ChatGpt: sono un Robot e ti scrivo la “Recherche” meglio di Proust

di Marina Gersony

Rivoluzioni Tecnologiche: niente sarà più come prima? ChatGpt è la creazione di un giovane visionario: Samuel H. Altman. È l’intelligenza artificiale di OpenAI che, tra dubbi e entusiasmi, insidia Google. E in Israele nasce una start up concorrente.

È il tema del giorno, una head topic come si direbbe oggi. Tutti ne parlano, molti esultano e altrettanti si preoccupano. Si tratta del programma ChatGPT, ultima frontiera high tech di cui i media in questi mesi si occupano non stop tra dubbi, contraddizioni, timori ed entusiasmi. Da Bill Gates, che in un’intervista esclusiva a Forbes parla «di un cambiamento epocale», al New York Times che considera ChatGPT “un pericolo per la democrazia”, a Steve Wozniak, co-fondatore di Apple, che considera questo chatbot «impressionante per quello che fa e anche abbastanza utile agli esseri umani, ma al tempo stesso in grado di fare cose orribili non sapendo cosa sia l’umanità».

Lanciata nel novembre scorso da OpenAI, ChatGPT ha guadagnato un milione di utenti in soli cinque giorni dal suo esordio. Oggi ne conta 100 milioni; una persona ogni 80 al mondo già la usa. Si tratta di un programma linguistico di largo consumo gratuito (esiste anche una versione in abbonamento, ChatGPT Plus, a venti dollari al mese) e si basa sull’Intelligenza Artificiale (IA) e il machine learning.

In pratica il programma si autoalimenta e consente a chiunque di creare con una semplice domanda qualsiasi tipo di contenuto intellettuale su un’ampia gamma di argomenti, interagendo e rispondendo alle domande di follow-up in modo più o meno dettagliato (e perfettibile) ammettendo i propri errori. È impostato per contestare le premesse errate e rifiutare richieste inappropriate o scopi nocivi come la disinformazione, le istruzioni su come fabbricare una bomba, il bullismo online e così via. Anche se la sua conoscenza relativa agli eventi avvenuti dopo il 2021 è per ora limitata.

Il creatore di OpenAI (la cui prima versione viene rilasciata nel 2016) e di ChatGPT è un giovane visionario di famiglia ebraica, Samuel H. Altman. Nato il 22 aprile 1985 a Chicago e cresciuto a Saint Louis (Missouri), Samuel è stato studente di computer science e matematica, blogger, ricercatore e attualmente imprenditore, investitore, programmatore, nonché CEO di OpenAI ed ex presidente di Y Combinator. La sua biografia, ricca di cariche e successi nonostante la giovane età, parla da sola: appassionato di informatica fin da piccolo, ha ricevuto in dono dalla sua famiglia il suo primo computer alla tenera età di 8 anni, un Macintosh di quelli in commercio nel 1992.

 

Dopo gli studi presso la prestigiosa Stanford University e l’avviamento di un laboratorio di ricerca, ha ricevuto nientemeno che una laurea honoris causa dall’Università di Waterloo. Il resto è storia. Tra i primi a supportare e finanziare i progetti di ricerca di questo brillante giovane, figurano in primis Elon Musk, che insieme a lui ha fondato nel 2015 OpenAI, senza contare gli ingenti finanziamenti ricevuti da Microsoft che nel 2019 ha supportato i progetti di ricerca di OpenAI con oltre un miliardo di dollari. OpenAI è un’organizzazione senza fini di lucro con lo scopo di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale amichevole (friendly AI) “in modo che l’umanità possa trarne beneficio”.

 

E allora perché ChatGPT fa così paura? Sono in molti a temere le conseguenze sociali ed economiche che potrebbero derivare dall’avanzamento di questa tecnologia. Le preoccupazioni includono la perdita di posti di lavoro e un aumento della disuguaglianza nella distribuzione delle risorse. Inoltre c’è il timore che ChatGPT possa rivoluzionare vari aspetti della nostra vita, come l’istruzione, la sanità, la scienza, la cultura e influenzare i nostri comportamenti, stili di vita, orientamenti politici, etici e religiosi. Preoccupa anche la possibilità che questo tutorial robotizzato possa rendere incapaci gli individui di distinguere tra fatti reali e invenzioni. Un Robot potrà quindi scrivere la Recherche meglio di Proust o la Divina Commedia meglio di Dante? O redigere per noi il romanzo che avremmo sempre voluto scrivere senza esserne davvero capaci? Chissà, è presto per tracciare il futuro delle relazioni tra creatività e robot.

 

Chi sarà a controllare i controllori?
Alcuni utenti di Reddit, sito Internet di social news, hanno infatti già ingannato ChatGPT per ottenere risposte su argomenti proibiti, utilizzando il suo gemello Dan, in grado di elaborare prove false, come la teoria della Terra piatta o l’annuncio di una guerra o di una pandemia imminenti. In generale, gli sviluppatori di OpenAI sono comunque consapevoli dei rischi legati alla creazione di contenuti inventati.

La tecnologia di ChatGPT e le altre piattaforme di testo generativo stanno evolvendo e la loro influenza sulla nostra vita è ancora in via di definizione. Un esempio pratico di utilizzo di ChatGPT è stato fornito dal rabbino Joshua Franklin durante un discorso alla congregazione Jewish Center degli Hamptons. Nel tentativo di mettere alla prova le capacità di sintesi di ChatGPT, Franklin ha sfidato il pubblico a indovinare chi aveva scritto il suo sermone settimanale, avvertendo che era stato copiato. In realtà, aveva prima chiesto a ChatGPT di scriverlo al suo posto. Dopo aver ricevuto il risultato, il rabbino è rimasto affascinato e insieme spaventato dalla risposta di ChatGPT legata alla parashà Vayiggàsh, che in quell’occasione parlava dell’importanza dell’intimità nelle relazioni. Alla fine dell’esperimento, il rabbino ha concluso che ChatGPT manca di nefešh, di amore e di spiritualità, affermando che l’apprendimento dell’ebraismo solo tramite l’intelligenza artificiale non è sufficiente ed è come fare un cattivo servizio a se stessi. I limiti di questi motori sono stati riscontrati anche dagli psicologi della Ben Gurion University che hanno testato la capacità di valutare l’età delle persone da parte sia degli esseri umani che dell’IA, e hanno scoperto che gli umani sono più precisi. Anche se entrambi hanno avuto difficoltà a valutare l’età delle persone in base alle espressioni facciali sorridenti o neutre presenti nelle foto del test. A dimostrazione ancora una volta che l’IA ha ancora margini di miglioramento per fornire informazioni oggettive e senza pregiudizi.

 

Il concorrente israeliano
Tuttavia c’è anche chi tesse le lodi di questi programmi. Uno fra tutti è il Wordtune Spices dell’israeliana AI21 Labs che funziona come un “co-autore” offrendo suggerimenti di frasi complete aggiuntive per migliorare e valorizzare il testo scritto e facendo ciò che, a suo dire, la concorrente ChatGPT non è in grado di fare, ossia scrivere saggi e citare le fonti reali al netto di rischi legati alla creazione di contenuti inventati. A sua volta il sito eJewish Philanthropy spiega come ChatGPT possa aiutare le organizzazioni no profit ebraiche a migliorare i loro servizi semplificando la comunicazione, analizzando grandi quantità di dati e seguendo il valore ebraico di tikkun olam usando le proprie risorse e conoscenze. Secondo l’eJewish Philanthropy, l’uso dei testi di apprendimento della Torah in ChatGPT può effettivamente aiutare le organizzazioni a prendere decisioni coerenti con i loro valori e rafforzare il legame con la comunità.

La guerra tra robot è solo agli inizi
Che ChatGPT possa diventare uno strumento straordinario nelle mani giuste, è convinzione anche di Mira Murati, ingegnere informatico americano, nonché direttore tecnico di OpenAI. Murati dichiara che potrebbe essere una soluzione originale per sviluppare un’educazione personalizzata. (Nonostante molte scuole lo abbiano già bannato, ndr). Ma, per diventare una risorsa, sostiene l’informatica, le regole vanno rispettate. «È molto importante – dice Murati – che tutti inizino a farsi coinvolgere, dato l’impatto che queste tecnologie avranno».

Una sfida, insomma, quella degli sviluppatori dell’IA globale, orientata a far rispettare un codice deontologico condiviso che riguarda i modelli generativi di testi, stringhe di codice o video sempre più agguerriti, prodotti da aziende come Bard, Microsoft e le cinesi Baidu e Alibaba, al centro di una competizione planetaria tra sviluppatori e investitori. Anche se le restrizioni governative in Cina potrebbero limitare la loro capacità di replicare il modello occidentale di regolamentazione e controllo. (Il fatturato 2022 di Apple, Microsoft, Alphabet-Google, Amazon e Meta-Facebook vale i tre quarti del PIL italiano).

Per concludere, abbiamo fatto un test e chiesto a ChatGPT di dirci (in sintesi) quanto è diffuso attualmente l’antisemitismo in Italia.
Ecco la risposta: Non esiste una stima precisa sull’antisemitismo in Italia, ma incidenti sono stati segnalati negli ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio Antisemitismo, nel 2020 sono stati registrati 251 episodi di antisemitismo, in aumento rispetto ai 197 dell’anno precedente. Gli incidenti includono insulti, minacce, atti vandalici e attacchi fisici. Tuttavia, l’antisemitismo è generalmente considerato un fenomeno marginale in Italia rispetto ad altri paesi europei.