Arriva nelle sale italiane Free Zone (Zona Franca), il film del regista Israeliano Amos Gitai presentato lanno scorso a Cannes, che vinse la Palma dOro per la migliore interpretazione femminile, quella dellattrice israeliana Hana Laszlo. Dieci copie del film che si potranno vedere solo in versione originale con sottotitoli in italiano. È la prima volta che un film israeliano viene girato in Giordania in collaborazione con The Jordan Royal film Commisssion.
Per il regista questo film è un buon esempio del modo in cui si possono superare le barriere politiche. Free Zone (zona franca) è un film al femminile, un viaggio che inizia davanti al Muro del Pianto a Gerusalemme e che fa incontrare allinizio una giovane donna americana che ha lasciato il marito (Natalie Portman) e una simpatica e umana taxista israeliana Hana Laszlo che decide di portarla con se in un viaggio nella zona franca in Giordania dove deve risolvere un problema economico.
Nella zona franca incontreranno Leila (Hiam Abbass) una palestinese, una donna moderna la cui vita è travolta dal fanatismo del figlio.
Gitai ha scelto la zona franca ad est della Giordania senza tasse e dogane dove si recano commercianti provenienti da Ira, Egitto, Siria e Israele per vendere o acquistare automobili.
Al regista interessava soprattutto il concetto di una zona in cui persone di origini e paesi diversi possono incontrarsi attraverso attività quotidiane e commerciali lasciando da parte pregiudizi e odi politici.
Persone che provengono da paesi che non hanno relazioni diplomatiche perché in guerra.
Una storia che intreccia le vite di tre donne molto diverse, tutte e tre in difficoltà. Perché ti devo aiutare?”, chiede la taxista israeliana alla donna palestinese. Lei le risponde “Perché siamo donne, perché siamo delle madri.
Alla domanda perché Gitai ha scelto solo personaggi femminili, risponde: I generali e i militari sono uomini
potrebbe essere interessante che le donne prendessero il potere. Il conflitto acquisterebbe forse una visione più umana
le donne possono essere agenti di cambiamento, ma è necessario che si prendano questa responsabilità. Non è qualcosa che va da sé”.
Ad Amos Gitai sarà fra poco dedicata una retrospettiva al Lincoln Center di New York e al Kunstwerk (Berlino).
Gitai studiava architettura quando scoppiò la guerra del kippur, interruppe gli studi e cominciò ad utilizzare una piccola telecamera durante le sue missioni in elicottero. Oggi ha al suo attivo 40 film, documentari e fiction. Fra i suoi film più recenti Kadosh, Kippur, Eden.
Nel 2006 ha girato il documentario News From Home. Rispetto alla pace e al futuro fra israeliani e palestinesi, il regista pensa che si possano mantenere le diversità di cultura, si può continuare ad essere in disaccordo ma questo non vuole dire che si debba ricorrere alla forza. Una visione che secondo lautore vale sia per i rapporti personali sia per quelli fra le nazioni.