di Roberto Zadik
Scomparse grandi leggende musicali come Lou Reed, David Bowie, Joe Cocker e altri il mondo dello spettacolo sembra svuotarsi lentamente ma inesorabilmente. Ma fortunatamente ci sono grandi personaggi, geniali ebrei americani che resistono all’usura della fama, del tempo e dei loro eccessi. E’ il caso dell’irrequieto Bob Dylan tornato sulle scene con “Fallen Angels” poco dopo aver compiuto 75 anni lo scorso 24 maggio e del riservato e poetico Paul Simon, suo coetaneo, che raggiungerà la stessa età dell’amico Bob, il 13 ottobre, e che ora arriva nei mercati internazionali con “Stranger to Stranger”. Uscito lo scorso 3 giugno, con questo nuovo lavoro, il cantautore ebreo del New Jersey di origine ungherese, da più di mezzo secolo calca le scene ha voluto spiazzare i suoi fan. Com’è possibile che una leggenda tanto consolidata come lui possa ancora spiazzarci? Nell’album ci saranno brani sperimentali, con suoni inconsueti come applausi, con sonorità e generi che si fondono e si scontrano fra loro, dalla musica elettronica, a canzoni fatte di voce e percussioni latinoamericane in stile Santana o gospel esplorando una pluralità di registri musicali, nuove idee e spunti di riflessione e di assoluto spessore.
Secondo diverse recensioni, entusiasta il sito di un colosso della stampa musicale come “Rolling Stone” , si tratta di un capolavoro i cui toni, come dice la versione in inglese del portale web della rivista, “passano dal ridicolo al tragico” andando oltre a quell’immagine di cantautore delicato e introspettivo che l’aveva sempre caratterizzato quando suonava con l’amico di una vita, Art Garfunkel, nel celebre duo anni ’60 “Simon and Garfunkel” incantando due generazioni di fan. Ebbene ora si cambia registro con brani che hanno ognuno una tematica ben precisa e che sono molto ritmati come “The werewolf” (Il lupo mannaro” accompagnata da un suggestivo strumento peruviano, il Cajon, brani con arrangiamenti originali e latinoamericani come “Cool papa Bell” fino a pezzi strumentali molto belli come “The clock” o “The Garden of Edie”. Notevole anche “Wristband” che parla delle nevrosi di una rockstar uno delle melodie più coinvolgenti di quest’opera che segna il grande ritorno dell’artista, Bllancia ascendente Vergine, dopo 5 anni di assenza che ha realizzato questa opera insieme al musicista e produttore italiano, Cristiano Crisci, noto con lo pseudonimo di Clap Clap che col suo talento ha saputo attirare l’attenzione di vari big della scena internazionale. “Stranger to stranger” è un album interessante per un artista che non ha mai smesso di far parlare di sè, per il suo talento e quella voce inconfondibile. Parlando di una leggenda come Paul Simon vengono subito in mente capolavori come “Mrs Robinson” e la malinconica “The sound of Silence” colonne sonore di un cult movie molto ebraico “Il laureato” realizzato da due correligionari di Simon come Dustin Hoffman e il regista Mike Nichols. Il duo con Garfunkel proseguì fino al 1970 anno in cui uscì la struggente “Bridge ove troubled water” e dopo i due presero strade diverse restando comunque in contatto anche se restarono sempre in buoni rapporti. Simon e Garfunkel, tornarono assieme nel 1981 in occasione del leggendario live al Central Park di New York davanti a migliaia di fan e sostenitori, oltre 500mila persone accorse da ogni parte per rivedere assieme la storica coppia di amici a 11 anni dallo scioglimento del loro favoloso sodalizio artistico. Ma questa unione fu solo per pochi momenti e perlopiù presero direzioni diverse. Anche Garfunkel non è meno interessante e col suo volto espressivo si cimentò come attore nel bel film dell’amico Nichols conosciuto sul set de “Il Laureato” che lo volle come protagonista dello splendido “Conoscenza carnale” assieme a Jack Nicholson per poi avviare una brillante carriera come cantautore solista anche se meno fortunata di quella dell’amico.
Personaggio passionale, sportivo, amante del baseball e al tempo stesso intellettuale, Paul Simon ha cominciato molto giovane ad avvicinarsi alla musica, componendo a 12 anni la sua prima canzone assieme al suo compagno di scuola Art Garfunkel, Scorpione ascendente Sagittario, costruendo una solida amicizia molto duratura che li portò nel 1964 a unirsi in sei anni intensi di collaborazione e di creazione di brani indimenticabili, bellissima anche “The boxer”, e “Shadows of hazy winter” e tanti altri successi. Una carriera e una vita movimentata quella del riservato e vulcanico Paul Simon, con tre matrimoni alle spalle, due dei quali con due “star”. Simon sui sposò con l’attrice Carrie Fisher, protagonista della fortunata saga fantascientifica di “Star Wars” diretta da George Lucas e la cantautrice Eddie Brickell che divenne famosa con la canzone “What i am” che ha reinterpretato classici come “Walk on the wildside” di Lou Reed e “A hard rain’s gonna fall” di Dylan entrati nella colonna sonora del bel film “Nato il 4 luglio” di Oliver Stone. Noto per la sua vena filantropica e umanitaria a favore dell’infanzia e dei problemi sociali, Simon, è spesso apparso pubblicamente in grandi concerti per cause umanitarie e bellissima la sua esibizione nel 2001 a Ground Zero dove suonò il suo classico “The sound of silence” dopo la tragedia delle Torri Gemelle. Simon è un cantautore completo e complesso e anche per questo album si è ispirato a temi sociali come la figura dello straniero e ai migranti, con un album che si apre al mondo e alle diversità in un caleidoscopio di suoni e di ispirazioni.