Il teatro Habimah in scena a Torino

Spettacolo

E’ stato presentato nei giorni scorsi il XVI Festival dei Teatri d’Europa. Dal 23 ottobre al 31 dicembre 2007, a Torino, i teatri Gobetti, Astra, Nuovo, Limone Fonderie Teatrali Moncalieri, Cavallerizza Reale, Vittoria e Alfieri, ospiteranno un ricco programma di spettacoli diretti da alcuni dei più importanti registi contemporanei.
Particolarmente attesa è la nuova produzione dell’Habimah National Theatre of Israel, già ospite con successo lo scorso anno del Teatro Stabile di Torino con lo spettacolo War.

Il Teatro Habimah è una delle più prestigiose istituzioni culturali israeliane. Fondato nel 1917 a Mosca, come prima compagnia a recitare in Ebraico, si è poi trasferito a Tel Aviv a partire dal 1931. Tra il 1935 e il 1945, in uno dei punti centrali dei piano di Patrick Geddes, venne costruita la sede stabile, su progetto di Oskar Kaufmann, un architetto immigrato dalla Germania, dove aveva realizzato a Berlino la celebre Volksbühne, (il teatro di Erwin Piscator e negli anni successivi di Brecht).
Autore del testo è una figura eclettica come Tamir Greenberg: architetto, direttore del Dipartimento di Architettura e Interior Design della Shenkar School, ma noto soprattutto per le sue raccolte di poesie, tradotte anche in italiano, in questo caso alla sua seconda prova come sceneggiatore teatrale dopo Mizmor Le’David del 1987, che aveva ricevuto numerosi riconoscimenti.

Hebron, scritto nel 2003 in piena seconda Intifada, racconta la storia di due famiglie, una ebrea e una palestinese, la cui convivenza apparentemente tranquilla viene interrotta dall’uccisione di un bambino. Da qui ha inizio una spirale di vendette incrociate che sembra non trovare conclusione, fino a che è la stessa Terra di Hebron a rifiutarsi di seppellire i corpi. E’ questa la scena definita da Haaretz, in un articolo del 21 giugno scorso, una delle “più impressionanti e drammatiche dell’intero spettacolo”, e che assume quasi accenti biblici. La mancata sepoltura dei corpi causa infatti una piaga che investe l’intera città e per cercare di fermarla il governatore decide di darla alle fiamme.

Il testo ha origine naturalmente dalle cronache del conflitto, ma la volontà di Greenberg è di dare una dimensione più ampia alle sue parole. Nello stesso articolo di Haaretz dichiara: “quando ho cominciato a lavorare sulla sceneggiatura ho sentito che il peso della realtà era troppo forte. Mi sono reso conto che stiamo vivendo in una condizione ‘mitologica’ e quindi ho cercato di condurre il testo in questa direzione”.
In effetti Hebron è costruito come una tragedia greca: oltre alle due famiglie in lotta esiste un terzo, decisivo protagonista della scena, la Terra, rappresentata da tre figure femminili, ora sullo sfondo come un coro, ora in primo piano.

L’idea di usare la Natura come osservatore e attore della scena ricorda, secondo Ilan Ronen, direttore del Teatro Habimah, alcune opere di Garcia Lorca e Hanoch Levin: “è un’opportunità per prendere le distanze da un realismo di basso profilo”. Il regista, Oded Kotler, aggiunge: “era importante lasciare le cose come sono, in modo che il testo non fosse artificiale, ma allo stesso tempo era importante cercare una messa in scena metaforica”.

I tre anni passati tra la scrittura e messa in scena nel 2006, testimoniano alcune difficoltà incontrate nella produzione, che nasce da una collaborazione tra i Teatri Habimah e Cameri, superate soprattutto grazie alla determinazione e al prestigio del regista.
Non sono mancate le polemiche e le proteste in occasione della prima a Tel Aviv, in particolare per opera di alcuni membri dell’Irgun Marot Arim.
L’autore, il regista e la produzione sono consapevoli delle critiche che lo spettacolo potrà ricevere. Kotler si augura che “ci si possa confrontare sull’elevato livello artistico del testo”, mentre Ronen replica difendendo la libertà di sperimentazione del Teatro e aggiungendo che “il maggior pregio di Hebron è nella sua dimensione umana, nel suo tentativo di ritrarre ebrei e palestinesi come vittime”.
Fra pochi mesi avremo anche noi la possibilità di vedere e valutare meglio questo spettacolo. In ogni caso è un fatto estremamente positivo che il Teatro Habimah e il Cameri siano entrati a pieno titolo nell’Unione dei Teatri d’Europa e quindi in una nuova e più intensa stagione di scambi culturali tra Israele e i paesi europei. E’ importante segnalare che i due teatri israeliani si stanno adoperando per portare a Tel Aviv l’edizione del Festival che si terrà nel 2009, da inserire nelle celebrazioni per il centenario della fondazione della città.