di Roberto Zadik
Quando si parla di letteratura israeliana o in generale ebraica, nel nostro Paese, solitamente vige molta confusione e anche una certa non conoscenza per non dire ignoranza, ma dagli anni Novanta grandi passi in avanti sono stati fatti e grandi autori come il pluripremiato e acclamato Amos Oz è sempre attivo, anche alla vigilia dei suoi 78 anni da compiere il prossimo 4 maggio, Toro ascendente Acquario. Accanto a Abraham Yehoshua e a David Grossman, Oz, il cui vero nome è Amos Klausner, è uno dei “punti di riferimento” del vivace panorama culturale di Israele e uno dei principali scrittori e saggisti della vecchia generazione assieme ad altri grandi nomi come Ephraim Kishon e Yeshoua Kenaz.
Passando a Eshkol Nevo, 46 anni, invece, egli è fra i fari più luminosi della nuova ondata letteraria dello Stato ebraico, assieme a Etgar Keret, a Dorit Rabinyan o a Zeruya Shalev. Entrambi sono, ora, tornati alla carica con due stimolanti lavori, usciti in questi giorni sugli scaffali delle librerie nostrane e in questo mio blog di cultura e spettacoli del mondo ebraico e israeliano contemporaneo non potevo non occuparmi anche di libri, essendo un “mangialibri” a tempo pieno. Ebbene, parlando in ordine di anzianità e di esperienza, Oz esce allo scoperto con “Tocca acqua, tocca vento” (198 pp, Feltrinelli, 18 euro) un romanzo decisamente atipico per questo autore caratterizzato solitamente dal realismo ironico e esistenziale di suoi capolavori solitamente ambientati in Israele nella sua Gerusalemme. Il nuovo lavoro è ambientato in Polonia, da dove discende la sua famiglia d’origine, nel 1939, suo anno di nascita e ci sono diversi dettagli autobiografici e una storia basata sulla forza dei sentimenti e sulle ferite della Shoah e della persecuzione. Riassumendo i libri di questi due grandi nomi della letteratura israeliana contemporanea si tratta di due opere fortemente intimiste. Oz ci racconta le vicende di Elisha Pomeranz riservato orologiaio, appassionato di musica e di matematica e molto legato a sua moglie,Stefa, che con l’avvento del nazismo dovrà scappare nei boschi lasciandola a casa da sola e perdendone le tracce per anni. La donna verrà deportata dai nazisti e sopravvissuta alle atrocità dei lager diventerà una spia stalinista. I due saranno divisi dalla Storia e dalle ferite delle persecuzioni e dei due regimi, nazista e comunista, e sogneranno per anni di potersi rivedere e riabbracciare la felicità perduta. Insolitamente sentimentale e come sempre profondo, Oz si addentra con disinvoltura nel complesso universo delle passioni umane, spesso banalizzato e mielosamente rappresentato o troppo freddamente descritto da diversi autori e invece qui raccontato con sicurezza, sobrietà e maestria dal grande narratore, saggista e professore universitario che si è fatto notare per opere come “Michael mio”, “Conoscere una donna” e “Storia di amore e di tenebra” che era diventato un film diretto dall’attrice Nathalie Portman e mai visto qui in Italia. Oz è da sempre schietto, senza diplomazie di troppo, laico e di sinistra e ha avuto un’infanzia complessa e traumatica specialmente dopo il suicidio della madre quando aveva 12 anni. Attivo dagli anni 60’ nella sua lunga e prolifica carriera ha sfornato 25 romanzi e saggi interessanti come “Contro il fanatismo” e “Gli ebrei e le parole” scritto a quattro mani con la figlia e storica Fania Oz Salzberger in un’opera molto particolare fra letteratura e ebraismo.
Molto interessante e completamente diverso è il nuovo prodotto del bravo Eshkol Nevo del quale avevo già parlato con i suoi “Neuland” e “La simmetria dei desideri”. Come quest’ultimo, l’autore torna “psicologo del quotidiano” ma lo fa non in un gruppo di amici, ma all’interno di un condominio nella vivace e libertaria Tel Aviv. Il voluminoso testo, 253 pagine, pubblicato da Neri Pozza, 18 euro, si intitola “Tre piani” come i piani di una palazzina che diventa il centro narrativo e esistenziale del romanzo e che ricorda per certi versi opere di Kenaz come “Cortocircuito” o le vicende di serial tv come “I Robinson” o “ Tre cuori in affitto” ambientati nei locali di appartamenti. In un palazzo apparentemente tranquillo e decisamente anonimo, si svolgono le tormentate vicende di una serie di protagonisti analizzati con la consueta sottigliezza da Nevo. Più che un romanzo unitario si tratta di una serie di racconti brevi che si svolgono nello stabile, contemporaneamente ma suddivisi in compartimenti stagni. Il libro parla di diverse storie, passando dai problemi di coppie come Arnon e Ayelet che indaffarati dal lavoro affidano la loro bimba Ofri a due rispettabili anziani immigrati dalla Germania, fino a quando uno dei due in preda al morbo di Alzheimer prende in ostaggio la bimba, fino alle nevrosi di Hani e Assaf e di Dovra un giudice in pensione e in fuga dalla solitudine e dal male di vivere. Si tratta di due opere che, sia nel caso di Oz che di Nevo, hanno come centro l’introspezione, e che dimostrano la grande attenzione della narrativa israeliana riguardo alla psicologia dei personaggi affascinando il lettore. Israele, pur nella sua giovane età, fra poco a Yom Hazmaut, festeggeremo i suoi 69 anni, conferma vitalità, combattività e contenuti di spessore, nella musica, nel cinema, dai primi di maggio al via il Festival del cinema israeliano e in letteratura, con grandi classici e nuovi nomi che sanno sempre sorprendere e stupire il lettore italiano e europeo.