la voce narrante con interviste esclusive a Peres, girate prima che morisse, e a persone influenti che lo hanno conosciuto: oltre al suo biografo ufficiale Michael Bar-Zohar, compaiono i Presidenti americani George W. Bush e Barack Obama, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, quello britannico Tony Blair, e anche la cantante Barbra Streisand.
Il documentario ha il pregio di mettere in luce anche aspetti poco conosciuti della carriera politica di Peres, quali ad esempio i rifiuti sprezzanti che molte sue proposte, quali gli accordi militari con la Francia o l’installazione della centrale nucleare di Dimona come deterrente, in un primo momento ricevettero da parte di Golda Meir e Yitzhak Rabin. Quest’ultimo, in particolare, fu per decenni un acerrimo rivale di Peres per la guida del Partito Laburista. Tuttavia, compaiono anche diverse inesattezze storiche: ad esempio, a proposito di Entebbe si parla di come il comandante Yonatan Netanyahu (fratello di Benjamin) fu l’unico soldato caduto, ma non si accenna al fatto che anche tre civili rimasero uccisi durante l’operazione. Oppure, per quanto riguarda i massacri di Sabra e Chatila, si parla solo delle responsabilità israeliane senza però dire che gli esecutori materiali furono i falangisti libanesi.
Nel complesso, Il talento di sognare è un documentario che, pur non essendo esente da critiche, vale senz’altro la pena di vedere. Perché la vita di Shimon Peres ci ricorda che non bisogna mai smettere di lottare per realizzare i propri sogni.