di Roberto Zadik
Il personaggio intenso e trasgressivo di Amedeo Modigliani, celebre pittore ebreo livornese, soprannominato da parenti e amici Modì o Dedo, non smette mai di ispirare e di stimolare. A un secolo dalla sua tragica scomparsa a soli 35 anni, arriva nei cinema un nuovo lungometraggio che ne racconterà splendori e miserie, dopo che in questi anni sono usciti una serie di film dedicati a lui, come dimenticare I colori dell’anima con l’attore cubano Andy Garcia del 2004.
Infatti nonostante la pandemia in corso, è in uscita dal 12 al 14 ottobre il nuovo docufilm che diretto efficacemente dalla regista Valeria Parisi e prodotto dalla Nexo Film, racconterà le tortuose vicende biografiche e umane del pittore, dal punto di vista femminile. Infatti voce narrante del lungometraggio sarà Jeanne Hebuterne, ultima compagna dell’artista, francese e anche lei di origini ebraiche, ma solo dal lato paterno, figlia del capo magazziniere Achille che successivamente si convertì al cattolicesimo e che si suicidò appena 21enne due giorni dopo la morte di Modì, gettandosi dalla finestra mentre era incinta da lui.
Una vita breve, tragica, povera e precaria al centro di una trama dal grande impatto emotivo, ricostruita nelle scene del film ben realizzate, come si vede dal trailer della pellicola,con una serie di interviste e la ricostruzione dei vari luoghi in cui egli vagabondò nella sua estrema irrequietezza. Dalla sua Livorno, dove nacque da padre ebreo italiano di estrazione medio borghese e mentre la madre, Eugenie Garsin, proveniva da una raffinata famiglia ebraica franco-tunisina discendente di illustri intellettuali e rabbini in un contesto famigliare raffinato ma decadente, a Firenze e Venezia, città di passaggio che ne ispirarono la creatività, fino alla meta decisiva: la stimolante Parigi del primo decennio del Novecento dove si immerse nel fermento culturale dell’epica stringendo amici con una serie di importanti artisti.
Da Picasso, a Brancusi, a suoi colleghi di pittura correligionari come Chaim Soutine, a intellettuali come Max Jacob e Jean Cocteau. Nonostante i tanti stimoli e conoscenze, il suo fascino elegante e sottilmente ironico che attirò diverse donne, dalla poetessa Anna Achmatova alla scrittrice londinese Beatrice Hastings, protagonista di un suo splendido ritratto, Modì, come lo chiamavano gli amici, ebbe una vita difficile e un successo artistico molto tardivo se non addirittura postumo. Nel film, la cui sceneggiatura è di Annamaria Marelli, tutto questo viene rappresentato in un misto di immagini di fiction e di rigorosa ricostruzione biografica. Lunatico, impulsivo, malinconico, il pittore “si divertiva a sfidare il mondo con la sua autenticità ed era dotato di una eleganza naturale che solo poche persone hanno” come dicono le varie interviste presenti nel trailer di questo intenso lungometraggio.
Come viene sottolineato nel film, l’artista si rifugiava nei suoi dipinti, astraendosi dal mondo circostante e esprimendo il suo talento, che lo rese uno dei più famosi pittori del Novecento. Egli sviluppò uno stile assolutamente unico, in bilico fra essenzialità, eleganza, sobrietà e sottile e compresso tormento presente nei suoi bellissimi ritratti con cui raffigurò amici e compagne di vita, spesso figure snelle e aristocratiche con quelli occhi senza espressione e assenti in cerca di chissà cosa. Dal 12 al 14 ottobre il film verrà proiettato in alcuni cinema milanesi, dal Cinema Anteo City Life e Palazzo del Cinema, il Ducale e Arcobaleno.