La confessione di Harrison Ford: “Come attore mi sento ebreo”. I legami con l’ebraismo dell’attore di Indiana Jones

di Pietro Baragiola
“Come uomo mi sento principalmente irlandese, come attore mi sento principalmente ebreo”: queste sono le parole che l’attore Harrison Ford ha dichiarato durante un’intervista al talk show americano Inside the Actors Studio.

Cacciatore di cyborg, pilota intergalattico e idolo di un’intera generazione, Ford è pronto a tornare nelle sale cinematografiche per sventare ancora una volta i piani dei nazisti in Indiana Jones e il Quadrante del Destino, il quinto capitolo dedicato all’archeologo più famoso della storia del cinema.

Nonostante il personaggio non sia canonicamente di origine ebraica, nel corso delle sue avventure Indiana ha combattuto a più riprese l’antisemitismo e portato alla luce numerosi artefatti biblici, sempre seguito dalla cinepresa del leggendario regista Steven Spielberg.

Il nuovo film che è uscito nelle sale italiane il 28 giugno rappresenta l’epico finale della saga iniziata nel 1981 e presto diventata uno dei più grandi successi cinematografici di tutti i tempi grazie al carisma e allo spirito d’avventura che solo Harrison Ford può trasmettere.

Origini ebraiche e primi ruoli

Nato a Chicago, Illinois, il 13 luglio 1942 dall’attrice Dorothy Nidelman e dal pubblicitario John William “Cristopher” Ford, Harrison Ford è oggi una della più grandi stelle del cinema. Tuttavia, molti fan ancora non sanno che l’attore statunitense ha ereditato dalla madre ben più della passione per la recitazione: Dorothy era un’ebrea askenazita, la cui famiglia era immigrata a Brooklyn da Minsk, capitale della Bielorussia.

Avendo padre cristiano e madre ebrea, Ford si è sentito chiedere più volte con quale religione fosse stato cresciuto da ragazzo e, nonostante le sue continue risposte ironiche (“Sono stato cresciuto Democratico”), durante un’intervista con il magazine britannico The Guardian l’attore ha ammesso di non essersi mai fatto un tatuaggio per non mettere a rischio la sua sepoltura in un cimitero ebraico: “sono mezzo ebreo, da parte di madre e quella è la parte che ti rende ufficialmente ebreo”.

Trasferitosi a 22 anni a Los Angeles per inseguire il sogno del cinema, Ford ha lavorato come carpentiere per diversi anni per mantenersi mentre si cimentava come comparsa in diverse produzioni di successo tra cui American Graffiti di George Lucas.

Quando Lucas iniziò a progettare Star Wars, il regista era risoluto sul fatto di non voler inserire nel cast volti con cui aveva già precedentemente lavorato ma, quando vide il giovane Harrison in tenuta da carpentiere mentre sistemava una porta degli studi dove si stavano tenendo i casting per Han Solo, lo invitò a partecipare e il resto è storia.

Dopo il successo di Star Wars Ford ha rivestito numerosi ruoli, alcuni dei quali esplicitamente ebrei: l’esempio più memorabile è la parte del rapinatore Tommy Lillard in Scusi, dov’è il West?.

Uscito nelle sale nel 1979, il film racconta le avventure del rabbino polacco Abramo Belinsky (interpretato da Gene Wilder) mentre attraversa il selvaggio West per consegnare la Torah alla nuova sinagoga di San Francisco. Ritenuto da molti critici “il primo film western interamente ebreo” per la presenza di un rabbino, una Torah, lo Yiddish e la capacità di spiegare i valori della religione ebraica, Scusi, dov’è il West? mostra per la prima volta sugli schermi Harrison Ford con indosso una kippah: un messaggio importante, viste le origini dell’attore.

Da sinistra, Gene Wilder e Harrison Ford in ‘Scusi dov’è il west?’

 

Indiana Jones contro i nazisti

Sono passati oltre 40 anni da quando, il 12 giugno 1981, iniziarono le avventure di Indiana Jones con il cult cinematografico I predatori dell’arca perduta.

Vincitore di 5 premi Oscar e campione d’incassi, questo primo capitolo vede il celebre archeologo in missione per impedire alle truppe naziste guidate dal rivale Rene Belloq di entrare in possesso dell’Arca dell’Alleanza (la sacra reliquia contenente le tavole della legge di Mosè) ed usare il suo potere per Hitler.

Il regista Steven Spielberg, anche in virtù del suo retaggio ebraico, utilizza astutamente i nazisti come i nemici perfetti, sfruttando la loro nota mania per l’esoterismo. Nei diversi capitoli della serie i soldati di Hitler vanno sempre in contro ad una terribile punizione divina per i loro tentativi di trafugare oggetti sacri della tradizione ebraico-cristiana: nel film I predatori dell’arca perduta i nazisti vengono sciolti e risucchiati all’interno dell’Arca dell’Alleanza dopo averne forzato l’apertura con un rituale ebraico mentre in Indiana Jones e l’ultima crociata un soldato tedesco si sgretola al suolo dopo aver provato a bere dal Sacro Graal.

 Se fino ad ora la distinzione buoni e cattivi era ben marcata, nel nuovo film Indiana Jones e il quadrante del destino il protagonista rimane sconvolto nello scoprire che il governo americano ha assunto l’ex scienziato nazista Jürgen Voller (interpretato da Mads Mikkelsen) per aiutare la NASA ad arrivare sulla luna prima della Russia.

Durante un’intervista al magazine americano Entertainment Weekly, Mikkelsen ha spiegato come il suo personaggio si distingue dai precedenti nemici nazisti per la sua volontà di correggere gli errori commessi da Hitler: “non avete vinto voi la guerra, è Hitler che ha perso” dichiara Voller, determinato a trovare il quadrante del destino per riavvolgere il tempo e cambiare l’esito della II Guerra Mondiale.

Spielberg passa il testimone

Indiana Jones e il quadrante del destino segna un punto di svolta non solo perché è considerato il capitolo finale della saga, ma anche perché è il primo film di Indiana Jones a non essere diretto da Steven Spielberg. Il pluripremiato regista americano ha dichiarato che il motivo dietro questa sua decisione è stato il voler “lasciare il personaggio ad una nuova generazione e osservare il loro punto di vista sulla storia”.

Spielberg annunciò il suo ritiro nel febbraio del 2020 e nel maggio dello stesso anno venne nominato come suo successore James Mangold, regista di successi come Logan e Ford v. Ferrari. Mangold, che considera sé stesso “semi-ebreo” da parte di madre, è da sempre un grande fan di Indiana Jones e dei lavori di Spielberg e per questo era il candidato ideale per assumere le redini del progetto.

Da sinistra il regista James Mangold e Harrison Ford
Da sinistra il regista James Mangold e Harrison Ford

Dopo aver assistito ad una primissima proiezione organizzata dal CEO della Walt Disney, Bob Iger, Spielberg si è mostrato positivamente sbalordito dal risultato finale tanto da dichiarare durante lo scorso TIME100 Summit: “Sono orgoglioso del lavoro fatto da James e spero che ne sia orgoglioso anche lui, che si è ritrovato a guardare la sua interpretazione di un franchise caro a tutti seduto accanto a chi lo ha creato”.