di David Fiorentini
Per la prima volta, i ricercatori dell’Università di Tel Aviv hanno registrato e analizzato i suoni emessi dalle piante sotto stress. I rumori, simili a un clic o allo scoppiettio dei popcorn, sono generati a un’intensità simile a quella del parlato, ma a frequenze al di là della gamma uditiva dell’orecchio umano.
“Da studi precedenti sappiamo che i vibrometri attaccati alle piante hanno registrato vibrazioni, ma queste possono diventare anche onde sonore trasportate dall’aria, suoni che possono essere registrati a distanza? Il nostro studio ha affrontato questa domanda, su cui i ricercatori dibattono da molti anni” ha spiegato la Prof. Lilach Hadany.
In un comunicato, i ricercatori affermano di aver “scoperto che le piante di solito emettono suoni quando sono sotto stress e che ogni pianta e ogni tipo di stress è associato a un suono specifico identificabile. Sebbene siano impercettibili per l’udito umano, possono probabilmente essere captati da vari animali, come pipistrelli, topi e insetti”.
L’idea di effettuare i test a queste frequenze è nata da una collaborazione tra Hadany, che proviene dal campo delle scienze evolutive, e il Prof. Yossi Yovel, direttore della facoltà di neuroscienze e membro di facoltà della Scuola di Zoologia e dello Steinhardt Museum of Natural History.
Posizionando strumenti di registrazione vicino a delle piante di pomodoro e tabacco in una serra e monitorando i parametri fisiologici, i ricercatori israeliani hanno sviluppato dei modelli di apprendimento automatico che sono riusciti a identificare le condizioni dei vegetali, compreso il livello di disidratazione e le lesioni, basandosi esclusivamente sui suoni emessi.
Alla luce dei risultati ottenuti, questa scoperta potrebbe avere un grandissimo potenziale nell’agricoltura, a partire dal monitoraggio dell’acqua e delle malattie, in particolare nei periodi di maggiore siccità, salvaguardando così gli ecosistemi e garantendo la sicurezza alimentare.