di Marina Gersony
Si intitola You People il film USA in cima alle classifiche su Netflix che nella settimana tra il 23-29 gennaio 2023 ha debuttato con 55 milioni di visualizzazioni. Scritto da Jonah Hill e Kenya Barris al suo esordio alla regia, vanta un cast di prim’ordine che comprende attori dal talento comico indiscusso tra cui lo stesso Jonah Hill, qui in veste di protagonista, Eddie Murphy, David Duchovny, Lauren London, Julia Louis-Dreyfus, Nia Long. Inclusa una fugace (e inspiegabile) apparizione di Elliott Gould che non ricopre nessun ruolo e sembra trovarsi lì per caso.
VIDEO https://www.youtube.com/watch?v=4l558OXvTW8
Commedia satiro-romantica sulla scia di uno stra-collaudato filone d’oro a sfondo etnico, è ambientata a Los Angeles. Molti i pareri favorevoli ma anche sfavorevoli di critica e di pubblico che lo hanno di volta in volta definito «esilarante, volgare, scontato, fastidioso e addirittura offensivo» a seconda delle sensibilità. Di fatto è una sit-com di largo consumo che mescola alto e basso, serio e faceto in un calderone difficilmente catalogabile. Il razzismo è il fil rouge che unisce gag, battute per lo più modeste e situazioni complicate che riaprono il dibattito sul politically correct (o sulla cancel culture) mettendo al centro le sempre più diffuse sensibilità sui linguaggi da adottare e le parole da evitare nel lessico comune e nel rispetto delle minoranze e delle persone in generale.
La trama (senza spoilerare): è la storia d’amore melting pot di due millennial di estrazione sociale diversa che devono vedersela con i rispettivi genitori tra pregiudizi, scontri, imbarazzi e incomprensioni. Lui, Ezra Cohen (Jonah Hill) è un ebreo bianco di 35 anni che non ama per nulla il suo lavoro e che per diversificare si inventa con un’amica un podcast irriverente sulla cultura nera e le questioni di convivenza tra bianchi e neri in un’America profondamente razzista. Lei, Amira Mohammed (Lauren London) è un’aspirante costumista, figlia di musulmani afroamericani refrattari a un matrimonio misto, al contrario dei benestanti genitori di Ezra più aperti (almeno in apparenza) a una possibile fusion esotica in nome di uno spirito moderno e radical chic. Fino a quando, prima del grande giorno, esplodono gli screzi tra questi due mondi contrapposti e distanti tra loro.
Al di là di qualche battuta divertente e stereotipata – molto brava Julia Louis-Dreyfus nel ruolo di una jewish mame invadente ma piena di buone intenzioni – You People è un po’ la solita parodia sulle famiglie multirazziali, gli scontri culturali, le aspettative della società e le differenze generazionali. Il tutto condito da alcune gag irriverenti e di gusto discutibile (per esempio sull’Olocausto e non solo).
Come sintetizza bene il periodico statunitense di musica e cultura di massa Rolling Stone, «questa specie di riedizione di Indovina chi viene a cena? non è né una commedia romantica né una satira sociale. E le battute non aggiornano la vecchia formula, anzi: è tutto già (stra)visto».
E allora perché tutto questo successo per una commediola senza troppe pretese e tuttavia capace di appassionare il pubblico e smuovere la più accreditata critica internazionale e nostrana? Perché questa sit-com si trova in pole position tra i film più visti in questi giorni? Partendo dal presupposto che un certo tipo di comicità di evasione si consuma all’istante e non ambisce certo al titolo di “cultura alta, è presumibile che il tema legato ai matrimoni misti incuriosisca sempre si più in considerazione della percentuale in continuo aumento delle relazioni tra persone di culture diverse. Vengono in mente film di successo dello stesso filone che già in passato hanno conquistato il pubblico; film che vanno dal ben più raffinato Indovina chi viene a cena di Stanley Kramer (1967) a Monsoon Wedding diretto da Mira Nair, vincitore del Leone d’Oro per il miglior film alla 58ª Mostra di Venezia (2001) fino a Il mio grosso grasso matrimonio greco diretto da Joel Zwick e prodotto da Tom Hanks (2002).
You People, per farla breve, nonostante qualche sprazzo esilarante e qualche battuta fortunata, rimane un’occasione persa per abbattere un’ignoranza culturale diffusa e conquistare quella parte di pubblico interessata all’integrazione e alla comprensione tra culture diverse. Che si può fare anche (sor)ridendo…