Cinema ebraico francese alla ribalta: arriva nei cinema in Francia “C’est la vie” di Nakache e Toledano

Taccuino

di Roberto Zadik

Mentre Hollywood sta per scoppiare dopo il “tifone Weinstein” con una spirale di denunce e drammi legali vari – dal regista James Toback all’attore Kevin Spacey divenuto una star con il bellissimo “American Beauty” e ora nella bufera per molestie omosessuali -, il cinema ebraico francese, invece,  gode di ottima salute.

In questo articolo approfondirò questo filone prima con le news e poi con una piccola sintesi dei suoi principali esponenti. Dopo “Ritorno in Borgogna” del bravo regista Cedric Klapisch raffinato commediante di origine ashkenazita polacca  che uscito a fine ottobre è già scomparso dai cartelloni delle prime visioni, ora tocca a Nakache e Toledano col nuovissimo “C’est la vie-prendila come viene” in uscita in Francia il prossimo 30 novembre. I due amici di origine maghrebina, Nakache algerino e Toledano marocchino, entrambi nati in Francia e sui quarantanni, arrivano con questa nuova brillante commedia che in Francia ha già registrato un successo record. La trama del film è decisamente spassosa e tratta delle peripezie di un wedding planner, Jeanne Pierre Bacri, organizzatore di matrimoni che dovrà allestire una cerimonia sontuosa e super chic e che si imbatterà in una squadra di imbranati di varie etnie e personaggi grotteschi e surreali, dal cantante stonato al cameriere sbadato e combina-guai. Gag, colpi di scena e battute a “colpo sicuro” sono gli ingredienti di questa scoppiettante commedia degli equivoci che conferma un alleggerimento ma anche forse un “impoverimento” tematico del cinema francese che sempre di più preferisce l’intrattenimento e la risata alle serie profondità di talenti del passato, da Chabrol a Rohmer. Campione di incasso in Francia e acclamato al Festival di Roma, la pellicola si annuncia come una conferma del successo della coppia di amici, Nakache (Cancro) e Toledano (Ariete) dopo il loro trionfale esordio “Quasi amici” che nel 2011 aveva registrato un accoglienza calorosa anche in Italia. Commedia, disimpegno e leggerezza, più impegnata e colta per Klapisch, già uscito dai cartelloni nostrani e umorismo e brio per questo nuova opera.

Gad Elmaleh, esponente del cinema ebraico francese, nel film "Vento di primavera"
L’attore ebreo francese Gas Elmaleh nel film “Vento di primavera”

Ma chi sono i protagonisti del cinema ebraico francese?

Fra i principali esponenti di questo cinema ci sono registi come Lelouch, 80 anni il prossimo 30 ottobre, Scorpione ascendente Cancro e campione del genere intimista e “femminista” con capolavori come “Un uomo e una donna” e autore dalla vita molto avventurosa, sposato con tre donne, l’ultima l’attrice italiana Alessandra Martines e padre di sette figli. Nato da padre ebreo algerino e madre francese convertitasi all’ebraismo, Lelouch ha conosciuto il massimo successo fra gli anni ’60 e il decennio successivo focalizzandosi su tematiche sentimentali, romantiche e filosofiche, dalle crisi di coppia, grande passione del cinema francese, a pellicole sulla pena di morte.

Fra le stars ci sono anche diversi attori, dal bravissimo comico e intrattenitore Gad Elmaleh, marocchino, in grado di eccellere sia nella comicità, irresistibile il suo “La veritè si je ment” (La verità se sto mentendo) che nel genere drammatico (si pensi a “Vento di primavera” sulla Shoah francese in coppia con Jean Reno) o il cantautore e interprete algerino Patrick Bruel amico di Lelouch e del regista americano Sidney Pollack con cui girò il remake del suo “Sabrina”. Passando rapidamente nomi e esponenti in rassegna, non posso dimenticare autori “mezzi ebrei” francesi, da Mathieu Kassovitz, famoso oltre che per “L’odio” per un altro film molto intenso come “Amen” sulle responsabilità della Chiesa nella Shoah, il commediografo e regista Francis Veber, figlio di un matrimonio ebraico-armeno, e autore di delizie di umorismo e classe come “La capra” esordio fulminante per Gerard Depardieu e “La cena dei cretini”, o l’attrice e cantautrice Charlotte Gainsbourg figlia del grande Serge e acclamata interprete che ha lavorato con grandi registi, da Zeffirelli ai Fratelli Taviani a Nakache e Toledano. Proprio in merito a questi due ultimi autori, entrambi ebrei di origine nordafricana, essi sono diventati famosi per formidabili commedie come “Quasi amici” campione d’incassi nel 2011. Insomma sul cinema ebraico francese ci sarebbe da scrivere molto ma, per il bene dei lettori, mi fermo qui, ricordando come “chicca” finale che molto si è scritto fra i vari gossip più o meno gonfiati del mondo dello spettacolo delle origini ebraiche del geniale François Truffaut, di cui ricorrono i 33 anni dalla morte, avvenuta il 21 ottobre 1984 a soli 52 anni per tumore al cervello. A quanto pare l’autore di delizie come “Jules et Jim”, “I quattocento colpi” e il mio preferito “Effetto notte” del 1973 sarebbe stato figlio di un dentista ebreo di origini portoghesi divorziato che lo consegnò alla rispettabile famiglia dei Truffaut in cui egli crebbe inquieto e pieno di sogni e fantasie che divennero grandi film. Egli non volle mai conoscere il suo vero padre, glissando sulle proprie origini, nella sua elegante riservatezza anche se il suo lungometraggio “L’ultimo metrò” girato poco prima della morte era ambientato nella Parigi occupata dai nazisti e sua moglie Madeleine Morgenstern era ebrea di famiglia ungherese e produsse diversi suoi film diventando madre dei loro due figlie Laura e Eva. Ma Truffaut nella sua abituale ritrosia nascose la sua privacy che emerse dopo la sua morte. Qui ho voluto svelarvi alcuni segreti e misteri del cinema ebraico francese e di alcuni suoi grandi autori e che oltre che per la qualità dei suoi film, spicca per le personalità e le vite dei suoi protagonisti spesso accomunati da fiuto psicologico e introspezione sia nella commedia che nel genere drammatico.