Uso qualsiasi strumento mi consenta di tradurre i miei impulsi in unevidenza fisica, così afferma Julian Schnabel nella presentazione della retrospettiva che si è aperta il 27 giugno alla Rotonda della Besana, a Milano. Una mostra che ci consente di ripercorrere i trentanni della multiforme produzione dellartista newyorkese, lasciandoci sorpresi per la forza espressiva delle tele e leterogeneità delle tecniche adottate.
Julian Schnabel è nato a New York nel 1951 in una famiglia ebraica immigrata dalla Cecoslovacchia. E cresciuto a Brooklyn, in un modesto sobborgo nei pressi di Ocean Parkway. A quattordici anni la famiglia si trasferisce in Texas. Nel 1973 ritorna a New York per partecipare al Whitney Museum Independent Study Program riservato ai giovani artisti. Si apre così un periodo su cui spesso insistono le biografie, durante il quale Schnabel si mantiene lavorando di giorno come cuoco, dipingendo di notte in maniera febbrile.
La consacrazione definitiva avviene tra il 1977, con una collettiva alla Holly Solomon Gallery, e il 1980, anno in cui viene invitato alla Biennale di Venezia. In questo periodo Schnabel riesce già a stupire per la sua capacità di mescolare forme espressive diverse: un inconsueto ritorno alla pittura figurativa, con ritratti di amici e familiari, ma anche composizioni materiche, come i celebri broken-plate portraits, eseguiti incollando cocci sulla tela.
A partire dai primi anni ottanta Schnabel diventa così uno degli artisti più ricercati sulla scena internazionale, esponendo in numerose mostre ed entrando nelle collezioni permanenti di molti musei di arte contemporanea.
Lirrequietezza sperimentale di Schnabel non si arresta però di fronte al successo internazionale e allimprovviso valore economico delle sue opere (che oggi vengono valutate fino a due milioni di euro). Accanto alla pittura comincia infatti a produrre una serie di sculture in bronzo, totem di grandi dimensioni. Ancora più sorprendenti sono le sperimentazioni di Schnabel negli ultimi dieci anni: dopo una breve esperienza come cantante country-rock, è nel cinema che sembra trovarsi particolarmente a suo agio, come regista e sceneggiatore. Nel 1996 ottiene un grande successo di critica e di pubblico con il film Basquiat, seguito nel 2000 da Before night falls, con cui ottiene il premio della Giuria al Festival di Venezia, fino al recente premio ricevuto a Cannes dal suo ultimo lungometraggio, Le scaphandre et le papillon.
Un artista integrale, che però preferisce definirsi un pittore delle caverne in omaggio alla gestualità primitiva nelluso del colore, delle tele esposte al consumo atmosferico, al montaggio di materiali di recupero.
La mostra milanese ci permette di ripercorrere lo Schnabel pittore attraverso temi e materiali diversi. Le opere di grande formato, immense tele di 6×6 m raccolte sotto la cupola dello spazio centrale della Rotonda, rivelano un confronto con lastrazione, con improvvisi getti di colore, uniti a sfumature e linee sottili. I ritratti (splendido quello della moglie Olatz) e gli autoritratti mostrano la grande capacità di Schnabel di dominare la pittura figurativa, unita a inaspettati tagli di colore che invadono le tele e contrastano con le cornici in stile. I plate paintings ripropongono i montaggi di cocci di ceramica, mentre i Japanese paintings, dipinti a olio sovrapposti su foto digitali, riescono a riprodurre suggestive atmosfere orientali, con figure femminili sullo sfondo. Bellissimo infine il ciclo dedicato a Jane Birkin.
JULIAN SCHNABEL Paintings 1978-2006
Milano – Rotonda della Besana
Fino al 16 settembre
Apertura: dalle ore 9.30 alle 19.30,
giovedì fino alle 22.00, chiuso il lunedì