di Roberto Zadik
Chiamato il “Charlie Mingus” israeliano, a soli 46 anni, il contrabbassista e polistrumentista israeliano Omer Avital è un nome di primo piano nella scena musicale non solo del suo Paese ma anche a livello internazionale. Il musicista nato a Givataim, località vicino Tel Aviv, da famiglia marocchino-yemenita è stato un pioniere del jazz israeliano negli Stati Uniti e con le sue musiche virtuose e sperimentali di vulcanico e ardimentoso compositore e esecutore ora arriva sul palco del Teatro Manzoni via Manzoni 42, con un super concerto il prossimo 5 febbraio dalle ore 11 di mattina per la rassegna “Aperitivo in concerto”. Dopo Avi Lebovitch e la sua Orchestra che si è esibita accanto al pianista Omer Klein in uno spettacolo di rara bellezza il 13 novembre, dopo il sound afro della bravissima Ester Rada cantante di origine etiope esibitasi l’11 dicembre ora a un mese e mezzo di distanza arriva Omer Avital, un tenace Toro nato il 13 maggio 1971, col suo quintetto di affiatati musicisti continuando la parte israeliana della prestigiosa manifestazione musicale.
Assieme ai sassofonisti, Alexander Levin, al pianista Yonathan Avishai e al batterista Ofri Nehemia, Avital si esibirà suonando come ha anticipato alcuni brani del nuovo album in uscita prossimamente. Compositore e bassista di altissimo livello unisce nel suo “cocktail musicale e visionario” diversi elementi dal jazz all’americana quando suonava a New York a vent’anni assieme a colossi come Chick Corea fino influenze mediorientali derivanti dalle sue origini come quando accompagnò l’amico e omonimo ma diversissimo musicista suonatore di mandolino e di musica barocca Avi Avital nel bellissimo live “Avital meets Avital”. Musicista precoce e vivace, Avital suona da quando aveva 11 anni rivelandosi un classico “enfant prodige” come si dice nei manuali, il musicista si è diplomato al Conservatorio di Givatayim cominciando a suonare il basso acustico. Uno dei primi israeliani a portare negli Stati Uniti i ritmi dello Stato ebraico e delle sue origini yemenite e magheribe, si trasferì nella brillante New York anni ’90 assieme all’amico Avishai Cohen e a Avi Leibovich e a tanti altri e tutti assieme innovarono la scena musicale della Grande Mela. Nonostante il jazz sia nato in quel luogo, con talenti immensi e spesso di colore, come Louis Armstrong, Charlie Mingus o Thelonious Monk o tanti bianchi alcuni di origine ebraica come il compositore Gerschwin, il musicista Benny Goodman o Bix Biederbecke, Avital riuscì a portare un vento innovativo alla musica prima statunitense e poi israeliana. Molto suggestivi sono brani come “Maroc”, “Bedouin roots” o “Afrik” che come nel caso di Idan Raichel, di Ravid Kahalani ma col jazz di Lebovich e di Avishai Cohen rivelano l’apertura e la voglia di sperimentazione del nuovo panorama musicale israeliano. Sempre meno “locali” e più aperti al mondo, fino a Noa i musicisti israeliani cantavano solo in ebraico e fu lei una delle prime a cantare in inglese, gli artisti israeliano stanno cambiando rivelando un crescente desiderio di “esportabilità”.
Sposato con la moglie israeliana Liat e padre di famiglia, Avital è un musicista colto, raffinato e molto interessante. A soli 46 anni è un artista completo e versatile e spicca per originalità fra tanti talenti di origine yemenita, da Noa, alla bravissima cantante Ofra Haza, molto amata da Avital e scomparsa a soli 43 anni nel 2000 morta di Aids, a Eyal Golan, di origine marocchino-yemenite come lui, al bravissimo Zohar Argov, uno degli artisti che più hanno ispirato Avital nel suo percorso artistico. In attesa del concerto di domenica 5 febbraio su questo mio blog ecco l’intervista in esclusiva a questo magnifico artista con alcune sorprese e curiosità. Ma coi musicisti israeliani non finisce qui. Prossima e ultima data sarà il 5 marzo quando sempre nella stessa manifestazione si esibirà il favoloso cantante e sassofonista Daniel Zamir, 35enne nato a Petah Tikva e proveniente dal mondo religioso che unirà jazz e riferimenti alla Torah confermando la varietà e il grande fermento di ispirazioni e generi musicali dello Stato ebraico e dei suoi straordinari giovani talenti.
Per biglietti e prenotazioni: www.aperitivoinconcerto.com, www.teatromanzoni.it,
02 7636901
INTERVISTA
Come puoi definire la tua musica, etnica, jazz, o altro? quali sono le sue influenza musicale e artisti preferiti?
In genere cerco di non definire la mia musica. Ho approfondito molto la tradizione del jazz in cui sono cresciuto.Il jazz è un’arte sia tradizionale che in crescita e in espansione e si raggiunge trovando il giusto equilibrio fra gli elementi. Sono anche cresciuto, in tema di influenze culturali, ascoltando musica mediorientale e nordafricana come classica europea e tutto questo è diventato parte di me e della mia esperienza musicale. E’ partito tutto in maniera sia naturale che molto accademica. Mi piacciono molto i grandi maestri del jazz e tutti i tipi di musica che ho nominato e in cui sono cresciuto e che ho studiato in questi anni.
Qual’è il suo sentimento riguardo al miscuglio fra musica jazz e strumenti della tradizione marocchina come l’Oud?
Lo adoro e penso sia un mix molto naturale visto che vengono dalle stesse origini!
L’anno scorso ho avuto l’onore di intervistare il grande Ravid Kahalani leader degli Yemen Blues potresti raccontarci qualche ricordo della tua collaborazione con lui? Hai qualche artista israeliano yemenita preferito non so Noa o Ofra Haza?
E’ stato bellissimo lavorare con lui e incrociarmi con gli Yemen Blues e la sua musica. E’ uno dei migliori cantanti che abbia mai ascoltato e con cui abbia mai lavorato. E’ stato una fantastica esperienza tornare alle mie radici yemenite e reinventarle in chiave funky.Amo molto Ofra Haza che mi ricorda le canzoni con cui sono cresciuto ma il mio artista yemenita preferito è Zohar Argov.
Come giornalista della comunità ebraica volevo sapere se hai qualche memoria famigliare sugli ebrei in Yemen e in Marocco e qual’è il tuo rapporto con le tue radici, con Israele e con New York?
Entrambi i miei genitori sono nati in Israele prima del 1948 e i loro parenti sono venuti dallo Yemen e dal Marocco. Siamo cresciuti nella nuova società e cultura ebraica e allo stesso tempo abbiamo mantenuto le nostre tradizioni e il cibo. Ho cercato di assorbire tutte queste influenze ma ovviamente la cultura occidentale era più forte anche se negli anni ho cominciato a apprezzare la mia eredità famigliare
Cosa ne pensi di Milano e dell’attuale scena musicale italiana?
Amo molto Milano e l”Italia in generale e ci ho suonato molte volte non so molto della scena musicale ma so che ci sono stati grandi musicisti italiani. In Italia c’è un grande amore per la musica e per l’arte e questo è una cosa meravigliosa per me.
Stai preparando qualche nuovo album?
Abbiamo appena finito di registrare un nuovo lavoro il mese scorso e alcune delle nuove canzoni le suoneremo al Manzoni nel nostro concerto!