di Roberto Zadik
Sono passati duecento anni, da quando il 5 maggio 1818 nasceva in Germania, il controverso e affascinante pensatore, saggista e economista di origine ebraica Karl Marx (Toro ascendente Acquario) e su di lui si è detto e scritto di tutto. Non era però mai stato fatto un film che lo riguardasse e a questo proposito nel mio blog ho deciso di parlarvi del film “Il Giovane Marx” in uscita nei cinema nostrani dal prossimo 5 aprile e verrà proiettato fino al 14 del mese allo Spazio Oberdan. E così dopo aver approfondito un altro tormentato ingegno ebraico tedesco come il compositore Mendelssohn anche lui venuto al mondo in pieno Romanticismo da ebrei convertiti, ho deciso di trattare di questa pellicola, che sembra “un regalo di compleanno” per questo importante personaggio ribelle e irrequieto, nato già protestante e figlio del noto avvocato Heinrich Marx.
Divenuto influente intellettuale, dopo una giovinezza disordinata e scapestrata in cui sognava di fare il poeta e divorava libri e classici letterari, il pensatore tedesco passò alla storia per aver scritto assieme al suo inseparabile amico Friedrich Engels testi fondamentali filosofici, politici e economici, come “ll Capitale” e “Manifesto del Partito Comunista”del quale ricorrono i 170 anni dalla stesura. Ateo, anticonformista e scatenato, celebre la sua frase “La religione è l’oppio dei popoli” divenne anche antisemita, nonostante le sue origini ebraiche, e non si possono certamente dimenticare testi assai problematici e aspri come “La questione ebraica”. Come tanti altri, dal poeta Heine, al già citato Mendelssohn, dallo scrittore Karl Kraus al compositore Mahler visse in un periodo davvero difficile per gli ebrei tedeschi, dove era meglio occultare la propria ebraicità per entrare nella “onorata società tedesca” e fare carriera. Con le sue teorie di “lotta di classe” e le sue utopie paritarie e egualitarie, il carismatico Marx, influenzò enormemente il pensiero novecentesco sia nel mondo intellettuale, da Sartre a Camus, che politicamente in quanto proprio a lui si ispirarono i tremendi regimi dittatoriali comunisti dell’Est Europa.
Ma che tipo era Marx e come ha vissuto la sua giovinezza? A svelarlo ci pensa questo bel film, presentato l’anno scorso al Festival di Berlino e diretto dal taitiano Raoul Peck e interpretato dal bravo attore tedesco August Diehl, già visto in “Bastardi senza gloria” che ne racconta il periodo dal 1844 al 1848. I suoi anni dai 26 ai 30 anni quando viveva a Parigi , assistendo alle lotte nelle fabbriche e stimolando coi suoi scritti i futuri sviluppi economici e politici europei, vengono lucidamente descritti, con personaggi e ambientazioni credibili e sebbene sia stato tacciato di piattezza o mancanza di originalità,la pellicola sembra un’ottima fotografia caratteriale e storica sia della personalità del filosofo che del tormentato periodo in cui visse. In soli 65 anni di vita, Marx ha vissuto intensamente e disordinatamente, lontano anni luce dalla pacatezza di un Kant o dal rigido conservatorismo di Hegel, elaborando un suo sistema di pensiero originale e attuale, e il fim racconta delle sue lotte, dei suoi entusiasmi, del matrimonio con la nobile Jenny von Westphalen dalla quale ebbe sette figli. Sempre indebitato e “al verde” Marx visse idealisticamente e ideologicamente e morì appena due anni dopo la sua amata moglie nel 1883. Questo film è un viaggio temporale e intellettuale di grande suggestione che mischia analisi storica e introspezione nella mente di uno dei pensatori più interessanti di sempre.