di Roberto Zadik
Uno spettacolo nel vero senso del termine e non una semplice rilettura testuale dai libri del grande Primo Levi, quella dell’attore Gioele Dix che mercoledì 6 marzo, sul palco del Franco Parenti, ne ha svelato i lati più inediti e a tratti sorprendenti. Nel centenario dalla sua nascita, avvenuta il 31 luglio 1919, l’acclamato scrittore e chimico, noto ai più come testimone della Shoah in capolavori come Se questo è un uomo o La tregua (divenuto un bel film con John Turturro diretto da Francesco Rosi), l’evento del Parenti è stato decisamente singolare. Fra i sorrisi del pubblico e i momenti più “seri”, Gioele Dix ha letto diversi brani da I sommersi e i salvati o dal racconto, fiabesco e a tratti commovente La grande mutazione.
Ne emerge un Primo Levi, per molti versi sorprendente approfondito in una pluralità di tematiche e angolazioni. Chimico rigoroso e preciso e al tempo stesso fantasioso, curioso, ironico e sognatore, sensibile e arguto osservatore del quotidiano. Nello show durato quasi due ore, sono stati svelati vari lati e curiosità della sua complessa e affascinante personalità. Anche il suo lato ebraico è stato analizzato, nel suo essere laico ma molto interessato alla spiritualità, citando regole e dettami religiosi e riflessioni profonde su riti, preghiere e religiosità e la sua “costante tensione verso il cielo” come ha sottolineato Dix “dichiarata in maniera estremamente gioiosa e fantasiosa”.
Molto ben descritta anche la sua vocazione di chimico “prestato” alla letteratura, il suo linguaggio e il metodo scientifico poi diventati parte integrante della sua esperienza letteraria e umana; ben descritte le qualità del chimico rispetto allo scrittore e come scienza e cultura si possano integrare fra loro. Un abbinamento decisamente interessante e insolito che, come sottolineava Levi nei suoi scritti, permette di scoprire quanto la chimica “analizzando la realtà, la materia e non fermandosi alla superficie possa contribuire alla letteratura e come queste due discipline, in apparenza molto diverse, possano interagire fra loro”. Primo Levi come chimico aveva dunque un grande vantaggio rispetto agli altri scrittori puri.
Analizzandone il contesto biografico e le esperienze culturali e di vita, il suo passaggio dalla vocazione scientifica a quella letteraria, “quando la letteratura per lui divenne un mestiere”, come ha ricordato Dix, aggiungendo che “scrivere è trasformare le esperienze, raccontandone le emozioni che formano un sistema di pensiero”. Molto intense e toccanti le sue descrizioni di ambienti e personaggi, che Gioiele Dix ha letto durante il suo spettacolo approfondendo concetti importanti come le tematiche del senso di colpa e della Memoria.
La Memoria dei reduci, la possibilità di raccontare la sofferenza e il senso di colpa “per essere sopravvissuto mentre altri sono morti, perché solo i peggiori sopravvivono”. Parole molto toccanti, espresse da questo autore con semplicità ed efficacia, anche nel descrivere gli amici del lager: “Baruch, l’uomo pio che trattava tutti con benevolenza; Robert, una persona silenziosa e generosa che si ricordava di tutti noi e tanti altri amici che c’erano e non ci sono più”.
Ovazione finale per Gioele Dix, che ha condotto con grande sensibilità e maestria una serata di grande successo.