Cari lettori,
larte è spesso quel linguaggio specifico capace di sorprenderci e illuminare a giorno le zone dombra della realtà in cui viviamo. Larte è quel codice grazie al quale noi riusciamo meglio a penetrare il nostro tempo, la trasfigurazione visiva e simbolica degli aspetti più vivi e forti del momento storico in cui viviamo, (penso ad esempio a Guernica di Picasso, ispirato alla guerra di Spagna, un manifesto contro lalta macelleria di ogni conflitto. Penso anche a film-capolavoro come Ninotchka, di Ernst Lubitsch che nel turbine leggero della commedia seppe far riflettere, più di qualsiasi ponderoso tomo, sul mondo diviso in due blocchi, quello sovietico e quello occidentale). Larte è la menzogna più vera del vero, quella bugia che ci permette di conoscere la verità, per citare appunto Picasso. Questo preambolo – un po bacioperuginesco, lo ammetto – è solo per dire che ad aprile arriveranno a Milano alcuni film che sono autentici capolavori, pellicole e documentari che presentano la qualità rara, propria delle opere darte, di raccontarci un mondo e una realtà, quella dIsraele, con potenza visiva, poetica e di significato unica, capaci di gettare una luce di verità su aspetti della vita che avevamo sotto gli occhi e che non mettevamo davvero a fuoco. Meglio di qualsiasi saggio di storia contemporanea, i film in rassegna a Milano grazie al CDEC, raccontano, da Jaffa a Gerusalemme, storie di vita affrontando anche i grandi temi universali: lamore fatale tra giovani arabi e giovani ebrei, montecchi e capuleti contemporanei, la realtà degli ebrei ortodossi e le lacerazioni dei recenti olym hadashim, ma anche la voglia di cambiar vita, lontano dalla paura quotidiana di un paese sotto assedio.
Fiona Diwan