di Roberto Zadik
Per la prima volta, film israeliani e palestinesi convivono nella stessa rassegna, coesistendo fra loro e creando spunti di discussione e di confronto riguardo alle rispettive realtà e problematiche. Non solo nella difficile quotidianità di Israele, ma ora anche nello spettacolo, questo accade in una sorta di “dialogo cinematografico” fra le due popolazioni, israeliani e palestinesi, in conflitto fra loro da sempre.
Con l’arrivo della primavera, dal 20 al 28 marzo, lo Spazio Oberdan assieme a “Sguardi altrove”, festival interamente dedicato alle donne e giunto alla sua ventesima edizione, organizzerà all’interno del suo programma un focus speciale sul cinema israeliano.
Come ha detto, a questo proposito, Patrizia Rappazzo, presidente e direttrice artistica della kermesse «L’iniziativa è nata dalla volontà di esplorare coi film il concetto di identità e delle diverse diaspore e sradicamenti sociali, culturali e religiosi».
Ma quali saranno i lungometraggi in programma? Fra i titoli, nel fitto calendario di proiezioni che si terrà quella settimana all’Oberdan, ci saranno sia film molto conosciuti sia preziose rarità.
In tema di grandi film, il pubblico milanese potrà vedere Viviane, grande successo diretto dai fratelli Elkabez e di recente uscita, Il Giardino dei limoni, pellicola molto polemica ma di grande successo diretta dall’acclamato Eran Riklis, e Ana Arabia di Amos Gitai, altro autore controcorrente e super osannato a livello internazionale, che racconta le intricate vicende di due comunità, ebraica e araba, che vivono assieme nella zona al confine fra Yaffo e Bat Yam.
Oltre a questo, però, ci saranno una serie di “perle” tutt’altro che note ma altrettanto interessanti e in grado di suscitare emozioni e riflessioni fra il pubblico. La rassegna si preannuncia, dunque, assolutamente equilibrata fra le due parti, con film decisamente intimisti e forti, che si concentrano sul travagliato rapporto fra la parte ebraica e quella araba del Paese, e sul complesso universo soprattutto femminile, esplorando l’interiorità dei loro protagonisti e non fermandosi a stereotipi o preconcetti.
È il caso di Dancing arabs sempre di Riklis, che nella sua lunga carriera ha girato anche altri due lungometraggi di grande successo come La sposa siriana, anche questo nel programma della rassegna, e Il responsabile delle risorse umane tratto dal bestseller di Abraham Yehoshua. Protagonista del suo recente lungometraggio Dancing arabs, tratto dal romanzo autobiografico Arabi danzanti, di Sayed Kashua (pubblicato in Italia da Guanda con la traduzione di Elena Loewenthal), uscito l’anno scorso, è infatti un ragazzo arabo, Eyad che comincia a studiare in un collegio di Gerusalemme e si innamora perdutamente di una ragazza ebrea di nome Naomi. Questo sentimento gli porterà molti problemi ma finirà per arricchirlo interiormente, anche grazie all’amicizia che Eyad stringe con Jonathan, un giovane disabile affetto da una grave malattia come la distrofia muscolare, ed entra a far parte della sua famiglia.
Passando ai film palestinesi, da segnalare è Villa Touma (co-produzione israelo-palestinese) diretto da Suha Arraf, che in passato ha lavorato con Riklis alla sceneggiatura del suo Il Giardino dei limoni, e che ora passa dietro la macchina da presa con la sua prima prova alla regia. Il film racconta le vicende di tre sorelle palestinesi cristiane a Ramallah e la loro fuga dalla quotidianità in cerca del loro passato e delle loro radici (oltre che di un marito da sposare).
Sempre collegato a Riklis, anche il secondo film palestinese, Heritage-Inheritance diretto dalla protagonista del suo Il Giardino dei limoni, l’attrice Hiam Abbas, divenuta regista per l’occasione. Il film è ambientato ai tempi della sanguinosa guerra in Libano e al centro della trama c’è la vita di Hajar, un giovane palestinese che torna dalla sua famiglia in occasione di un matrimonio e da lì ne succederanno di tutti i colori.
Tornando alla parte israeliana, ci saranno due lavori di grande qualità e assolta originalità contenutistica e di regia. Primo fra questi è Self made (che si traduce “Fatto da solo”) diretto da Shira Geffen, presentato al prestigioso festival di Cannes nel 2007.
Reduce dal grande successo del suo Meduse, la Geffen ha diretto questa pellicola preoccupandosi di descrivere in maniera efficace e visualmente godibile, merito della fotografia di Zvi Berkovic, una storia che si concentra sul difficile rapporto fra vita e arte. A confronto le vite di due donne, la dispettosa e capricciosa artista Michal, che è in crisi col marito e con sé stessa e che sembra la protagonista assoluta del film, mentre verrà sostituita dalla personalità apparentemente insicura ma fortissima della sua antagonista, Nadine. Una trama ricca di colpi di scena e di sorprese che catturerà sicuramente l’attenzione degli spettatori della rassegna.
Fra i film in programma ci sarà anche Ben Zaken, una creazione decisamente originale realizzata dal regista Efrat Corem. Al centro della trama c’è il personaggio del 34enne Shlomi Ben Zaken, che vive nell’appartamento materno con sua figlia di 11 anni, Ruichi. Un padre affettuoso e presente che si dibatte fra le avversità del vivere quotidiano nel crescere la piccola, completamente da solo e senza l’aiuto di nessuno, in un ritratto famigliare che sa essere commovente e toccante senza mai diventare retorico, banale o di maniera.
Biglietti: 5,50 euro per ogni proiezione; sconti per gli studenti, fino a 4 euro.
Date: 20-28 marzo. Per maggiori informazioni:
www.sguardialtrovefilmfestival.it/
Spazio Oberdan 02 77406316.