Il documentario 'Viral' sull'antisemitismo

“Viral” il documentario che denuncia l’antisemitismo in 4 vesti diverse, da destra a sinistra, senza esclusioni

Spettacolo

di Michael Soncin
Un documentario che traccia l’antisemitismo dei nostri tempi, nelle sue differenti mutazioni, da sinistra a destra, presente sia tra i cittadini sia nella classe politica. Una rinascita dell’odio verso il popolo ebraico, arrivata a raggiungere livelli così alti, come non si vedevano dagli anni trenta del novecento. Un viaggio in quattro diversi paesi: America, Ungheria, Francia e Inghilterra. Il fine comune è quello d’esplorare questo crescente fenomeno contagioso nelle sue molteplici varianti, attraverso la voce delle vittime, dei testimoni e degli stessi antisemiti, alcuni dichiaratamente convinti altri indubbiamente inconsapevoli d’esserlo.

Di questo tratta Viral – Antisemitism in four mutations – di cui si può vedere un’anticipazione guardando il trailer– prodotto e uscito negli Usa nel febbraio 2020, è diretto Andrew Goldberg, regista dalla lunga esperienza nel realizzare speciali che trattano tematiche delicate come il genocidio e l’antisemitismo.

“Come un virus, muta e si evolve attraverso culture, confini e ideologie, rendendo quasi impossibile fermarlo”, si legge dal sito ufficiale. Deborah Lipstadt, celebre storica d’ebraismo e negazionismo della Shoah, ai più conosciuta per il suo libro La verità negata da cui è stato tratto il film, è una tra le diverse persone intervistate che compongono il documentario assieme a Bill Clinton, Tony Blair, Fareed Zakaria e George Will.

Un’attenta analisi su come negli Stati Uniti, dei membri della destra estrema abbiano incitato atti come la strage avvenuta nella sinagoga di Pittsburgh dove furono uccise 11 persone durante Shabbes.

Si vede come in Inghilterra, alcuni membri del Partito Laburista, fino a poco tempo fa capitanato da Corbyn, manifestino un disprezzo verso l’ebreo, confluendo le proprie ideologie in un forte rigurgito verso Israele, fino a negarne il diritto ad esistere. E in Ungheria, il Primo Ministro Orban, il quale lanciò assieme al suo team una campagna, che ricorda tanto la propaganda nazista, contro il sopravvissuto all’Olocausto, l’attivista George Soros. Spostandoci in Francia la situazione sembra ormai inarrestabile e fuori controllo, dove la violenza contro gli ebrei proviene massicciamente da parte d’islamisti radicali, tale che migliaia di francesi di religione ebraica si sono sentiti costretti ad abbandonare il proprio paese, per cercare rifugio e protezione in Israele.

“Se non tracciamo una linea rossa nella sabbia – come dice l’attivista Maajid Nawaz nel film – quando si parla di antisemitismo, i prossimi saranno i musulmani, poi i gay, e infine tutti gli altri che saranno considerati una minoranza”.

Nello speciale, vi è una rapida carrellata, un ventaglio aperto sui classici cliché, dove s’incolpano gli ebrei di essere degli untori, come fu quando vennero accusati delle peste nera, ma anche di controllare la finanza e i media mondiali, e forse tra le accuse più antiche vi è quella dell’uccisione di Gesù. È quanto si legge dalla testata Hollywood Reporter. Una vera e propria macchina del fango, montata alla perfezione.

“Il film esplora i vari focolai di antisemitismo, verificatosi negli ultimi anni. Deborah Lipstadt sottolinea che l’antisemitismo è una “teoria della cospirazione”, che sembra essere sempre aggiornata per adattarsi ai tempi. Ad esempio, la famiglia Rothschild, un copione preferito da secoli per gli antisemiti, è in questo periodo accusata in alcuni ambienti del cambiamento climatico”.

Una radice quella dell’antisemitismo che non smette di crescere, un film documentario che ne denuncia la sua prepotente diramazione.

Presto disponibile su Google Play, in Dvd e sui diversi mezzi digitali.