di Roberto Zadik
Sembra incredibile che a 73 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e nell’80esimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi Razziali ci siano pagine storiche dimenticate, finite nell’oblio. Eppure nonostante le migliaia di tomi scritti su quel periodo spuntano spesso episodi inediti, soprattutto riguardo al Sud Italia con una Memoria relegata al Centro Nord della Penisola e descritta da produzioni spesso e volentieri americane più che italiane, che sul tema non si sono mai espresse più di tanto negli ultimi anni.
A questo proposito, il 10 maggio, presso lo Spazio Oberdan verrà proiettato in anteprima l’appassionante docu-film “Terra Bruciata” che racconta attraverso narrazione cinematografica ma anche interviste ai protagonisti, la terribile retata nazista avvenuta il 1 novembre 1943 nel piccolo paesino di Conca, in provincia di Caserta e il miracoloso salvataggio degli ebrei locali. Fra le efferatezze compiute cercarono di uccidere anche la popolazione ebraica local,e ma la resistenza degli abitanti si oppose alla loro ferocia salvando gli ebrei. In quel borgo di montagna le truppe tedesche deportarono 21mila persone uccidendo una serie di civili. In seguito alle violenze subite, gli abitanti del luogo organizzarono gruppi di resistenza e successivamente alle Quattro Giornate di Napoli e nell’indifferenza istituzionale, gli abitanti del luogo e di Riardo, così come a Tora e a Piccilli, piccoli centri nelle vicinanze di Conca, riuscirono a fronteggiare e a sconfiggere il temibile esercito tedesco.
In tutto questo, la gente del popolo ebbe un ruolo considerevole anche verso il mondo ebraico, mettendo in salvo una cinquantina di ebrei presenti sul territorio. Questi misfatti avvennero a soli 2 mesi dall’armistizio dell’8 settembre 1943 firmato fra l’esercito italiano, guidato dal Maresciallo Badoglio e le truppe americane, dopo una fase di indecisione del primo e dopo una fase molto travagliata segnata da vari bombardamenti a scapito dell’Italia “indecisa” finalmente Badoglio firmò. Ma questo non bastò a fermare le violenze, che anzi, sobillate dal “tradimento” italiano, furono una vendetta tedesca che si scatenò ai danni della popolazione civile, come nel caso del paesino di Conca in cui è ambientata la pellicola.
Interessante e dal ritmo serrato, il film diretto dal bravo Luca Gianfrancesco, documentarista esperto, regista e direttore della fotografia, autore de “La guerra sporca di Mussolini”o “Yemen la memoria assediata” e stretto collaboratore del regista Maurizio Scaparro, è stato prodotto dalla Mediacontents production, distribuito dall’Istituto Luce Cinecittà e realizzato grazie a un grande afflusso di materiali storici di archivio e con la preziosa collaborazione del docente e ricercatore Giuseppe Angelone collaboratore dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza, che per tre anni ha approfondito le violenze naziste nella regione intervistando chi ha vissuto quei terribili momenti. La paura, la prostrazione, le razzie e le violenze delle truppe tedesche, ma anche la speranza, gli ebrei salvati, come Ziva Modiano che racconta ancora oggi lucidamente l’altruismo della gente di Conca e di chi si è battuto contro l’efferatezza nazista mentre lei era con la sua famiglia nel campo di internamento di Tora.
Molto importante anche la testimonianza di Graziella Di Gasparro, figlia di una delle vittime del massacro che ha fortemente voluto conservare la memoria di quei fatti avvenuti quando lei era bambina e seguendo gli ordini di due spietati personaggi come il Colonnello delle forze di regimento di fanteria Wolfgang Mauke e George Ilius Capitano del battaglione dei Granatieri che, secondo un articolo di Repubblica, edizione di Napoli, non sono mai stati puniti per le atrocità compiute a danno della popolazione inerme di quei luoghi. Con stile sobrio e ben documentato, la pellicola alternando immagini di repertorio e d’epoca a spezzoni di fiction si avvale di attori capaci come Lucianna De Falco, che ha lavorato con grandi nomi, da Marco Ferreri a Ferzan Ozpetek, Antonio Pennarella, attivo fra cinema, tv e teatro, Paola Lavini, attrice di fiction e già vista in “Anime Nere” di Francesco Munzi piuttosto che ne “il figlio più piccolo” del grande Pupi Avati e Mino Sferra nella parte di Giacomo di Gasparro, padre di Graziella ucciso dai nazisti e attore cinematografico e televisivo di vasta esperienza. Si tratta di una opera prestigiosa e accurata che rappresenta un capitolo di storia molto cupo e sconosciuto dove la popolazione e il suo coraggio sono state determinanti nel silenzio delle istituzioni per mettere in salvo vite e ridare speranze che in quel momento sembravano dissolte per sempre. Realizzato con un meticoloso lavoro di squadra che ha visto la partecipazione di diversi storici, consulenti scientifici, come Giovanni Cerchia, Isabella Insolvibile e Felicio Corvese, una serie di intervistati e di una affiatato gruppo di attori, il film raccoglie testimonianze, materiale di fiction e accurata ricostruzione dei luoghi e restituisce una fotografia nitida del contesto storico e della situazione di quelli anni, mai abbastanza raccontati ancora oggi. Grazie alla produzione Mediacontents e a l contribuito di vari comuni in cui avvennero questi fatti, da Conca a Riardo a Tora e Piccilli. Proiettato in varie città italiane, da Roma a Bologna, ora il film distribuito dall’istituto Luce Cinecittà arriva come tappa attesa a Milano presso lo Spazio Oberdan.
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