di David Zebuloni
Sul numero del Bet Magazine del mese di luglio 2020, venne pubblicata un’intervista a Rama Burshtein, regista ultraortodossa israeliana di fama internazionale, nella quale raccontò della sua passione per il cinema, della carriera folgorante, della fede incondizionata in Dio e nella quale accennò persino ad un progetto cinematografico ancora in fase di stesura. «Io so di non poter respirare senza l’aiuto di Dio, figuriamoci gestire un set di cento persone composto principalmente da uomini con i quali non posso avere alcun tipo di contatto. No no, figuriamoci. È lui il vero regista, Dio, io faccio solo il suo volere. Nient’altro che il suo volere», aveva affermato con tono estasiato, senza alcun timore di risultare ingenua o fanatica.
Poco più di un anno e mezzo dopo, il trailer di La danza del fuoco fa impazzire i fan israeliani e non. La miniserie prodotta da YES Studios (produttrice anche di Fauda e Shtisel, per intenderci), d’altronde, è già stata nominata per il Grand Prix nel Concorso Series Mania di quest’anno, prima ancora di essere uscita sul piccolo schermo. La serie in questione è dunque composta da otto episodi e racconta la relazione complessa illecita tra un leader spirituale sposato e la sua giovane seguace. Tutto ciò, ambientato in un’affiatata comunità religiosa ultraortodossa in Israele.
Nello specifico, La danza del fuoco racconta di Feigie, un’adolescente problematica che cresce in una famiglia altrettanto problematica e si innamora di Nathan, il figlio sposato del leader religioso della loro comunità ultraortodossa. Nathan è anche il proprietario di un laboratorio che impiega sarte che vivono con una malattia mentale, gestito dalla madre di Feigie. In seguito al suo fallito tentativo di suicidio, la giovane protagonista diventa parte della famiglia di Nathan, aiutando la moglie gravida a gestire la casa. Il legame tra il figlio del grande rabbino e Feigie, tuttavia, cresce a tal punto da diventare evidente, ma senza mai concretizzarsi.
Ad interpretare i personaggi nati dalla fantasia e dal vissuto di Burshtein, vi saranno il bello e tenebroso Yehuda Levi (già protagonista in Mossad 101), la talentuosa ed espressiva Noa Koler (che abbiamo già incontrato nell’ultima opera cinematografica della regista ultraortodossa, Un appuntamento per la sposa) e Mia Ivrin, volto ancora non molto noto nel panorama televisivo israeliano, ma già tracciato come grande promessa. Secondo quando dichiarato da YES Studios, l’attesa e acclamata serie tv debutterà nella primavera del 2022. Le aspettative sono alte, assolutamente proporzionali al successo che ha riscontrato la Burshtein fino ad oggi.
Non ci resta altro che aspettare.