di Nathan Greppi
Il documentario offre uno sguardo sull’esplosione dell’antisemitismo nei campus universitari, nei social media e nelle strade degli Stati Uniti a partire dal giorno dopo l’attacco del 7 ottobre contro Israele da parte di Hamas, e rivela come nell’arco di decenni Hamas abbia creato reti sofisticate in America per permeare le istituzioni statunitensi.
Quando, il 7 ottobre 2023, i terroristi di Hamas sono entrati in Israele per compiere stragi, stupri e rapimenti, la solidarietà del mondo civile è stata di breve durata. Nel giro di pochi giorni, e prima ancora che iniziasse l’operazione militare a Gaza, in diversi ambienti si è cercato di invertire i ruoli di aggressore e aggredito, tra mistificazioni, narrazioni ideologizzate e teorie del complotto. Se poi si va a vedere i campus universitari statunitensi, molti gruppi studenteschi si sono schierati fin dall’inizio contro Israele e dalla parte di Hamas.
Per fare luce su ciò che è successo nell’ultimo anno e mezzo al di là dell’Oceano Atlantico, il 14 marzo è uscito nei cinema americani il documentario October 8: diretto da Wendy Sachs, offre uno sguardo sull’esplosione dell’antisemitismo nei campus universitari, nei social media e nelle strade degli Stati Uniti a partire dal giorno dopo l’attacco del 7 ottobre contro Israele da parte di Hamas. Attraverso un’indagine meticolosa, il film rivela anche come nell’arco di decenni Hamas abbia creato reti sofisticate in America per permeare le istituzioni statunitensi, ed esamina l’ondata di antisemitismo online, propaganda e disinformazione scatenata da Iran, Russia e Cina con il preciso intento di dividere la società americana.
Co-prodotto dall’attrice Debra Messing, nota soprattutto per il suo ruolo nella sitcom Will & Grace, il documentario vede tra gli intervistati numerosi personaggi di spessore: Michael Rapaport, attore ebreo noto per aver partecipato a sitcom come Friends e My Name is Earl, che dopo il 7 ottobre ha recitato anche negli sketch del programma satirico israeliano Eretz Nehederet; Noa Tishby, attrice israeliana fortemente impegnata nel combattere i pregiudizi antisraeliani; Deborah Lipstadt, storica della Shoah ed ex-inviata speciale degli Stati Uniti per il Monitoraggio e la Lotta all’Antisemitismo; e Mosab Hassan Yousef, figlio di uno dei fondatori di Hamas, che dal 1997 al 2007 è stato un informatore dello Shin Bet.
Nel parterre degli intervistati, figurano anche persone provenienti da una cultura politica di sinistra, che però si sono ritrovate in posizioni difficili a causa delle loro posizioni filoisraeliane in controtendenza rispetto al loro ambiente di riferimento; tra queste, figurano il deputato democratico Ritchie Torres, ex-collaboratore di Bernie Sanders dal quale tuttavia si distingue per il suo forte sostegno a Israele, e la giornalista Bari Weiss, in passato una firma del New York Times dal quale però è stata costretta ad andarsene nel 2020, a causa degli attacchi e dell’emarginazione subiti da parte dei suoi colleghi più radicali.
Nel momento in cui scriviamo, il documentario viene distribuito solo nelle sale americane, e non si sa ancora se e quando arriverà anche in Italia. Ma in un periodo in cui le istituzioni USA stanno reagendo contro gli estremisti nei campus, e questi ultimi si atteggiano a vittime, occorre dare voce a chi ha vissuto sulla propria pelle il loro odio e la loro aggressività.
(Foto in alto: manifestante pro-palestinese in università. Screenshot)