di Roberto Zadik
Cosa c’entra Little Richard con l’ebraismo? Apparentemente nulla, perché il carismatico e impetuoso “pioniere” del rock, passato alla storia per successi mondiali come Tutti Frutti, nacque in una famiglia cristiana battista molto religiosa. Morto a 87 anni sabato 9 maggio, Richard Wayne Penniman sembra fosse però molto attratto dall’ebraismo. A pubblicare questa curiosa notizia i siti Times of Israel e soprattutto www.forward.com che rivelano alcuni interessanti particolari sul suo lato spirituale nascosto dalle apparenze trasgressive e eccessive e le sue varie amicizie con membri del mondo dello spettacolo ebraico americano, come il cantautore Bob Dylan e il regista Paul Mazursky.
Dopo il suo apice creativo fra la metà degli anni ’50 e il decennio successivo dove assieme a Chuck Berry, Fats Domino a Elvis fu uno dei “padri” del rock n’roll, dagli anni ’70 questo impetuoso artista iniziò a sprofondare nel declino e negli eccessi. Ebbene in quel momento, dove ritornò alle sue ricerche spirituali che caratterizzarono la sua giovinezza, nel 1972 si definì “molto interessato all’ebraismo” in una intervista alla BBC, argomento sul quale ritornò diverse volte negli anni successivi. A questo proposito alcuni media americani come il Sun Suntinel inneggiavano a una sua conversione nel 1986 incoraggiato proprio da Dylan che invece anni prima aveva avuto una forte crisi religiosa. Fra i “gossip ebraici” della star sempre il sito www.forward.com rivela che egli, durante alcune parti cinematografiche che improvvisò negli anni ’80 si rifiutasse di recitare quando cominciava lo Shabbat e che aveva celebrato Rosh Hashana durante un suo tour rievocando la sua nostalgia “verso le sinagoghe”.
Ma Richard si era davvero convertito? L’amico Mazursky chiese in quelli anni al suo manager una possibile risposta e egli disse che “si sentiva in parte legato all’ebraismo, dalla Bibbia studiata nella Chiesa Battista americana”. Sicuramente egli era affascinato dallo Shabbat, tanto che dopo un incidente d’auto piuttosto serio ne sottolineava l’importanza e da alcuni principi ebraici, come quando rispose in un ‘intervista al regista John Waters che gli chiese se lui fosse ebreo “credo nel D-o di Abramo, Isacco e Giacobbe” descrivendo l’amico Dylan come “un fratello di sangue”. Molto aperto verso le altre culture e anche verso quella ebraica, egli vedeva l’ebraismo in armonia coi suoi ideali tanto che in varie apparizioni, come nel live assieme a un’altra icona afroamericana, ma del blues, come B.B King nel 2000 a New York nel suo discorso ricordò al pubblico di “sentirsi ebreo” invitando vari ragazzi appartenenti a diverse etnie, dai messicani, agli italiani a unirsi sul palco assieme ai musicisti.
Richard fu dunque un personaggio sicuramente molto particolare, dalla voce stridula alle sue maniere eccentriche, al suo abbigliamento sgargiante, che ispirò molto rockstar come Elton John, all’enorme influenza sul pop rock angloamericano, adorato da Beatles e Rolling Stones, da Jimi Hendrix che collaborò con lui a Prince, si fece notare anche per i discorsi sulla religione. Come Dylan o artisti come Lenny Kravitz o Zucchero, il tema religioso era molto importante per lui, fonte di ispirazione per la sua incredibile vena istrionica e creativa che lo rese uno degli artisti più influenti del 20esimo secolo.