di Nathan Greppi
La maggior parte degli spettatori associa il suo nome alla celebre saga di Ghostbusters, creata dal padre e di cui lui stesso ha diretto un nuovo film, Ghostbusters: Legacy, che uscirà a novembre. Ma Jason Reitman, figlio del ben più celebre regista canadese Ivan Reitman, negli ultimi 16 anni si è distinto per aver diretto pellicole che, seppur prive della comicità dei celebri “acchiappafantasmi”, hanno saputo raccontare con un umorismo amaro i maggiori cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi anni. Talvolta lo ha fatto prevedendo un futuro che oggi è diventato presente.
Il passato del padre è stato fortemente influenzato dalla Shoah: Ivan è nato in Cecoslovacchia da genitori ebrei un anno dopo la fine della guerra. La madre era una superstite di Auschwitz, mentre il padre aveva combattuto nella Resistenza. A 4 anni emigrò in Canada, dove anni dopo sposò una canadese convertita all’ebraismo e Jason nacque nel 1978.
Intervistato nel 2018 dalla rivista Jewish Journal, Jason Reitman ha spiegato come le sue radici ebraiche influenzino il suo lavoro: “Siamo dei narratori. La nostra cultura è sopravvissuta grazie alla nostra abilità nel tramandare certe storie di generazione in generazione. Raccontiamo la Haggadah di Pesach come se fosse un giallo, ed è per questo che esistiamo ancora oggi. […] Il mio lato umanistico deriva dall’essere ebreo.”
Nel 2005 ha esordito con Thank You for Smoking, dove si vedono politici e attivisti contro il tabacco che, spinti da un moralismo estremo, decidono di censurare film e opere d’arte dove comparivano sigarette, pur di non dare un “cattivo esempio”. Per il modo in cui viene trattato l’argomento, il film ha anticipato di circa 15 anni certi aspetti dell’odierna cancel culture. Mentre Juno, uscito nel 2007 e che gli valse la sua prima candidatura agli Oscar, aprì negli anni seguenti un acceso dibattito negli Stati Uniti in seno alla diatriba tra abortisti e antiabortisti, oltre che in merito alle adolescenti che restano incinte: nel 2008, dopo che 17 liceali del Massachusetts rimasero incinte, la celebre rivista Time parlò di “Effetto Juno”.
Ma il suo lavoro più profetico, soprattutto per ciò che il mondo ha vissuto nell’ultimo anno, è quasi certamente Tra le nuvole: qui, George Clooney interpreta un consulente che per lavoro deve fare numerosi viaggi in aereo, tanto da trascorrere quasi tutta la sua vita in volo o in aeroporto. Il suo stile di vita, già di per sé alienante, viene messo a dura prova quando una giovane collega prova a sostituire il contatto diretto con le persone con quello tramite computer. Uscito nelle sale nel 2009, il film ha anticipato di oltre un decennio gran parte delle discussioni legate allo smart working e al bisogno di un contatto fisico e visivo tra le persone, oltre a ricordare come anche una certa vita da pendolari, al pari del lavoro da remoto, rischia di essere alienante se portato all’estremo. Nel 2014 Reitman ha trattato il tema dell’alienazione dovuta all’eccessivo uso di schermi anche in Men, Women & Children che, seppur molto meno riuscito dei suoi lavori precedenti, è tratto da un romanzo che tratta in maniera efficace l’impatto che internet ha sulle esperienze affettive e sessuali dei giovani.
In The Front Runner, ultimo film girato prima del nuovo Ghostbusters, raccontava la vera storia di Gary Hart, tra i candidati democratici alle presidenziali americane del 1988, che dovette ritirarsi dalle primarie del suo partito dopo che alcuni giornalisti diedero il via ad uno scandalo su una sua relazione extraconiugale. Quando uscì nelle sale, nel 2018, Reitman denunciò in un’intervista alla rivista Reason il fatto che la cultura americana sembra ruotare attorno alla vergogna, per cui se in pubblico non appari come moralmente impeccabile la tua carriera è finita.
Che si tratti di essere fumatori, avere o meno un figlio o della propria vita sessuale, ogni volta che Jason Reitman si è occupato di temi politici e sociali, lo ha sempre fatto da un punto di vista libertario: quello per cui ogni individuo dovrebbe avere il diritto alla propria privacy e di fare le scelte di vita che vuole, senza imposizioni dall’esterno.