di Roberto Zadik
Da sempre attiva nel difficile mondo della composizione musicale e del canto e del pianoforte, l’artista Delilah Gutman in coppia col violinista Rephael Negri formano un sodalizio artistico decisamente affiatato e di alto livello e a dicembre sono usciti con questo nuovo album dedicato al grande compositore di musica contemporanea Niccolò Castiglioni. Un omaggio a questo importante compositore a vent’anni dalla sua scomparsa che alterna le musiche di Castiglioni e i brani della Gutman fondendo una voce di giovane generazione al talento del musicista che l’ha formata nei suoi anni di Conservatorio e al quale come ha detto “devo molto come artista”. Qui la doppia intervista alla Gutman e a Negri sul loro nuovo lavoro “Castiglioni-Gutman 1952-2016” uscito con l’etichetta Stradivarius in cui è coinvolta anche l’ottimo soprano Laura Catrani, una delle maggiori interpreti della musica contemporanea vocale in Italia.
Com’è nato questo album?
D.G.: questo disco è nato in seguito al progetto ITalYa, ma è completamente diverso perché non è esplicitamente dedicato al repertorio dei canti ebraici. Le mie composizioni si alternano con le musiche del grande Niccolò Castiglioni, definito dal musicista polacco Penderewski uno dei più grandi compositori dell’avanguardia storica italiana. Egli mi ha insegnato l’autonomia nel pensiero musicale e ha influenzato la ricerca musicale che ho esplorato successivamente alla sua improvvisa scomparsa. L’ho conosciuto quando ero molto giovane, a 14 anni, e, nonostante la differenza di generazione tra noi, è nata una profonda amicizia. Questo CD è un tributo a un Maestro di stile come Castiglioni, un artista rigoroso, ma anche visionario e sognatore”
R.N: Ho sempre nutrito il forte desiderio di suonare la musica di Castiglioni e fino ad ora avevo avuto poche occasioni di eseguirla e per questo l’album in questione è una tappa molto importante per me. E’ stato un impatto molto forte per me suonare i brani di Castiglioni e a rafforzare questa esperienza c’è il fatto che Delilah è stata sua allieva. E’ stato molto bello realizzare questo album per diversi motivi anche perché mi sono cimentato in uno strumento che adoro come la viola e che ho sostituito all’uso abituale del violino.
Cosa c’è di ebraico in questo album?
D.G.: Nel disco ci sono alcuni riferimenti alla radice ebraica che sono espliciti, come nella composizione “Alef Tango”, pezzo d’apertura dell’album (tra l’altro, è in programma di pubblicazione nella collana “Stil Novo” della Curci con il CIDIM), attraverso anche l’uso di pattern ritmici che rimandano alla cultura klezmer e che emergono dalla trama dell’opera. Ma, l’elemento che con la sua presenza narra della memoria e dell’identità ebraica è la ricerca melodica che caratterizza il canto, alla voce o alla viola, o addirittura al pianoforte. Si tratta di un elemento costante in tutto l’album, che attraverso velati riferimenti alla tradizione e alla musica ebraica rivela una veste e una poesia che narrano di un particolare modo di percepire il tempo, esplorando le sue periferie, come in “Battito di sole” e in “Battito di blu”. E ’un concetto di tempo che emerge dall’uso degli elementi che definisco nella “Perichronism music theory”!
R.N: Rispetto a ITalYa la connotazione ebraica qui non è alla base del progetto, ma molto più indiretta e l’anima ebraica è sottintesa e costituisce il background di questo album da cui parte tutto il resto.
Com’è nata la tua vena compositiva ? Com’ è stato realizzare questa opera e tornare a collaborare assieme?
D.G: E’ stata un’esperienza molto positiva, è sempre toccante ed entusiasmante registrare un progetto. Io e Rephael ci conoscevamo come interpreti ed eravamo abituati a rivestire un determinato ruolo, io come cantante e lui come violinista. Qui abbiamo stravolto tutto e lui mi ha conosciuto come compositrice e pianista, mentre io l’ho accolto come violista! Lo spazio vocale è stato riservato esclusivamente all’incantevole e straordinaria voce di Laura. La mia vena compositiva è emersa quando a 8 anni iniziai a suonare il pianoforte, scoprendone le potenzialità a 12 per entrare, l’anno successivo, nella classe di composizione del Maestro Bruno Zanolini al Conservatorio di Milano. Ero adolescente quando il Quintetto “Chiacchierio” fu eseguito pubblicamente nel 1992 e seguito dall’esecuzione pubblica di altri brani per ensemble, come “Etra” per quartetto di clarinetti, “Momento” e molti altri ancora. Da allora ho continuato a comporre e a suonare, intrecciando l’attività artistica a quella organizzativa (iniziata con il progetto “Percorsi del Sentire” nel 1997) e dell’insegnamento. Tra le collaborazioni che hanno suscitato in me maggiore interesse e gioia, vi è quella con il poeta Manrico Murzi, amico e Maestro, uno dei più importanti poeti in Italia, l’ultimo allievo di Giuseppe Ungaretti: dalla musica sulle parole di “Messaggio” nel 1993 fino alla stesura di “Jeanne e Dedò”, opera il cui libretto è stato da lui scritto e la cui lettura ogni volta mi commuove. Di Manrico sono i versi di quattro composizioni dal ciclo “6 Songs in the Mirror”, nel CD interpretate dallo sguardo vocale di Laura. Mi hanno influenzato molti compositori del primo Novecento, da Puccini a Stravinskij, da Prokofiev a Shostakovich e negli ultimi anni sono stati determinanti nella mia maturità artistica i preziosissimi incontri con il grande Maestro Krzysztof Penderecki. La parola di un Maestro illumina nuovi orizzonti.”
R.N: Da molto tempo suono con Delilah e e con lei ho avuto una spontanea sensazione di empatia. Suoneremo le composizioni del nuovo album in vari luoghi fra cui Milano, dove ci esibiremo il prossimo 2 maggio in occasione di un incontro nella Biblioteca di questa storica istituzione. Interpreteremo, con la partecipazione di Laura, alcune composizioni scelte da questo nuovo CD.