Dopo Mendrisio e Losanna, la grande mostra su Tel Aviv arriva in Italia, a Roma. Qui sarà esposta presso la Casa dellarchitettura fino al prossimo 30 giugno.
La mostra sulla Città bianca, promossa dallAmministrazione Municipale della metropoli israeliana e dal Museo dArte di Tel Aviv, è il risultato di una lunga ricerca coordinata dallarchitetto Nitza Metzger-Szmuk in collaborazione con Tal Eyal, Peter Szmuk, Smadar Timor e Noa Karavan-Cohen.
Nel 2003, questa ricerca ha convinto lUNESCO a inserire Tel Aviv nella ristretta lista dei siti patrimonio dellumanità, unico caso di architettura moderna insieme a Brasilia.
Lesposizione, accompagnata da uno splendido catalogo (Nitza Metzger-Szmuk, Dwelling on the dunes. Tel Aviv Modern Movement and Bauhaus ideals, Editions de léclat, Paris-Tel Aviv, 2004, Euro 87,40) è ricca di materiali, che ci conducono allinterno di Tel Aviv e alle origini di Israele.
Per città bianca si intende quella parte di Tel Aviv che venne costruita nel corso degli anni trenta da un gruppo di giovani progettisti che avevano studiato in Europa assimilando i principi dellarchitettura moderna, così come erano stati elaborati dai C.I.A.M. (Congressi di Architettura Moderna.
Rispetto allimmagine consolidata di quella che viene abitualmente definita Bauhaus Tel Aviv, la ricerca curata da Nitza Metzger-Szmuk approfondisce due aspetti di grande interesse: il ruolo del piano urbanistico redatto nel 1925 da Patrick Geddes per conto del Governo Mandatario Britannico, in pieno accordo con lamministrazione Dizengoff, e le biografie intellettuali dei numerosi progettisti. La curatrice afferma che: il piano di Geddes è lespressione dellincontro tra gli ideali della Città giardino e quelli del Movimento Sionista. Tel Aviv doveva essere la prova vivente dellarmonia e dellequilibrio tra pensiero e azione, tra visione e pragmatismo.
Il piano propose infatti unoriginale declinazione del modello della città giardino, nella quale risaltano come elementi principali lattenta lettura della geografia del luogo e la continuità con i tracciati preesistenti: una struttura urbana di grande densità e omogeneità perfettamente riconoscibile nelle grandi foto aeree esposte.
A questa immagine dassieme fa da contrasto la notevole varietà formale degli edifici, nei quali si possono riconoscere le diverse matrici culturali del Movimento Moderno.
Le biografie dei progettisti testimoniano infatti un ricco sistema di relazioni tra la Palestina britannica e le scuole di architettura europee: oltre al Bauhaus, Parigi, Bruxelles, Roma, Venezia, Varsavia, Odessa, pochi anni prima che lavvento del nazismo e le ondate antisemite nellest interrompessero questi legami.
Gli edifici mostrano un formidabile campionario di sperimentazioni formali e funzionali (balconi, aggetti, pensiline, spazi porticati, giardini, tetto piani, pareti curve) che nascono in particolare dal confronto con le difficili condizioni climatiche di Tel Aviv, ma anche dallinterpretazione delle rigide regole urbanistiche di Geddes e dalle limitazioni economiche.
Il risultato è la costruzione nellarco di poco più di 15 anni del tessuto urbano a più elevata concentrazione di architetture moderne/razionaliste che sia stato realizzato, con quasi 4.000 edifici. Una città fatta di singoli elementi, ma che riesce ad avere una forte dimensione pubblica e, ancora oggi, una socialità molto ricca.
Oltre a foto, disegni, modelli, frammenti di materiali, sono visibili in mostra una serie di filmati depoca che mostrano il ruolo sociale che queste architetture hanno avuto nella costruzione della prima città del futuro Stato di Israele.
Lesposizione, coordinata dalla prof.ssa Anna Maria Nassisi, con lallestimento di Luca Zevi, è realizzata grazie al contributo del Comune di Roma, del Comune di Tel Aviv-Jaffa, della Commissione Nazionale d’Israele per l’UNESCO, dell’Ambasciata di Israele a Roma e del Ministero degli Esteri Israeliano, dell’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia.
Le immagini sono tratte dal catalogo della mostra
Casa dell’Architettura
piazza Manfredo Fanti, 47 – 00185 Roma
Orari: tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00; domenica dalle 10.00 alle 13.30
Fino al 30 giugno
Ingresso libero
www.casadellarchitettura.it