di Paolo Castellano
Nella data della giornata europea della cultura ebraica dedicata ai “ponti e attraversaMenti” tra identità e genti differenti è necessario ricordare le tragiche vicende che unirono gli ebrei e i prigionieri di altre religioni e nazionalità nei campi di sterminio nazisti. La sfida più ardua è forse plasmare un racconto coinvolgente che possa far abbassare il ponte levatoio dei cuori delle nuove generazioni. Con l’avvento della tecnologia forse questo problema sembra risolversi. Alcuni filmaker messicani infatti stanno creando un film di animazione 3D che racconterà ai più giovani la vita di un monaco polacco che diede la sua vita per salvare un prigioniero nel campo di sterminio di Auschwitz e fu poi canonizzato dalla Chiesa Cattolica nel 2011.
“Max & Me” racconta la storia del frate francescano Maksymilian Kolbe, in un ambiente moderno dei nostri giorni, concentrandosi su un incontro tra un giovane Dj e Gunther, un uomo anziano. Dos Corazones è la casa cinematografica che sta producendo il film, attualmente in fase finale di produzione.
«La vita di Maksymilian Kolbe è stata come un testamento per l’umanità. Nei luoghi senza più speranza ha dimostrato che c’è sempre spazio nella nostra anima, nel nostro cuore per uno sconfinato e immenso amore», queste le parole rilasciate a Reuters dal doppiatore Piotr Adamczyk, attore polacco che presta la voce a Gajowniczek nel film.
Il produttore Pablo Jose Barroso ha dichiarato che ha deciso di fare un film in 3D per ispirare i giovani ragazzi ai valori di Kolbe: «Non sapevamo se dovesse essere un film in azione dal vivo o animato ma ciò che realmente ci ha spinto ad agire è stata la vera storia di un sacerdote che fu una persona esemplare e che ha dedicato tutto il suo tempo a cercare di predicare con mezzi alternativi».
Kolbe è stato arrestato nel 1941 e mandato ad Auschwitz in una Polonia occupata dai nazisti. Alla fine di luglio dello stesso anno, in rappresaglia per una fuga di un prigioniero, le guardie naziste fecero morire di fame un gruppo di uomini detenuti nel campo. Quando uno di questi uomini condannati a morte, il sergente polacco Franciszek Gajowniczek, ha iniziato a disperarsi pensando alla moglie e ai figli, Kolbe si è fatto avanti, offrendosi di morire al suo posto.
Gajowniczek sopravvisse ad Auschwitz e ha continuato a raccontarne la storia. Kolbe fu canonizzato nel 1982 dall’allora papa polacco Giovanni Paolo II.