di Roberto Zadik
“L’amore secondo Kafka” esce in Italia giovedì 31 ottobre; racconta il suo ultimo anno di vita in cui, assieme alla fidanzata Dora Diamant, pensò di aver trovato finalmente la serenità, prima di morire di tubercolosi, a un mese dal compiere 41 anni, il 3 giugno 1924. “L’amore secondo Kafka” svela al pubblico il lato romantico del grande scrittore ebreo praghese a un secolo dalla prematura scomparsa.
Noto per il cupo pessimismo che attraversa capolavori come Il processo e per il suo carattere ombroso, l’acclamato scrittore ebreo praghese di lingua tedesca Franz Kafka sembra che abbia avuto svariate donne, lottando contro complessi e inibizioni, fra cui la ballerina Dora Diamant che, poco prima della sua prematura scomparsa a nemmeno quarantun’anni, sembrava essere la sua “anima gemella”.
Ad occuparsi di questa inedita prospettiva sentimentale e appassionata è il nuovo film tedesco L’amore secondo Kafka che racconta l’ultimo febbrile anno di vita dello scrittore e il suo amore idilliaco per la Diamant, nonostante le precarie condizioni economiche e l’aggravarsi della tubercolosi che lo devastava da anni. Stando alla trama della pellicola, diretta con sobria delicatezza dai registi Judith Kaufmann e George Maas, la storia fra i due iniziò improvvisamente e fu il classico “colpo di fulmine”.
Kafka era in cura in una clinica sul Mar Baltico e lei in una colonia ebraica per l’infanzia; i due sono completamente diversi ma da subito irresistibilmente attratti fra loro. Lui timido e insicuro e lei energica e concreta, decidono di andare a vivere assieme a Berlino. Accomunati da un’identità ebraica tormentata, Franz laico e pieno di perplessità e Dora in fuga dalla famiglia ebraica ortodossa, diverranno inseparabili, fino al trasferimento finale nella clinica di Vienna in cui lo scrittore morirà, accudito dalla sua amata, il 3 giugno 1924, un mese esatto prima del suo quarantunesimo compleanno.
Con classe e misurato sentimento, il film descrive la personalità complessa e sofferente di Kafka, il burrascoso rapporto con il padre Hermann, la sua “doppia vita” di giovane assicuratore che insonne a notte fonda lavorava incessantemente alla stesura dei suoi romanzi, l’amicizia inossidabile con Max Brod che pubblicò dopo la sua morte i suoi scritti, nonostante Franz avesse dato disposizione di bruciarli, e accennando alle donne che egli conobbe, da Felice Bauer a Milena Jesenka.
Notevoli anche le interpretazioni nei non facili ruoli dei due protagonisti, Sabin Trambea, attore romeno naturalizzato tedesco e famoso in Germania per la sua interpretazione del re Ludwig di Baviera nel film Ludwig II e di Henriette Confirius, attrice cinematografica e televisiva; molto realistiche le ambientazioni e le scenografie.