di Carlotta Jarach
In oltre 150 anni la storia di Edgardo Mortara – il bimbo ebreo prelevato nel 1858 dalla famiglia, battezzato e poi diventato sacerdote – ha ispirato decine di articoli, libri, quadri: nel dicembre 2013, ad esempio, aveva fatto scalpore la vendita all’asta di un dipinto, ”Il rapimento del bambino Mortara” dell’artista ebreo Moritz Oppenheim, battuto alla Sotheby’s di New York per oltre 400.000 $.
E ora, scoop inatteso, sembra che il celebre regista Steven Spielberg si stia interessando alla vicenda per una prossima produzione sulla storia di Mortara.
Il progetto, che sarebbe prodotto dalla DreamWorks e dalla Weinstein Co., forse porterà insieme la fortunata coppia Spielberg-Tony Kushner, lo sceneggiatore che già aveva lavorato insieme al regista negli ultimi film Munich e Lincoln.
Sembrerebbe, da fonti americane, che lo script di Kushner si basi sul libro di saggistica “Il
rapimento di Edgardo Mortara” dello storico David Kertzer, uno tra i maggiori esperti del
rapporto Ebrei-Chiesa. E anche se il film non ha nessuna data di produzione fissata,
Kushner ha ufficialmente contattato i discendenti di Mortara, tra i quali Gustavo Latis, che
al The Times of Israel dichiara: “Mi piace l’idea del film, se è buono perché no? Spero di
riuscire a vederlo, gambe permettendo. Non è un caso che gli americani abbiano deciso di
fare un lungometraggio sulla storia di Edgardo: erano sensibili al caso allora, e a quanto
pare lo sono ancora oggi”.
Nel 1858 a soli sei anni, il piccolo Edgardo venne prelevato dalle autorità dello Stato della Chiesa e cresciuto come cattolico: una domestica infatti aveva segretamente battezzato il bambino che quindi, come voleva la legge dello Stato Pontificio, non poteva crescere in una famiglia ebrea. Successivamente, divenne sacerdote dell’ordine degli Agostiniani, e negli anni la vicenda si trasformò in scandalo internazionale; tornò nel dibattito pubblico anche nei primi anni 2000, durante la discussione circa la beatificazione di Pio IX.