La settimana scorsa Shakira, la cantante colombiana, si è recata in Israele come ambasciatrice dell’Unicef. Scopo della visita: promuovere la campagna mondiale per l’istruzione.
La cantante si è recata in particolare alla scuola Max Payne di Gerusalemme ovest, nota per uno speciale curriculum educativo che prevede l’insegnamento delle due lingue, arabo ed ebraico, e la convivenza pacifica fra bambini israeliani e palestinesi.
«Questa giornata alla Max Payne mi conferma una volta di più che le decisioni cruciali per assicurare il miglior avvenire dei bambini riguardano il modo in cui noi li cresciamo e li educhiamo», ha dichiarato la cantante. «Investire nell’istruzione è la strategia migliore e più veloce per avere pace e stabilità globale» ha aggiunto. «Investire nella prima infanzia, nelle cure dalla nascita all’età scolare sono misure indispensabili per permettere a un bambino di sviluppare il suo potenziale intellettivo, e questo significa non soltanto andare bene a scuola, ma andare bene nella vita.»
La visita in Israele, l’incontro con il presidente Shimon Peres, vengono dopo anni di polemiche attorno al presunto antisemitismo della cantante colombiana. Nel 2002 infatti durante la premiazione degli MTV awards, pare che la cantante non solo non avesse voluto rispondere alle domande di una fan israeliana, ma avesse anche fatto dichiarazioni offensive nei confronti degli israeliani (“preferirei che ascoltassero la mia musica dei maiali piuttosto che degli israeliani”). Sul caso intervenne anche l’Anti Defamation League che dopo aver svolto tutte le indagini e verifiche del caso, concluse che non c’erano prove della veridicità di simili affermazioni. All’origine di tutto furono, si dice, le origini arabe della cantante – il padre è libanese.
Il viaggio in Israele, le parole di solidarietà e di condanna per ogni forma di discriminazione pronunciate nel corso della visita, l’abbraccio affettuoso con Peres, forse mettono una pietra sopra, una volta per tutte, a quelle ormai antiche voci.
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A quanto pare la “riconciliazione” di Shakira con Israele non per tutti è stata una piacevole scoperta.
Fra gli anti-israeliani, gli odiatori di Israele come si dice anche, c’è chi ha già organizzato il boicottaggio del suo prossimo concerto previsto per Novembre a Il Cairo.
“Dì no al prossimo spettacolo di Shakira in Egitto” è infatti il motto con cui su internet, su facebook i giovani arabi hanno messo in moto la macchina del boicottaggio: di Shakira, “traditrice” delle sue origini arabe, dell’agenzia che sponsorizza il concerto, la Mobinil, e del suo impresario, Walid Mansur.
Anche Shakira così si trova nel novero degli artisti che per il solo fatto di aver messo piede in Israele, per il solo fatto di aver portato un messaggio di riconciliazione possibile fra arabi e israeliani, deve subire l’attacco, alla sua persona, al suo lavoro. Non è sola in questo: è già successo a Elton John e Madonna, a Bob Geldof e a Bob Dylan, a Lady Gaga e Andrea Bocelli. Ma non è una consolazione.
Il fatto è che per il lieto fine della storia, se le cose stanno così, ancora così, ci sarà da attendere, e molto.