Le opere di Yael Bartana e Pavel Wolberg.
Fino al 22 marzo 2009, il Museo olandese Gemak Den Haag ospita la mostra Promised Land, dove il fotografo Pavel Wolberg, nato a San Pietroburgo nel 1966, e la video artista Yael Bartana, nata ad Afula nel 1970, osservano la complessa società israeliana con uno sguardo acuto, un forte senso della bellezza e un evidente meraviglia.
Nelle sue opere video, delle quali Promised Land ne include tre, Yael Bartana, che ha studiato in Olanda e vive a Tel Aviv, ha creato un’immagine sorprendente, surreale e poetica delle diverse questioni legate all’identità ebraica e israeliana, ritraendo con estrema sensibilità riti, tradizioni e simboli che fanno di Israele una nazione. In Trembling Time, ella riprende un’autostrada dove, senza motivo apparente, il traffico rallenta fino a fermarsi e a consentire ai conducenti dei veicoli di scendere per una breve sosta: l’effetto di dissolvenza e di velocità ora ridotta ora accelerata del filmato, producono un’atmosfera apocalittica, dove il movimento dei veicoli appare come una lenta e sinuosa danza della morte.
Il video When Adar enters è dedicato alla festività di Purim in un contesto fortemente ortodosso, dove i costumi biblici e variopinti dei bambini contrastano in modo grottesco con l’abito tradizionale, rigorosamente nero, dei genitori, e Yael Bartana, con una serie di effetti ottici e sonori, trasforma la festa nella processione di uno strambo esodo.
In Mary Koszmary un uomo polacco tiene un focoso discorso in uno stadio semivuoto, esortando i tre milioni di ebrei che lasciarono, o furono costretti a lasciare, la Polonia a ritornare nella loro terra, ripetendo come “ci sia bisogno di ognuno di loro”, un messaggio peraltro applicabile anche alla situazione dei palestinesi allontanati dalle loro case.
Pavel Wolberg si trasferì in Israele nel 1973. Al primo sguardo, i suoi scatti attraggono l’osservatore per la grande bellezza, ma quasi sempre, e quasi subito, la bellezza lascia posto alla crudeltà e alla spietatezza che compaiono nelle immagini, peraltro splendide, dove l’elevatezza poetica ha come temi la guerra, il terrore, l’occupazione. È questa, dopotutto, la realtà di Israele nella vita di ogni giorno, una nazione dove ognuno ha un proprio ruolo nell’organizzazione militare, e dove le più pressanti misure di sicurezza sono onnipresenti, una realtà che attraverso l’obiettivo di Pavel Wolberg si trasforma in una serie di emblematiche e bizzarre situazioni.
Apparentemente simili alle foto di reportage, le immagini ritraggono il popolo, e il dramma che ognuno vive tutti i giorni in un paese spezzato da mura e barriere, e dove la società vuole credere che tutto vada bene, mentre in realtà si trova sotto un quasi perenne stato di assedio.
Paviljoensgracht 20/24 – Den Haag
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