di Redazione
Dal 5 al 10 marzo va in scena al Teatro Franco Parenti lo spettacolo Il Ballo di Irene, l’incredibile storia di Irène Némirovsky, scrittrice ebrea morta ad Auschwitz nel 1942 dopo aver viaggiato per mezza Europa e trionfato a Parigi grazie ai suoi capolavori letterari (David Golder, Il Ballo..). Romanzi entusiasmanti, che all’epoca rivelarono una fuoriclasse della scrittura e che – con l’avvento del cinema sonoro – divennero soggetti cinematografici di grande successo.
Attraverso ricostruzioni documentaristiche dell’epoca (e con radiogiornali elaborati ad hoc per la messinscena teatrale) riscopriamo l’esistenza di una grande donna e l’identità negata – prima dal nazismo, poi dall’oblio della Storia – di una sensazionale scrittrice, il cui ultimo testo, Suite Francese, è stato dato alle stampe per la prima volta soltanto nel 2005, dopo che per anni il manoscritto era rimasto nascosto nella valigia che la Némirovsky aveva lasciato in eredità alle sue due figlie, Denise ed Elizabeth, dopo la sua deportazione.
Lo spettacolo
Il ballo di Irene è scritto e diretto da Andrea Murchio, con la consulenza storiografica di Bruno Maida, docente di Storia contemporanea alla facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino, e interpretato magistralmente da Alessia Olivetti. Scene e costumi Sara Santucci, light-design Pierpaolo Nuzzo, produzione Mirabilia Teatro.
Inserito nella stagione 2013/2014 della Fondazione TPE (TEATRO PIEMONTE EUROPA), nella stagione 2015/2016 e 2017/18 della Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino, al Circolo dei Lettori di Torino nel gennaio 2018, è stato rappresentato in diversi comuni e teatri d’Italia. A Parigi ha debuttato nel dicembre 2013 (sia in lingua italiana che in lingua francese) al Theatre de la Vieille Grille, è andato in scena, sempre a Parigi, nel maggio 2014 nell’ambito dell’arteshoyfestival festival international, organizzato dal Colegio de Espana alla Citè Internationale Universitaire de Paris, nel febbraio 2017 all’Ecole Suisse Internationale e nel gennaio 2019 all’Istitituto Italiano di Cultura.