di Fiona Diwan
«La mia verità? La tua verità? La loro verità? No signorina. Esistono i fatti. Ed esiste una sola verità. Si tratta di decidere solo se accettarla o negarla». E’ la verità dei fatti accaduti, è la conta dei morti, è l’oggettività brutale degli eventi, quella di cui parla Yoel, il protagonista del film israeliano-austriaco La Testimonianza, in uscita nelle sale italiane, un ricercatore e storico impegnato in una battaglia legale largamente ripresa dai media, contro interessi economici potenti di famiglie austriache.
Quella che cerca Yoel nei prati e nei boschi intorno al paesino di Lendsdorf in Austria è la verità di una fossa comune dove nel marzo del 1944 vennero trucidati 200 ebrei dalla popolazione locale, un eccidio ad opera di civili austriaci, non per mano delle SS o delle truppe naziste. Dopo il massacro, con l’Armata Rossa a soli 10 chilometri di distanza dal paesino, vengono seppelliti in fretta e furia i 200 cadaveri, ma la fossa non si riesce a trovare e sembra che nulla sia mai esistito né avvenuto. Il silenzio regna sovrano e il tempo che tutto ricopre, chiede che in quell’area oggi si costruiscano, per i vivi, strade, case, villette, supermarket. Ma Yoel, da bravo storico, si mette per traverso e cerca con ostinazione quella fossa comune, contro tutto e tutti, i complici di ieri, i solerti insabbiatori di oggi, persino contro i suoi capi israeliani che vorrebbero chiudere la ricerca e accettare il compromesso delle autorità austriache che offrono un memoriale a Lendsdorf in memoria dell’eccidio.
Yoel è un ebreo religioso, israeliano, duro con se stesso e con gli altri, integro moralmente: la proposta dei palazzinari austriaci è inaccettabile. La sua ricerca della verità lo precipita in un loop ossessivo, e la sua identità di storico e appartenente alla comunità haredì di Gerusalemme verrà scossa fin dalle fondamenta dall’intera vicenda. Il piano storico e personale si rincorrono, come sempre avviene nei film sulla Shoah. Nulla è come appare e anche gli affetti più cari vacillano sotto la lente della ricerca storica e dell’emergere di verità nascoste.
Asciutto, intenso, eccezionalmente ben diretto e sceneggiato da Amichai Greenberg, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia e premiato come miglior film al Festival di Haifa, un cast di ottimi attori, La Testimonianza è una storia sorprendente soprattutto per le implicazioni e le ricadute sulla coscienza religiosa ebraica, ed è tra i film più originali in circolazione sul tema del Negazionismo e sulle implicazioni che le vicende della guerra possono riservare alla sensibilità spirituale ebraica. La Negazione della Shoah avvolge gli accadimenti di cui parla il film come una sottile e invisibile barriera di vetro. Un muro di silenzio, l’occultamento delle tracce, la rimozione collettiva di un intero paese, di una intera nazione, l’Austria, che non ha ancora del tutto saldato i conti con i suoi ebrei né con la Shoah; l’Austria che fu il vero incubatore di quello che è stato l’orrore nazista, il paese dove nacque Hitler.