Questa sera “Alyah”, da Cannes all’Arcobaleno

Spettacolo

di Roberto Zadik

Solitamente si parla di Alyah, in maniera entusiastica, come di una tappa importante destinata a cambiare radicalmente la vita di qualunque ebreo che decida di trasferirsi in Israele. Tradotto dall’ebraico come “ascesa”, “salita” verso lo Stato ebraico, questa parola dà il titolo ad un film controverso e interessante che dopo il Festival di Cannes, sbarca qui a Milano nelle sale cinematografiche, registrando per la proiezione di stasera all’Arcobaleno, il tutto esaurito.

Grande successo dunque per una pellicola dai toni decisamente drammatici, diretta dal francese Elie Wajeman. La trama ha per protagonista Alex, nei suoi panni l’espressivo attore Pio Marmai, un personaggio eccessivo e ai limiti della legge (ed oltre)  che fa lo spacciatore e sogna di cambiare vita. Confuso sul suo futuro, il giovane non ha ancora trent’anni, è indebitato con suo fratello Isaac (interpretato dal raffinato regista ebreo francese Cedric Kahn), con cui ha un rapporto molto complesso, e vive una situazione famigliare molto travagliata. Il suo nucleo domestico è formato infatti, oltre che da Isaac, da un padre vedovo e emotivamente assente. In questo contesto frustrante e angoscioso vive Alex, ma a un certo punto incontra suo cugino Nathan. Da lì tutto cambia, nulla sarà più come prima. Infatti il suo giovane parente gli preannuncia la sua decisione di aprire un ristorante a Tel Aviv. Questo progetto accende in lui la speranza di una nuova vita, un’idea che però non si basa su principi sionistici o religiosi bensì sulla fuga dalla propria opprimente quotidianità.

Legato ancora alla sua ex ragazza, Ester, Alex conosce una nuova fiamma, Jeanne, una ragazza non ebrea, durante una cena di shabbat da sua zia, e questo e tanti altri colpi di scena animeranno le movimentate vicende del film.